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Ricordare l'orrore
Lunedì 10 Gennaio 2011 19:41

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"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior" potrebbe essere questa la ratio dell'ultima trovata dell'orror show di Sarah Scazzi la ragazzina di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo nell'agosto scorso: realizzare un calendario con personaggi più o meno celebri del mondo dello spettacolo e devolvere l'intero ricavato dell'iniziativa a favore della costruzione di un canile, uno dei suoi più grandi desideri. Potrebbe essere ma non lo è.

A dominare ancora una volta l'intera vicenda di cui non si conoscono con certezza neanche i presunti responsabili, è stato lo zio orco e reo confesso con parziale ritrattazione o la cugina accusata da suo padre ma da sempre proclamatasi innocente?, E' il cinismo di una società famelica di esibizionismo e di denaro.

Non è bastato la violenza perpetua con cui per più di due mesi si è scavato nell'animo e nella giovane vita di una ragazzina di provincia appena adolescente.

Non è bastato l'indecente spettacolo dei familiari onnipresenti nelle trasmissioni dominate dal medesimo palinsesto: il pruriginoso retroscena su Avetrana.

Non è bastata la finta indignazione di un'Italia sempre più voyeuristica e sciatta, assuefatta al dolore eppure vogliosa di crudeltà altrui unico modo per riscattare la propria mediocre esistenza fatta di sotterfugi e piccole beghe.

A completare lo scenario serviva anche il coup de theatre finale: l'esibizione più o meno lascivia dei corpi in memoria di una ragazzina la cui innocenza mani ancora non del tutto note rubarono per sempre in uno squallido turbinìo di libido e gelosia.

Ma di chi è la colpa, degli ideatori del progetto tra cui il fratello di Sarah? Dei volti più o meno noti che si sono prestati all'iniziativa? Del barnum mediatico che sempre più plasma e fagocita le coscienze degli individui fino a trasformarle in meri gusci vuoti? No, la colpa è soltanto nostra, cittadini più o meno passivi di una società incapace di indignarsi e riscoprire il senso del limite e del valore della dignità umana.

Al silenzio e al rispetto del dolore altrui, il fracasso e l'esasperato presenzialismo di chi mosso da buoni intenti perpetua il laido spaccato di una comunità sprezzante ed indifferente.

Sullo sfondo gli occhioni silenti di una ragazzina di provincia che non vedrà mai l'età adulta ma che quantunque continua ad interrogarci con la stupefacente semplicità che solo l'innocenza dell'adolescenza può dare: davvero non c'era altro modo per ricordare?

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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