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Il Futuro è la Pace
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Da Carlo Levi a Franco Rosi
Giovedì 22 Settembre 2011 16:16

Notarangelo

PREFAZIONE

Vi è stato un tempo non molto lontano - negli anni '50-60 del secolo

scorso - in cui la Basilicata raggiunse alti picchi di notorietà nel mondo intellettuale

italiano e straniero.

Adriano Olivetti con il suo Movimento di Comunità individuava nelle

"vicinanze" un tipo di solidarietà umana e sociale ancora valido nel mondo di

oggi: una semplicità di vita e di rapporti che affascinarono artisti e letterati

come José Ortega e Raphael Alberti. Ernesto de Martino in Sud e magia evidenziava

neUe sopravvivenze folkloriche, nelle pratiche della magia cerimoniale

e del cattolicesimo popolare, un modo per esorcizzare la marginaHtà e il

sottosviluppo: erano, queste, le ultime resistenze di un mondo contadino che

aveva costituito nei secoli una propria cultura e una propria civiltà.

E, mentre il nuovo irrompeva seppure disorganico nella realtà lucana,

Diego Fabbri organizzava urbanisticamente le campagne metapontine (la cosiddetta

"linea jonica") e Manlio Rossi Doria studiava metodi di agricoltura

avanzata nelle zone di recente bonificate (e divenute - purtroppo per poco -la

California d'Italia).

Nel frattempo un imponente flusso migratorio sconvolgeva gli equilibri

umani e sociali dell'intero Mezzogiorno e ancor più della Basilicata, ma

contribuiva in vario modo al cambiamento della mentalità e dei modi di vita.

Emblematico, in questo senso, fu il film di Luchino Visconti Rocco e i suoi

fratelli.

All'origine di tutto questo vi è il libro di Carlo Levi Cristo si è fermato a

Eboli, pubblicato nel 1946: una specie di "diario" che il giovane intellettuale

antifascista, medico e pittore di Torino, aveva scritto per ricordare i duri anni

del confino in Basilicata.

Il libro, che descriveva in maniera commossa e vivace il mondo contadino

lucano, ebbe un enonne successo in Italia e fuori, con un notevole impatto

emotivo sulla nuova realtà italiana, che stava emergendo con molte difficoltà

(ma con tante speranze) dalle rovine della guerra. Influenzò moltissimo le giovani

generazioni, specialmente del Mezzogiorno. su cui si stava esercitando

più che altrove il mutamento dei tempi.

Scrive Notarangelo che la lettura del Cristo rafforzò in lui "il senso dell'appartenenza

comunista"; questa affermazione risponde a un sentimento personale

giusto e pertinente, ma mi sembra piuttosto riduttiva sul piano generale.

Scritto da Gianni Iacovelli   
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