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"La Terra Trema, il Corrotto No"
Martedì 07 Dicembre 2010 16:45

irpinia

In occasione del 30° Anniversario del terremoto dell'Irpinia, ripropongo, rivisitato, il pezzo "La Terra Trema, il Corrotto No"

Nei paesi di Lioni, Sant'angelo, Caposele, Calabritto, Conza, ed altri piccoli comuni situati al confine tra Campania e Basilicata, la scossa di magnitudo 6.8 della scala Richter, la sera del 23 novembre 1980, causò 2.735 morti, 8.850 feriti. Un' apocalisse, 36 i paesi rasi al suolo.

 

Qualcuno dice che non si può prevedere un terremoto. Io dico che la responsabilità degli amministratori locali a gestire la geometria di un paese senza piani regolatori fu palese.

Nessun politico tutelò la vita di chi in quei paesi ci viveva, di chi in quei paesi la vita la perse.

La morte di quasi 3.000 persone fu la ricchezza per altre. Su quelle macerie, politici democristiani prima e socialisti poi fecero altro scempio e costruirono il proprio potere. La spesa per la ricostruzione fu allargata a macchia d'olio così come l'area d'intervento.

Grazie ad un'inchiesta avviata nel 1990 da Indro Montanelli sulle pagine de il Giornale, fu costituita "Mani sul terremoto", una Commissione Parlamentare d'inchiesta presieduta da Oscar Luigi Scalfaro.

La Commissione stabilì che grazie a politici quali Ciriaco De Mita, allora Presidente del Consiglio, Paolo Cirino Pomicino, Antonio Gava, Vincenzo Scotti, Francesco De Lorenzo, il commissario Zamberletti che aveva gestito i soccorsi e altri amministratori (spazzati poi via da Tangentopoli), 58.600 miliardi delle vecchie lire su 70.000 stanziati erano finiti misteriosamente nel nulla. Spariti. Finiti anch'essi sotto le macerie.

Mazzette, tangenti, appalti e quote di partito. Chiari i legami tra la classe politica e la camorra locale: un grande "affaire" costruito sul sangue di 2.735 morti.

Nel frattempo più di 35.000 persone continuavano a vivere nei containers ringraziando Dio per aver lasciato loro almeno la vita.

I comuni rasi al suolo insieme a quelli danneggiati furono complessivamente un centinaio. Eppure, entrarono a far parte della lista dei comuni terremotati, quindi destinatari di contributi statali per la ricostruzione, 687.

Politici corrotti in Campania, Basilicata e Puglia, prosciugarono i soldi stanziati per i disgraziati che continuavano a vivere nei containers. Molti di loro, nel corso degli anni, misero al mondo dei figli, i quali, a loro volta adulti, finirono anch'essi all'altare senza mai aver visto una casa.

Dopo il sisma Avellino fu la provincia italiana in cui furono vendute più Volvo e Mercedes.

Dopo il sisma, a poche centinaia di metri dai campi roulotte, sorsero sontuose ville hollywoodiane.

Dopo il sisma, gli avellinesi divennero improvvisamente amanti del mare: fino al 1980 in tutta la provincia i possessori di yacht erano stati meno di 10, qualche anno dopo se ne contarono un centinaio.

L'epilogo della vicenda? Lo scorso anno, la Corte d'Appello di Napoli ha riconosciuto che per alcuni imputati al processo il reato sussiste, ma è scattata la prescrizione. Gli imputati per corruzione – vale a dire spreco, malaffare, ruberie – non sono stati assolti, anzi condannati, ma prescritti. Risultato? Impunità assicurata.

Dopo il danno, per tutti coloro che sulle strade del terremoto hanno lasciato la vita o la dignità, è arrivata la beffa.

Direi che ancora una volta in Italia si vive di paradossi. Grazie alle leggi italiani, la terra trema, il corrotto no.

LINA PASCA

Scritto da Lina Pasca   
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