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Pompei, crolla l'Armeria del gladiatore
Domenica 07 Novembre 2010 08:03

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Pompei, crolla l'Armeria del gladiatore

Napolitano: "Una vergogna per l'Italia"

Della palestra degli atleti resta un cumulo di macerie. Il cedimento alle 6 del mattino, poco prima dell'apertura del sito. Il capo dello Stato: "Spiegazioni immediate, senza ipocrisie". Opposizione all'attacco: "Cattiva gestione da parte del governo". Bondi: "Patrimonio immenso, mancano le risorse". Prime ipotesi sulle cause: infiltrazioni d'acqua e un cattivo precedente restauro

La Schola dopo il crollo

ROMA - Un cumulo di macerie. E' quel che resta della Schola armaturarum juventis pompeiani, la palestra degli atleti di Pompei. Andata completamente distrutta alle 6 del mattino, poco prima dell'apertura del sito archeologico, poco prima che i turisti, in un sabato mattina di ottobre, si recassero a visitare gli scavi. Un disastro che ha suscitato indignazione e sconcerto. E lo sdegno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che l'ha definito "una vergogna per l'Italia" dicendo di esigere "spiegazioni immediate e senza ipocrisie".

FOTO: IL CROLLO 1 - FOTOCONFRONTO 2

FOTO: LA STRUTTURA E GLI ARREDI 3

VIDEO: TOUR VIRTUALE, POMPEI IN 3D 4

La struttura. Quella che familiarmente viene chiamata "la casa dei gladiatori" - un tempo edificio destinato a custodire armature e trofei militari - era stata costruita lungo la via dell'abbondanza, la strada principale della città sepolta percorsa ogni giorno da centinaia di visitatori. All'interno, nella grande sala, furono rinvenute durante gli scavi molte armature adagiate su scaffali di legno. Sulle porte d'ingresso vi erano dipinti di trofei ed effigi di successi bellici. Nonostante la visita turistica fosse interdetta e la Schola accessibile soltanto dall'esterno, adesso il tratto è stato transennato e chiuso al pubblico.

Le cause. La Sovrintendenza ha reso noto che la causa del cedimento sarebbe, con molta probabilità, la pioggia abbondante dei giorni scorsi. Circostanza confermata dallo stesso ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi: "Alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile a uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato". Il tetto andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, infatti, era stato ripristinato negli anni scorsi ed è probabile che il peso non sia stato retto dalle antiche mura.

Bondi: "Mancano risorse adeguate". Bondi ha però sottolineato come quanto accaduto riproponga "la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che è necessaria per la tutela e la conservazione dell'immenso patrimonio storico-artistico di cui disponiamo". Il ministro si è poi augurato che questa vicenda "non alimenti polemiche sterili e strumentali".

Le critiche. Le critiche al ministro arrivano da più fronti, con l'accusa di affidarsi a strutture commissariali incompetenti e di badare più alla promozione dei siti che alla sostanza dei problemi. Il Pd gli chiede di riferire in Parlamento. L'Idv sostiene che "i tagli alla cultura apportati in maniera draconiana dal ministro Tremonti stanno provocando danni irreparabili". Francesco Rutelli, ex ministro dei Beni culturali, parla di "ferite mortali" all'immagine dell'Italia e al fatturato turistico nazionale. E anche Walter Veltroni, ministro della Cultura del primo governo Prodi, osserva che "disinvestire dalla cultura è disinvestire dal sistema italia" sottolineando il "disinteresse del governo" sul tema.

Gli archeologi: "Basta politica degli effetti speciali". Anche il segretario generale del ministero, Roberto Cecchi, chiede fondi adeguati ricordando che "la manutenzione ordinaria non viene fatta più da almeno mezzo secolo". Parole che fanno infuriare Italia Nostra, ma anche le associazioni degli archeologi che contestano "la politica degli effetti speciali, con spese di milioni di euro per istallare ologrammi virtuali e pannelli fotografici a pochi passi dalla Domus crollata".

Il sindaco di Pompei: "Inascoltati i nostri appelli". "Dello stesso avviso anche il sindaco di Pompei, Claudio d'Alessio. "Il crollo rappresenta una disgrazia per il patrimonio culturale dell'umanità - dice il primo cittadino - ha lasciato l'intera cittadinanza esterrefatta". E aggiunge: "Le nostre grida d'allarme non trovano ascolto e, invece, Pompei dovrebbe fare da traino all'economia dell'intera regione Campania. Basta con la politica dei rinvii e delle chiacchiere. Occorre pensare a quali siano gli strumenti per il rilancio dell'intero patrimonio archeologico nazionale".

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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