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"La loro perenne memoria sia di monito perché la superficialità, la noncuranza, l'approssimazione, l'incuria, l'interesse non debbano più prevalere sulla cura per l'uomo, la sacralità della vita umana, la coscienza delle personali responsabilità"
Venerdì 17 Giugno 2011 16:10

Monumento_stava

Monumento a Stava

Le sagge parole del Sig. Lucchi Presidente della fondazione Stava sono di una lucidità estrema, sono l'analisi approfondita delle tragedie provocate dall' uomo su l' uomo, ha scritto di catastrofi che non conoscevamo. L'importanza della Giornata nazionale è di far rivivere anche se solo per un giorno tutte le vittime innocenti. La rimembranza è stimolo alla riflessione. L'approvazione della legge in tempi brevi da parte del Parlamento obbligherà i Ministeri dell'Istruzione edell' Ambiente  ad emanare una circolare nelle scuole di ogni ordine e grado, è quanto auspichiamo.

Egregio Signor Arpaia

per il disastro della Val di Stava e l'uccisione il 19 luglio 1985 di 268 uomini, donne e bambini sono stati condannati con sentenza passata in giudicato 10 imputati giudicati colpevoli dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Il disastro della Val di Stava è dunque un disastro industriale e ambientale causato dalla colpa dell'uomo. Ma vi è stata colpa solo da parte di quei 10 imputati.

Vi è infatti responsabilità penale colposa, allorché concorrono almeno tre elementi: la condotta, il nesso di causalità tra la condotta e l'evento, la colpa. La condotta può essere attiva o omissiva; si ha nesso di causalità se la condotta è fattore necessario per il verificarsi dell'evento; vi è colpa quando il fatto non voluto è stato determinato da imperizia, negligenza o imprudenza, oltre che da inosservanza di regolamenti e norme specifiche.

Come sottolineato nelle sentenze del procedimento penale per la catastrofe di Stava, al di là delle azioni ed omissioni penalmente rilevanti, concorsero al disastro una serie di comportamenti che vanno oltre la sfera giuridica e si caratterizzano per incuria, imperizia, negligenza e imprudenza e per aver anteposto alla sicurezza dei terzi la redditività economica degli impianti.

Vi fu quindi colpa (penalmente rilevante), ma vi fu anche incuria (non penalmente rilevante).

E dunque sinceramente non comprendo e non condivido la polemica attorno alla parola "incuria".

L'incuria comprende anche la colpa, quando sia penalmente rilevante.

Non è un caso se la frase riportata in calce al lungo elenco con i nomi delle Vittime di Stava racchiusi nella lapide in cristallo che fu benedetta a Stava il 17 luglio 1988 da Papa Giovanni Paolo II così recita:

"La loro perenne memoria sia di monito

perché la superficialità, la noncuranza, l'approssimazione, l'incuria, l'interesse

non debbano più prevalere sulla cura per l'uomo,

la sacralità della vita umana, la coscienza delle personali responsabilità".

La ringrazio a nome dei famigliari delle vittime della Val di Stava per l'impegno profuso per ottenere l'istituzione con legge della Giornata nazionale in memoria della vittime dei disastri ambientali e industriali. Si tratta a nostro giudizio di un provvedimento di grande valore civile e morale che, approvato all'unanimità, fa onore al nostro Parlamento.

Condivido la decisione di scegliere per questa giornata della Memoria la data del 9 ottobre, anniversario del disastro del Vajont, anche se ritengo che sarebbe stata appropriata anche la data del 1° dicembre, anniversario del disastro del Gleno (356 morti accertati il 1° dicembre 1923 a seguito del crollo della diga del bacino idroelettrico del Gleno in Val di Scalve in provincia di Bergamo) che fu il primo, anche se non il più grave, disastro industriale dell'Italia moderna.

Non sarà un problema per noi se la parola "incuria" verrà tolta dal testo della legge. Avremmo allora una "Giornata Nazionale in memoria della Vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'uomo".

Più difficile sarebbe invece accettare una "Giornata Nazionale in memoria della Vittime dei disastri ambientali e industriali causati dalla colpa dell'uomo", perché in questo caso non verrebbero ricordate le vittime dei tanti disastri ambientali e industriali avvenuti per incuria, imperizia, negligenza e imprudenza, ad iniziare dal disastro di Molare (da 110 a 115 morti stimati il 13 agosto 1935 a seguito del crollo della diga del bacino idroelettrico di Molare in Valle Orba in provincia di Alessandria) per il quale non fu dimostrata la colpa.

Per parte nostra auspichiamo che la Giornata nazionale in memoria della vittime dei disastri ambientali e industriali, oltre che momento di memoria, diventi anche momento di riflessione e di impegno concreto per evitare il ripetersi di simili disastri, prevedibili ed evitabili.

presidente

Associazione sinistrati Val di Stava

Fondazione Stava 1985 Onlus

Scritto da Graziano Lucchi   
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