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Il Futuro è la Pace
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L'ultima lezione di un cattivo maestro
Domenica 16 Ottobre 2011 08:33

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L'oblìo come fede, il futuro come scommessa, 70 anni di età. Se non fosse per il suo passato, decisamente troppo ingombrante per circoscriverlo soltanto alla sua persona, ci sarebbe da guardarlo con simpatia o quasi. Renato Curcio, classe 41' è tra coloro che hanno segnato per sempre la vita di milioni di italiani. Ideatore e fondatore delle Brigate Rosse, negli di piombo seminò terrore e distruzione sfruttando l'illusione di una società da migliore con l'uso della violenza e della lotta armata. Oggi a capo di una piccola casa editrice "Sensibili alle foglie" dice: «Ricordare non mi sembra opportuno, non è il momento per i bilanci» l'unica necessità è «pensare al futuro, fare progetti».

Dell'importanza del culto del ricordo ne ho avuto per la prima volta contezza qualche anno fa quando sono stato contattato da Mario Arpaia il presidente di "Memoria Condivisa", un'associazione che da anni si batte a favore del ricordo delle vittime del terrorismo e del rispetto della legalità. Continuare a vivere nonostante la perdita di un proprio caro, caduto per caso in una guerra che non sapeva di combattere o solo perché ligio al proprio lavoro, è il destino comune dei membri dell'associazione. Con loro ho avuto l'onore di essermi confrontato e di aver rivissuto attraverso i loro racconti il dramma privato di singole famiglie e la tragedia collettiva di un intero Paese.

Volti ancora rigati dalla commozione nonostante il tempo trascorso e l'età non più giovanissima congiuntamente alla grande vitalità e voglia di riconciliazione sono stati i moniti costanti che mi hanno guidano nell'analisi di una lotta, quella degli anni 70', che se non fosse stato per l'uso della violenza forse sarebbe persino da considerarsi giusta ed affascinante.

Si desiderava una società migliore, fatta di eguaglianza e rispetto dei diritti, si proclamava la libertà declinata in tutte le sue forme. Il sangue fatto versare a migliaia di innocenti e il delirio di pochi tra cui Curcio, trasformarono tutto in poltiglia ideologica e violenza priva di qualsiasi senso.

Non ho vissuto gli anni di piombo ma vivo l'attuale temperie.

La nostra sarà la prima generazione che non riuscirà probabilmente a migliorare l'aspettativa di vita dei loro padri; il futuro è un'incognita ed il presente una certezza che si nutre dell'assenza di qualsiasi prospettiva. La scorciatoia della rivoluzione armata così come ipotizzata ed in parte attuata dalle Br circa quarant'anni orsono, la via più facile da intraprendere.

Ricordare oltre che per capire la storia serve soprattutto ad evitare di commettere gli errori del passato, non esiste l'opportunità o meno del ricordo, rivangare è un dovere. Lo dobbiamo a chi in nome della giustizia o semplicemente del senso civico ha dato la vita ma soprattutto lo dobbiamo alle generazioni future affinchè sappiano distinguere tra giuste aspirazioni e utopie fascinose ma declinate nel modo peggiore.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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