"Si accertino le eventuali responsabilità rispetto a quanto sarebbe accaduto nel carcere di Foggia dove dieci agenti penitenziari sono accusati di tortura per le violenze contro due persone detenute. Si tratta dell'ennesimo caso emerso nelle cronache da quando, nel 2017, è stata approvata la legge che punisce i torturatori. Una legge che ha aiutato a superare quel clima di impunità che, troppo spesso, si registrava. Sono diversi gli agenti penitenziari in questo momento indagati, imputati o già condannati nei primi gradi di giudizio per tortura. Se ci fosse una modifica dell'attuale legge, come il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato e ribadito essere nelle sue intenzioni e in quelle del governo, tutte queste indagini e processi potrebbero saltare. Per questo difenderemo strenuamente l'attuale impianto normativo. Questi casi si inseriscono in un clima che, in alcune carceri, è sempre più teso a causa della crescita del sovraffollamento e una popolazione detenuta che nel tempo sta cambiando sempre di più e richiede una gestione che gli operatori, a causa dell'assenza di aggiornamento professionale e del loro ridotto numero, non riescono a garantire. Per questo crediamo che il governo dovrebbe impegnarsi urgentemente su questi fronti. Le inchieste nulla tolgono all'impegno di quei tanti operatori penitenziari che si muovono nel solco della legalità e che avrebbero bisogno di una mano per continuare a farlo".
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in merito ai fatti riferiti alle presunte torture avvenute nel carcere di Foggia.
Continua a crescere il numero dei suicidi nelle carceri italiane. Gli ultimi tre sono avvenuti a distanza di poche ore nel carcere di Pavia e in quello di Teramo. Il primo - su cui si attendono conferme - riguarda il trapper Jordan Jeffrey Baby ed è avvenuto nel carcere di Pavia. Il secondo, poche ore dopo, nel carcere di Teramo, dove un ragazzo di venti anni si è tolto la vita nel giorno del suo compleanno. Mentre sempre ieri si era tolto la vita nel carcere di Secondigliano una persona di 33 anni. Il totale nel 2024 è di 23 suicidi, uno ogni 3 giorni.
"Tre detenuti che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni. Una tragedia che ci dovrebbe far fermare tutti e programmare azioni e politiche di segno opposto a quelle in discussione. Fermatevi con il ddl sicurezza e approvate norme di umanità. Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori. Vanno prese misure dirette a ridurre drasticamente i numeri della popolazione detenuta. Il ddl sulla sicurezza in discussione va nella direzione opposta e potrebbe determinare una esplosione di numeri e sofferenze. Le misure che da tempo sollecitiamo non sono mai state approvate. Una telefonata salva la vita, abbiamo sempre ricordato. Facciamo sì che i detenuti comuni possano chiamare quotidianamente i propri cari e non una telefonata a settimana. Se quei ragazzi che hanno perso la vita avessero potuto farlo, forse quelle morti inutili si sarebbero potute evitare. Specialmente in momenti di profonda depressione i contatti con i propri cari possono essere la via di salvezza. Per questo chiediamo ancora una volta che Governo e Parlamento aprano una discussione pubblica sul tema carceri. Chiediamo a tutti i parlamentari di visitare le sezioni più affollate delle carceri e quelle dove si vive peggio, come il settimo reparto di regina Coeli. Lanciamo anche un allarme sul nuovo reato di rivolta penitenziaria, previsto nel ddl sicurezza che andrà a punire persino la resistenza passiva dei detenuti con tanti anni di carcere. La disobbedienza nonviolenta gandhiana è trattata come un crimine. Il rischio è che aumentino ancora atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e suicidi. Per questo auspichiamo che questo provvedimento venga presto ritirato e che si approvino norme nel segno della modernizzazione, umanizzazione, deflazione. Siamo pronti a discuterne con chi vuole ascoltare il nostro parere e le nostre proposte". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Il prossimo 12 marzo, a Roma, presso la Casa Internazionale delle Donne, presenteremo il volume "L’esecuzione penale delle donne: temi, ricerche, prospettive", curato da Costanza Agnella e Susanna Marietti.
Interamente consultabile qui, si inserisce nel quadro della risalente riflessione portata avanti dall'associazione Antigone sulla detenzione delle donne. Alle molte ricerche e analisi prodotte nel tempo dall'associazione, si è aggiunto nel 2023 il Primo Rapporto sulle donne detenute in Italia dal titolo "Dalla parte di Antigone".
L'elaborazione del tema della detenzione femminile, da sempre trascurato a causa dei piccoli numeri che comporta, è fondamentale per affrontare problemi sociali complessi che riguardano l'universo delle donne e vanno oltre lo stretto orizzonte carcerario.
L'incontro sarà introdotto da Costanza Agnella, Università di Torino, coordina Susanna Marietti, Coordinatrice nazionale Antigone e ne discuteranno Tamar Pitc, già Professoressa di Filosofia e Sociologia del Diritto all‘Università di Perugia; Cecilia D'Elia, Senatrice, vicepresidente commissione femminicidio; Grazia ZuffaA, Presidente Società Della Ragione e componente CNB.
Ieri una delegazione di Antigone, guidata dal Presidente dell'Associazione Patrizio Gonnella, è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A lui va il nostro ringraziamento per le parole e la sensibilità dimostrate sul tema delle carceri.
Qui il comunicato del Quirinale: https://www.quirinale.it/elementi/107862
È Online il calendario dei colloqui di selezione per il progetto bando SCU 2023 "La tutela dei diritti delle persone private della libertà 2024".
I colloqui di selezione si terranno i giorni 25-26-28 marzo e i giorni 4-8 aprile, presso la sede di Antigone, in via Monti di Pietralata 16, Roma. Per scoprire il giorno e l’orario di convocazione, i candidati sono pregati di consultare il calendario, disponibile qui.
Come previsto dal bando, la pubblicazione del calendario avviene almeno dieci giorni prima della data di convocazione e vale come notifica della convocazione.
Nel rispetto della privacy, si è scelto di non pubblicare il nominativo dei candidati, ma il numero di riferimento domanda, che è possibile trovare in alto a sinistra su ogni domanda generata dal sistema, al momento della presentazione della propria candidatura.
Per eventuali supporti, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ricordiamo che i colloqui di selezione sono possibili solo in presenza, così come il progetto richiede la presenza a Roma durante tutto il periodo di svolgimento.
«Il governo è al lavoro per modificare il reato di tortura adeguandolo ai requisiti previsti dalla convenzione di New York». Sono queste le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante il question time alla Camera. Il ministro, nell’annunciare l’ennesimo disegno di legge governativo sui temi della sicurezza, ha affermato che sarebbe un problema solo tecnico e che intende adeguare la normativa italiana a quella Onu, allo scopo di meglio specificare le condotte incriminate e limitare le responsabilità di chi commette atti violenti ai soli casi nei quali vi sarebbe una intenzionalità specifica.
NO, MINISTRO NORDIO, la questione non ha nulla di tecnico. Non è qualcosa che ha a che fare con le disquisizioni salottiere di legulei raffinati. La questione è solo ed esclusivamente politica, al limite culturale o umanitaria. Mettere mano oggi al delitto di tortura, la cui approvazione risale non alla notte dei tempi ma al 2017, significa dare un messaggio di impunità a tutti coloro che si nutrono di violenza. Significa dare ragione a chi pensa che le forze dell’ordine necessitino delle mani libere. Significa rispondere alle richieste dei sindacati autonomi di Polizia che hanno sempre criticato la legge in vigore contro la tortura. Significa non tenere conto che la parola tortura ha finalmente fatto ingresso nelle Corti, dalla porta principale. Significa purtroppo non rispettare le vittime di tortura che attendono giustizia da anni. Significa mettere a rischio processi come quello per i pestaggi e le mattanze di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia, dove le immagini hanno mostrato il volto brutale della violenza.
“Oltre il limite”. E' questo il titolo del Report 2023 di Antigone Marche che è stato presentato oggi a Jesi durante un Convegno sulla condizione delle carceri marchigiane. Il documento descrive la situazione preoccupante per i sei istituti della regione, partendo dai dati, dalle storie e dallo sguardo dei volontari che hanno portato avanti le varie attività nel corso dell'anno passato con l'Osservatorio sulle condizioni di detenzione, i tre Sportelli tutela diritti e le tante iniziative di sensibilizzazione e informazione sul territorio.
Inoltre, il centro del report è dedicato a un focus specifico sulle carenze sul piano sanitario, con un'analisi della situazione delle persone detenute affette da dipendenze patologiche e delle tipologie di trattamento elargito e ospita anche un approfondimento sull'emergenza sanitaria dei migranti nei Cpr.
Il prossimo 20 febbraio, alle ore 10.00, presso il Roma Scout Center (Largo dello Scautismo, 1), Antigone presenta "Prospettive minori", 7° Rapporto sulla giustizia minorile in Italia. La giustizia penale minorile...
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