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TAV o non TAV: questo é il problema
Venerdì 12 Agosto 2011 09:04

difrancesco

TAV o non TAV: questo é il problema.

I fatti del G8 di Genova dovrebbero insegnare. Il film ricomincia. Regia: politici scarsamente credibili ed arringatori milionari del popolo. Titolo: TAV o non TAV? Scenario: profilo dei monti, radure e boschi della Val di Susa, embrioni di cantieri e barriere metalliche. Comparse: "tutori dell'ordine" con elmetti e scudi e manifestanti in colorate magliette con sarcastici striscioni. Sonoro: slogan, cori, intimazioni e insulti. Primi attori: gli incursori "black block" e assimilati. Effetti speciali: bottiglie incendiarie, pietre, biglie, lacrimogeni, urla, colpi sordi su scudi, caschi, teste e braccia. Fine primo tempo, come da copione: scontri, feriti, sangue, distruzione, arresti, reciproche accuse, sottili distinguo. Spettatori: noi tutti. Prima del secondo tempo, forse col morto, qualche spunto di riflessione. Qual é l'obiettivo reale di tutto ciò? Incanalare il dibattito mediatico non sulla dialettica democratica ma sullo scontro polizia-dimostranti? La TAV sarà per la parte italiana occasione di sviluppo? Forse. Essa si inquadra in un piano voluto dall'Europa e in tale sede é stato presentato il progetto italiano dopo un difficile negoziato che vede il sostegno del Governatore del Piemonte, dei Sindaci succedutisi a Torino, la volontà del Governo. "Ma sarà un disastro ambientale!": gridano tanti, in minoranza! Hanno il sacrosanto diritto di manifestare questa convinzione! Ma anche quello di imporla contro la decisione delle istituzioni rappresentative locali, regionali e governative? Ciò mentre la Commissione europea minaccia di ritirare i fondi stanziati se i lavori non inizieranno in tempo e mentre i paesi "vicini", che la Tav stanno già realizzando, sperano dalla italica inconcludenza altri milioni per le proprie imprese. A quelli del "solo no" torna utile sostituire il ragionamento con lo scontro di piazza. Più duro sarà, più si legittimerà la "non decisione"! Che i cosiddetti black block, nostrani o stranieri, non servano a questo? A noi spettatori paganti richiamare istituzioni e movimenti al rispettivo ruolo: dialettica, anche dura, ma nessuna scorciatoia di violenza. Certo non é facile dopo i frequenti esempi di "cricche" per appalti a tavolino ( gli Abruzzesi hanno l'amaro ricordo di chi rideva mentre a L'Aquila si moriva di terremoto), ma la decisione istituzionale in democrazia ha il suo percorso. Le autorità di controllo giudiziario, contabile e tecnico, l'informazione e la società civile vigileranno. E' la regola della democrazia, la differenza dalla società-giungla. In questo quadro le "Forze dell'ordine" debbono operare affinché sia garantito il diritto delle imprese ad avviare i cantieri e degli operai a lavorare, impedendo che la violenza divori la libertà di manifestare il dissenso. Ciò con professionalità: sia attraverso la preventiva raccolta delle informazioni e l'individuazione di chi vuole in piazza fare saltare il confronto, sia modulando ogni intervento operativo con calma, razionalità e severità, sempre nel rispetto delle persone. E' una sfida difficile di grande managerialità! Per i giuristi e i responsabili di "pubblica sicurezza" valga la sentenza della Corte Costituzionale tedesca, il Brokdorf Urteil del 1985, dove si afferma che "la protezione costituzionale della libertà di riunione si estende a manifestazioni spontanee e ai partecipanti pacifici di dimostrazioni, anche allorché si prevede un comportamento violento di singoli o di una minoranza", e si sancisce che le Autorità debbono comportarsi demonstrationsfreundlich per tutelare sempre il diritto di manifestare pacificamente. Questa professionalità dovrebbe essere stata affinata dopo le lacune dirigenziali di Genova. I mass-media hanno però mostrato gruppi facinorosi, alcuni venuti dall'estero, concentrarsi nei boschi portando o ivi trovando scudi, mazze, fionde, pietre, molotov da tirare sulla polizia, persino con un artigianale mortaio. Da dove venivano, per quali tragitti in quelle isolate radure, e perché ? quale collaborazione informativa transnazionale per la nostra "intelligence" spesso abilissima in altre "trattative" e con dirigenti già rodati dall'esperienza G8? Debbono essere ancora i giovani poliziotti, carabinieri, finanzieri, a subire gli attacchi preparati a tavolino dei guastatori fantasma? Non vorremmo si rispolverasse il primitivo copione di volere risolvere con la polizia i conflitti sociali, tacitando militarmente o in altri modi il dissenso. Gli esempi non mancano. I veri danneggiati sono sempre i cittadini, i dissenzienti pacifici, la democrazia, il progresso del paese. Nessuna dietrologia, ma occorre promuovere una "cultura del bene comune e non del particolare interesse", altrimenti saranno l'opportunismo, la provocazione e la violenza a scandire le regole del convivere. Il presidente Napolitano ha avvertito con la consueta autorevolezza del pericolo che la democrazia corre se si lascia spazio a turbative anti-istituzionali. Martin Luther King esortava i suoi seguaci di ideali e di lotta:" chiedo a voi tutti nel corteo: se non riuscite a praticare la non violenza, non partecipate! Non siete con noi! ". Qualcosa ha ottenuto in dignità, giustizia e libertà per tutti.

ww.enniodifrancesco.it

Scritto da di Ennio Di Francesco   
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