Iscriviti alla Newsletter:
Il Futuro è la Pace
Home Notizie LA SEMPLICITA' DEI GRANDI MAESTRI
LA SEMPLICITA' DEI GRANDI MAESTRI
Domenica 27 Febbraio 2011 17:53

raffaele_na-

Ho iniziato ad appassionarmi al giornalismo leggendo i suoi editoriali, pungenti, a tratti perfino urticanti, ma sempre di una sbalorditiva profondità di analisi. Ignoravo la sua storia professionale ma ogni qual volta iniziavo a leggere i suoi pezzi una mano invisibile mi afferrava per il collo e mi trascinava lì tra quelle pagine brevi ed intense.

A volte ne rimanevo estasiato altre fermamente indignato, ma pur sempre interessato ai ragionamenti di quello strano giornalista.

Commentavo i suoi scritti con i miei interlocutori esordendo: "Non so se conosce, un giornalista de L'Espresso, Giorgio Bocca" e quelli ogni qual volta mi guardavano con un'aria stranita, quasi come se stessi dicendo un'eresia, il tempo mi avrebbe poi detto il perché. Quello che allora per me era solo "un giornalista" in realtà era uno che del giornalismo aveva fatto la storia.

Immaginare di parlargli anziché leggerlo soltanto dalle pagine dei giornali era un'aspirazione che già qualche tempo fa ebbi l'onore di realizzare, una breve intervista al telefono per discutere di Napoli e del suo eterno immobilismo. Rimaneva ancora un sogno però: incontrarlo di persona.

«Può attendere mezz'ora? Il dottore si scusa ma è impegnato, si libererà il prima possibile» sono a Milano, a casa di Giorgio Bocca, la donna che mi accoglie con disponibilità è la governante, mi guida in un piccolo salotto e mi invita ad aspettare. L'attesa per chi fa questo lavoro è una variabile imprevedibile e sempre in agguato, per gli intervistati di riguardo, gli orari degli appuntamenti il più delle volte sono meri dettagli. Passano meno di dieci minuti e la donna sorridente di cui prima, mi conduce nello studio; è un attimo, ma il pensiero corre via veloce alle ore di attesa che mi sono sorbito in passato per essere ricevuto da politicanti o signorotti locali che altro non avevano da mostrare se non la loro spocchia e la loro sospetta ricchezza, ora più che mai figure grottesche al cospetto di chi pur potendosi ergere sul piedistallo vi rinuncia volentieri.

Un immenso studio-biblioteca governato da decine e decine di libri, che quasi a proteggerla, avvolgono una una figura minuta che siede dietro un paio di scrivanie messe una di fianco all'altra. Bocca, il grande vecchio del giornalismo italiano, è lì che mi aspetta. «Buongiorno» dice e con estrema educazione e gentilezza si alza per stringermi la mano, un gesto apparentemente banale se non fosse per la sua età e per qualche piccolo problema di deambulazione, Bocca ha novant'anni.

Parliamo del Caso Tortora, il presentatore che negli anni ottanta fu accusato ingiustamente di appartenere alla camorra, una vicenda che sconvolse l'Italia e che Bocca seguì con attenzione. Ma discutiamo anche dell'attuale situazione politica, del berlusconismo, e del difficile mestiere del giornalista. Oltre dieci ore di viaggio e due giorni lontano da casa per un'intervista durata poco più di un'ora e che non dimenticherò mai.

Vado via, Bocca mi accompagna sull'uscio, gli chiedo un consiglio sua cosa debba fare per potermi affermare in questa professione «Oggi è difficile come lo era ai miei tempi – mi risponde – ma se è questo quello che lei realmente vuol fare vedrà che ce la farà». Gli stringo nuovamente la mano, la porta alle mie spalle si chiude lentamente. Una strana emozione attraversa la mia mente, non ho fatto la storia del giornalismo ma oggi più che mai posso dire di averla conosciuta.

La semplicità più delle conoscenze, la disponibilità più del sapere, il confronto con le nuove generazioni più che l'autoreferenzialità, il segreto dell'essere grandi consiste proprio in questo.

Cordialmente

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
PDF
Stampa
E-mail
 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna