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Che cos'è la civiltà?
Giovedì 23 Dicembre 2010 15:07

carrello

Cosa c'entrerà mai un banale carrello della spesa come quello sopra col concetto di civiltà? Ora ve lo spiego subito.

Per chi può metterci dentro qualche cosa non presenta nessun mistero, ovviamente. Non così per chi come me non lo può usare, perché ha problemi con le mani, perché deve farsi aiutare per prendere le cose dagli scaffali e poi metterle dentro il famoso carrello.

Dopo questo preambolo, vi racconto un aneddoto di ieri. Alla fine del disgelo durato più di una settimana, sono riuscita finalmente a uscire e prendere un po' di aria, come se fossi stata agli arresti domiciliari per un po' e potessi finalmente godermi un po' di libertà.

Decido di andare al centro commerciale Fiordaliso a Rozzano (Milano) per fare un giretto e dare un'occhiata qua e là... come una cliente qualsiasi. Mi faccio aiutare da una persona a prendere delle cose e decido di avviarmi alla cassa.

Un errore imperdonabile! Sì, perché 'quelli come me' hanno le cosiddette casse dedicate con precedenza. Dove sta la civiltà in questo? Dal mio punto di vista la precedenza o preferenza deve essere una scelta, non un'indicazione suggerita da un cartello oppure da una cassiera affetta da eccesso di zelo. Perché dico questo?

Generalmente mi rifiuto di mettermi in coda a quelle casse, perché tutti mi guardano come se volessi fregare il posto a qualcuno e io mi sento di più una ladra che una cliente... occhi puntati addosso, sguardi di compatimento oppure incazzati per il suddetto posto fregato e così via. Per evitare questo uso qualsiasi cassa mi venga in mente, purché ci sia poco da aspettare (cosa che credo sia augurino tutti).

Un gentiluomo in fila davanti a me accompagnato dalla sua dolce metà si offre di cedermi il posto ed io, ringraziandolo per la sua gentilezza, mi avvicino alla cassa. Fin qui la civiltà la vedo completa. Viene offerto l'aiuto, se accettato o meno si ringrazia giustamente.

Improvvisamente la tempesta si scatena. La dolce signora si trasforma in ciclone rimproverando il pover'uomo di aver osato tanto, adducendo argomentazioni non richieste da nessuno, tantomeno da me. Il signore insiste, ma io a questo punto rifiuto la sua offerta e, nonostante l'umiliazione, mi rimetto in fila nella stessa cassa. Il mio senso di civiltà mi ha insegnato la nonviolenza, la speranza di essere un esempio più che un fiume di parole. La mia presenza parlerà più della mia assenza.

Effettivamente ottengo qualcosa. Anzi, più di qualcosa. La soddisfazione più grande è quella di rimanere lì, senza vergognarmi ma anzi, vedendo quanto si trova in difficoltà quella signora per giustificare la sua meschinità e mancanza di cortesia rispetto al marito, la rassicuro dicendole che non ho fretta, di stare tranquilla. La cosa che mi fa più ridere è il suo tentativo di entrare in sintonia con me nonostante il violento rifiuto raccontandomi di aver lavorato per 'quelli come me' per quattro anni. A chi importa? Mica ci vogliono le referenze per essere aggressivi e incivili!

Li osservo entrambi, mentre ripongono frettolosamente la spesa. Lui non ha più il coraggio di guardarmi in faccia. Guarda per terra.

Vanno via, senza neanche salutare. Guardo per terra anch'io, per controllare che non abbiano perso qualcosa nella fretta di uscire...

Il fiore all'occhiello di certi posti pubblici come supermercati, centri commerciali in genere, mercati rionali non dovrebbe essere la precedenza o preferenza, piuttosto un aiuto concreto da parte di volontari oppure di dipendenti che si dedicano a persone in difficoltà come me che devono comunque, come qualsiasi altro cliente, fare la spesa.

Questa per me è la civiltà!

Un pensiero a chi la spesa non può farla, perchè non può uscire di casa: io so!

Sì alla non-violenza! Sempre Vicky!

Scritto da Vicky Rutigliano   
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