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Il mattatore da baraccone
Sabato 02 Ottobre 2010 08:26

Era meglio il Berlusconi arrapato, quello del Viagra e delle mammifere sul lettone di Putin, di questo ometto malmesso che bestemmia, impreca contro Dio e contro la solita Rosy Bindi

E SUBITO si mette a ridere da solo, non più protagonista della politica ma della clinica medica. Dal priapismo armato di sorriso è passato alla disperazione della risata smodata e gonfia di pena. E per la prima volta risulta commovente perché ha davvero bisogno di un infermiere. È vero che era losco il Berlusconi degli eccessi sessuali e dell'animalità viziosa ma era comunque vitale, la fornicazione era la sua ultima grandezza mentre adesso c'è solo un infelice che la sera del compleanno va a prendersi in strada gli auguri dei giovani del suo partito e perde il controllo degli istinti quando, con il tono impastato del cattivo attore, racconta alla piccola folla compiacente e servile una barzelletta antisemita, mediocre e irresponsabile, il cui succo è che gli ebrei avrebbero preferito tenersi Hitler piuttosto che perdere un affare.

Anche questa volta Berlusconi si è fermato un istante, ha buttato indietro seccamente la testa, ha guardato fisso e lievemente canzonatorio la platea e ha liberato una risata smodata. È un movimento ricorrente nella sua mimica questa mossetta che, dopo un attimo di smarrimento generale, da il là alla risata cortigiana che, solo in video, si rivela per quello che è: una risata senza allegria, il sintomo di una triste dissipazione.

«Macché antisemitismo, era solo una risata» ha detto poi per giustificarsi, sostenendo che la volgarità semmai è stata commessa da chi lo ha ripreso mentre raccontava la storiella. E sarebbe volgare averne fatto un caso mediatico. E sarebbe volgare offendersi come hanno fatto gli ebrei. Ecco, Berlusconi sembra il protagonista di quell'altra barzelletta: non sono io che sono razzista, siete voi che siete ebrei.
Persino le ossessioni in questo video-verità sono diventate sgangherate: la magistratura, per esempio, non è più complice della sinistra ma «è un'associazione a delinquere». E i giornali pubblicano solo e sempre bugie.

Il pm del processo Mills «ha fatto morire» i suoi imputati. E contro Santoro e Rosi Bindi, Berlusconi non argomenta più ma farfuglia. Anche quando vuole fare un complimento affettuoso al fido Bonaiuti usa un lessico eccessivo e rivela che, a furia di smentire i giornali, quello «è rincoglionito». Bonaiuti è la spalla maltrattata con amore, Rosi Bindi è il deuteragonista del tormentone, Santoro è il diavolo..., ma il vecchio copione è recitato male, stravolto dall'incontinenza del primo attore, ridotto a un cortocircuito mediatico grazie a una micro candid camera e al telefonino sempre in agguato.

«Mi raccomando non mi tradite» dice coram populo nel video girato all'Aquila mentre il traditore, che segretamente lo riprende, sorride insieme a lui. Uno dei suoi più vecchi ghostwriter mi racconta che, dandogli l'incarico di preparare il discorso pronunziato alla Camera, Berlusconi gli ha detto: «Mi raccomando, profilo da statista». Il ghostwriter gli ha risposto con il motto di Marziale: «I versi sono miei, ma se li reciti male, diventano tuoi».

Riguardateli questi due video di Repubblica.it e dell'Espresso e provate a immaginare cosa penseranno i posteri nel rivedere certe scene. Il tempo infatti passa per tutti e presto anche queste immagini rubate faranno l'effetto di quei vecchi cinegiornali che ci raccontano i simboli istituzionale di un'epoca, illustrano i tanti catechismi di questa nostra Italia: il torso nudo di Mussolini, la mimica di Fanfani, la canottiera di Craxi, le meste volgarità di Berlusconi applaudite dai giovani «ancelli» innamorati, «figli» politici che mentre ridono pensano a come interdirlo.

Qui c'è infatti qualcosa in più. E non certo perché ha compiuto 74 anni. Il mondo è pieno di vecchi che adattano stile e carattere all'età. Qui al contrario ci sono l'esasperazione di un carattere che diventa caricatura, l'abuso di uno stile che diventa mancanza di stile, c'è il disfacimento di un'antropologia virtuale che aveva le sue ragioni e le sue tecniche, i suoi tempi e i suoi modi. Berlusconi, che era il re del televisivo e del «pare vero», adesso è un re sdentato, un Riccardo III carico di protesi e di posticci cosmetici, imbottito di farmaci e di additivi che non si cura più di ciò che lascia di sé perché non ha più inibizioni e vive come se fosse al «Grande fratello».

Non importa se all'Aquila davanti agli elicotteristi o sotto casa con i suoi balilla: Berlusconi «fuori onda», rilassato e chiacchierone, è ormai un cartone animato, tutto narcisismo e nevrosi. Ripetendo, per l'ennesima volta, «sapete, io colleziono una ragazza al giorno e una storiella al giorno» degrada un modello. Le sue barzellette e le sue ragazze sono come il ciuffo che Little Tony ripropone da vecchio: è un ciuffo diventato tupé spelacchiato o, se volete essere moderni, è un'exstension piangente.

E difatti il pop diventa trash quando Berlusconi porta, come prova regina del complotto della magistratura, la conferma di una stessa sentenza «in primo e in secondo grado, in appello e in Cassazione». Come si vede, prima ancora di un arretramento della civiltà qui c'è un arretramento della ragione che fa di Berlusconi un caso unico nella storia. Lenin diceva dei capitalisti: ci venderanno la corda con la quale li impiccheremo.

Berlusconi si sta impiccando ai suoi stessi sortilegi, il maestro della telecomunicazione rimane schiacciato dalla verità delle immagini, è diventato tutto quello che nei tempi felici esorcizzava e mai avrebbe voluto essere: gonfio, addormentato nello scranno di premier, noioso e verboso doroteo in Parlamento, poi improvvisamente acceso e fuori misura, travolto dalla vecchia immagine di se stesso: ancora mattatore, ma nel baraccone.

Scritto da Francesco Merlo - Quotidiano La Repubblia   
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