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Home Notizie L'attacco a Eco e l'indulgenza col potere Parte la crociata di Cl contro i moralisti Dal meeting di Comunione e Liberazione
L'attacco a Eco e l'indulgenza col potere Parte la crociata di Cl contro i moralisti Dal meeting di Comunione e Liberazione
Sabato 28 Agosto 2010 16:46

Comunione_e_Liberazione_

Ciao,
io ho avuto la fortuna di incontrare CL 15 anni fa.
Prima di allora tutto quello che riguardava la Chiesa mi dava grande, grandissima noia e fastidio.
Poi un giorno, all'università ho incontrato delle persone normalissime, ma allo stesso tempo eccezionali, forse perchè così profondamente umane, impastate nei problemi di tutti i giorni, ma allo stesso tempo così liete ... da lì, seppur con un po' di scetticismo (dato da tutte le malelingue e pregiudizi su CL che avevo sentito e a mia volta diffuso) ho conosciuto meglio l'esperienza di amicizia nell'ambito della quale quelle persone vivevano. Non ero una sfigata, come a qualcuno piacerebbe pensare, ma ero una ragazza di 20 anni, un po' alternativa, a cui piaceva stare con gli amici, andare in disco, nei locali, e comprare ogni tanto il Manifesto...insomma ero normale, ma un grido insopprimibile c'era sempre nel mio cuore. Non sò dire bene come, ma tramite quelle persone ho riscoperto Cristo (l'ho finalmente incontrato e il grido del mio cuore ha trovato una risposta degna) e ascoltando e leggendo le parole di Don Giussani mi sono appassionata a Lui, scoprendo la bellezza e la ragionevolezza di essere cristiani. Non mi vergogno di dire che sono contenta e fiera di essere di CL, è un grande aiuto e conforto a vivere pienamente la mia vita, una provocazione continua a guardare sempre la realtà ed in essa scovare i segni della presenza di Cristo. Lea

 

La lettera di una ragazza che parla di Comunione e Liberazione, Cl celebra i trent’anni dalla sua nascita, anni ininterrotti di successi e affari con la Compagnia delle Opere, una intuizione felicissima di Don Giussani, il fondatore. L’integralismo cattolico nasce anche per contrastare la chiesa di base quella chiesa che si rifà Don Lorenzo Milani  che fu un educatore esigentissimo, e ai giorni nostri Don Luigi Ciotti. L'esperienza di Barbiana, non è ripetibile, solo se si considera il fatto che più che una scuola, lui aveva creato una comunità. Francuccio direbbe: una famiglia. 
Povero tra i poveri, tenne gli occhi sgranati su una realtà, all'interno della quale, visse con coerenza feroce.
Tutti i suoi scritti, nel periodo in cui abitò Barbiana, nacquero per motivi pedagogici.

Hanno colpito il commento di Cesana, uno dei fondatori su una citazione di Umberto Eco dalle pagine conclusive de il “Il nome della rosa” allorquando Guglielmo di Naskenville contempla l’incendio della biblioteca della chiesa. Eccola. “ temi i profeti e coloro che sono disposti a morire per la verità, che di solito fan morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro(…) Forse il posto di chi ama gli uomini è di far ridere la verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla morbosa passione per la verità”. Con il Patrirca Scola la conversazione si eleva, costellata magistralmente di citazioni cinematografiche e generazionali, come l’”On the road” di Keruasc, richiamo affascinante sebbene gli astanti restino ben lungi dal suo ideale liberatorio. Neppure il cardinale più amato dai ciellini difatti rinuncia alla polemica con i moralisti, i più insidiosi fra i peccatori perché abuserebbero del richiamo a comportamenti esemplari, cioè alla testimonianza. Ecco come li attacca Scola: "Diventa allora necessario liberare la categoria della testimonianza dalla pesante ipoteca moralista che la opprime riducendola, per lo più, alla coerenza di un soggetto ultimamente autoreferenziale". A chi si riferisce Scola? Forse a coloro che s'illudono di praticare la virtù senza riconoscere la sua implicazione successiva, secondo cui "la Chiesa, in modo diretto o indiretto, diventa condizione indispensabile per desiderare Dio", diventa cioè il luogo "che rende possibile la testimonianza". Come? "Anzitutto, attraverso l'Eucarestia e la liturgia".
Il percorso è chiaro: se la testimonianza si manifesta nell'osservanza religiosa, chi siamo noi per criticare i peccatori osservanti la pratica religiosa nella Chiesa che resta "santa al di là dei peccati,

talora terribili terribili come il suo personale.


Sbaglierò, ma ho colto perfino un pizzico di compiacimento quando il Patriarca sottolineava con voce sofferta quel "terribili", riferito a certi peccati degli uomini di Chiesa. Perché chinandosi amorevole sul frammento d'anima penitente, il testimone disciplinato susciterà in lei nuovamente il desiderio di Dio, la fede che ci è donata nella Chiesa.

Per difendere la loro Verità dalle insidie del moralismo, dunque, scelgono di prendersela con il “potente” Umberto Eco. Peccato che Giancarlo Cesana non abbia riferito anche la frase che l’autore de “Il nome della rosa” mette in bocca al suo protagonista, subito prima di quella incriminata: “ L’anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio e della verità, come l’eretico nasce dal santo e l’indemoniato dal veggente”.

"Sia proibita la vendita di 'Famiglia cristianà sul sagrato delle chiese!", invoca lo storico di Cl, monsignor Massimo Camisasca.

Noi che la inseguiamo da anni la “Verità” cosa dovremmo fare?

 


 

Scritto da Mario Arpaia   
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