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Assessore regionale alle Politiche sociali Santa sede: Errani su Chiesa, Regioni e Unità d'Italia
Martedì 04 Ottobre 2011 09:17

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Carissime\i,

mi è gradito segnalare alla vostra attenzione l'intervento di Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, al convegno organizzato e promosso dall'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, dedicato al tema "La Chiesa, lo Stato, le Regioni e l'Unità d'Italia", tenutosi a Roma a palazzo Borromeo.

Il testo contiene preziose indicazioni sulle sfide culturali, sociali e politiche necessarie alla ricostruzione dei valori e dei fondamenti della nostra democrazia.

Un forte stimolo al dialogo tra culture politiche chiamate all'elaborazione di un nuovo umanesimo inclusivo e responsabile.

Teresa Marzocchi

Assessore regionale alle Politiche sociali

Santa sede: Errani su Chiesa, Regioni e Unità d'Italia

Roma (29 settembre 2011) – "Ringrazio l'Ambasciata italiana presso la Santa Sede per questo momento di riflessione, perché oggi è urgente per ciascuno di noi tornare a ragionare sul proprio cammino, sulla capacità che abbiamo di trasmettere principi e valori utili a rafforzare quell'edificio unitario, democratico e pluralista che è la nostra Repubblica. Questo è il significato profondo delle celebrazioni per il 150°, delle quali il Presidente Giorgio Napolitano, rappresentando tutti gli italiani, è lo straordinario interprete.

Ci attendono sfide complesse e importanti imposte da un mondo che negli ultimi anni è profondamente cambiato, che ha spazzato via confini cui eravamo abituati, limiti che pongono all'uomo grandi interrogativi e che, globalizzandosi, ha creato nuove ricchezze, ma anche straordinarie nuove povertà.

Temi che potremo affrontare alla luce di una consapevolezza più matura della democrazia: bisogna allontanare dalla politica il "calice" del fanatismo. E' il fanatismo, sempre e comunque, che inquina il pozzo della democrazia.

Benedetto XVI parlando di fronte al Parlamento tedesco ha ricordato che "nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell'uomo, il principio maggioritario non basta" . Ebbene oggi, in questo mondo trasformato, ci troviamo di fronte a molte questioni che riguardano nuovamente il tema della dignità e della tutela delle persone: penso alla grande questione del lavoro a partire dalle nuove generazioni, al tema dell'inclusione a partire dai più deboli e del corretto rapporto con la natura, al diritto all'educazione.

Si tratta di grandi problemi che è possibile affrontare solo all'insegna del dialogo più aperto, sia interculturale che interreligioso. Promuovendo un forte rinnovamento etico, parlando "un linguaggio di verità", come ha affermato il presidente Giorgio Napolitano chiedendo ai giovani del Meeting di "portare nell'impegno politico le loro motivazioni spirituali".

La prima sfida è quella dell'inclusione. L'Italia ha nel proprio DNA i cromosomi della coesione sociale, dell'unità nazionale, dell'accoglienza: rifiutarli in nome di un rinnovato egoismo territoriale significherebbe negare le proprie radici e chiudere la porta al futuro.

Va sviluppata invece l'identità di una comunità nazionale, che proponga una idea ricca di accoglienza e promuova un rilancio e un rinnovamento dell'Europa e del suo modello sociale mettendo al centro prima di tutto la dignità della persona e i suoi diritti e doveri.

Il secondo tema che offro come spunto di riflessione è il recupero del concetto di "Città dell'uomo" che oggi, come ha sottolineato Benedetto XVI in Germania, si rinnova nel rispetto che dobbiamo alla natura e alla terra. Ciò non solo per i limiti che abbiamo, ma anche perché "la terra porta in sé la propria dignità e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni".

Un indirizzo che vale anche per il quotidiano governo del territorio rispetto a cui dobbiamo modificare l'agire politico, con una organica riforma istituzionale che riaffermi sobrietà, efficacia e onestà nella funzione pubblica, rilanciando un vero federalismo solidale che è il contrario della separazione ed è anzi una rafforzata unità nazionale.

Temi di tutti i giorni affrontabili solo in una prospettiva di confronto fra le istituzioni locali, regionali e centrali. Chi teme il confronto, spesso allontana le soluzioni possibili. E il pluralismo istituzionale, lungi dal rappresentare un ostacolo, è invece l'architrave su cui impostare riforme che possano ridare linfa e qualità alla democrazia, consentendo a questa comunità di rimettersi in cammino.

Le Regioni, che qui ho l'onore di rappresentare, sono uno dei soggetti costitutivi della Repubblica e vogliono concorrere a rendere più unito e più bello il nostro Paese.

"L'unità nella varietà è ciò che fa la bellezza – diceva Antonio Rosmini, dunque la bellezza è per l'Italia". Su questa bellezza che ha sempre segnato il Paese e che ne segna ancor oggi il paesaggio, dobbiamo saper investire con coraggio e apertura verso il futuro per il bene comune.

Il terzo e ultimo tema su cui voglio soffermarmi è quello dell'istruzione e dell'educazione, capisaldi delle identità culturali e territoriali . Il cardinale Caffarra a noi lo ha spesso ricordato: "Ogni generazione di figli ha bisogno di sapere la sua origine, di accedere alla dignità di uomini liberi, di condividerla dentro una comunità di persone".

Ora non c'è dubbio che nel formare coscienze autorevoli, e nel percorso storico di costruzione dell'unità dell'Italia, il cattolicesimo ha svolto una funzione essenziale. E questo è un valore per tutti. Così come non c'è dubbio che l'istruzione, l'educazione e la partecipazione consapevole e diffusa sono il perno su cui far ruotare lo sviluppo di una democrazia matura.

La conoscenza è l'argine con cui contrastare moderne ed antiche forme di autoritarismo e di manipolazione delle coscienze, come diceva don Lorenzo Milani.

L'Italia ha una grande storia e la cultura italiana ha costruito il nostro Paese, la nostra identità, prima, molto prima della politica. Oggi la Chiesa, le Regioni, lo Stato, le agenzie educative, la famiglia, la scuola possono fare molto per rilanciare significati e speranze.

Chi come me e come i miei colleghi governa delle comunità reali, chi sul territorio sperimenta concretamente il principio di sussidiarietà attraverso il volontariato, il terzo settore, l'associazionismo, sperimenta l'apporto peculiare delle comunità di fede e lo straordinario protagonismo di quella cattolica nella formazione delle coscienze.

E' di questo lavoro di formazione e di ricostruzione di una etica e di una forte identità nazionale che oggi ha bisogno il Paese, guardando con fiducia al futuro, senza cedere all'indifferenza "peso morto della storia". Rispondendo alla emergenza educativa e ad un'altra, non meno grave, che investe gli educatori. Perché noi vediamo troppo spesso l'etica scambiata per il successo ad ogni costo. Si tratta quindi di cambiare la gerarchia dei valori tra l'essere e l'avere ed anche lo stesso modello dei consumi, mettendo al centro i fondamenti valoriali che hanno ispirato la parte prima della Costituzione e che devono realizzarsi nella vita concreta della persona, della famiglia e delle istituzioni.

Dobbiamo allora avere il coraggio e la voglia di avventurarci in un nuovo umanesimo fondato su un'etica dell'agire, su un terreno di coesione sociale in cui si riconosca sia chi è chiamato a responsabilità di governo, sia tutti i cittadini. Occorre un sussulto di responsabilità, riscoprendo termini che sembravano desueti come "patrioti": voglio fare solo un riferimento alle tante persone che oggi dicono no alla mafia, all'usura, alla corruzione, che rifiutano l'omertà, la connivenza.

In questi nuovi patrioti dobbiamo riconoscerci, di queste persone il IV cinquantennio dell'unità d'Italia avrà molto bisogno, specie in questi tempi così difficili. Nuovi patrioti come don Pino Puglisi che ci spronano e che continuano a ripeterci che "non possiamo mai considerarci già arrivati, si riparte ogni volta, con umiltà, per poi presentare quanto è stato costruito e poter dire: sì, ho fatto del mio meglio".

Scritto da Ass. Politiche sociali   
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