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LA CASTA DEGLI INTOCCABILI - newsletter
Giovedì 24 Novembre 2011 15:35

 

Gentilissime/i,

la sezione di Como di MemoriaCondivisa con l'Università Popolare Auser, Nodo Libri presenteranno sabato 26 novembre al Teatro Gloria "LA REPUBBLICA DEL DOLORE"

memoria e Verità Stragi e terrorismo: una dolorosa esperienza

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Gentilissime/i,

Gli scontri al G8 di Genova fu macelleria messicana, chi non ricorda le immagini di giovani e ragazze picchiate a sangue, violentate, prevaricate, umiliate, la dignità distrutta da un branco di poliziotti impazziti, quei poliziotti che con i loro capi , anziché proteggere, isolare i delinquenti, si accanirono su vittime innocenti, in un pomeriggio di pura follia. Il capo della Polizia prefetto Gianni De Gennaro è stato assolto dalla Cassazione per non aver istigato il questore Colucci a mentire, prima ammise e poi cambiò versione. La Cassazione forte con i deboli e debole con i forti? Chi non ricorda la Cassazione dell' ammazza sentenze Corrado Carnevale? Interi processi sulla mafia cancellati per vizio di forma, ricordate? La giustizia, quale giustizia? Quella dei ricchi, delle persone potenti che possono permettersi avvocati di grido, avvocati dotati di fantasia non comune. Gli avvocati dell' utilizzatore finale , del processo lungo e quello corto a seconda dei casi e delle esigenze. La giustizia ? Chi non ricorda il processo di Catanzaro su Piazza Fontana, chi non ricorda il Sen. Andreotti balbettare, colto in fallo, ricordate i non ricordo, il mentire sapendo di mentire. Ieri il procuratore generale della Cassazione, Francesco Iacovello, ha ricordato che i fatti gravi sono stati ben altri: la morte di Carlo Giuliani, i pestaggi. E senza esitazione ha chiesto l'annullamento della sentenza d'appello. Fa numerosi salti di corsia e non spiega per quale motivo sia rilevante la falsa testimonianza di De Gennaro ai fini di sviare il convincimento dei giudici. Laura Tarantini avvocato di parte civile, dopo la requisitoria ha commentato : << Surreale >>.

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Unniversità di Bari "Aldo Moro"  Gherardo Colombo

La legalità e il rispetto delle regole,

ogni qualvolta veniamo scossi da uno scandalo, fatto di ruberie e malversazione, di personaggi ricchi ma non sazi, di greppie attaccate alle mammelle dell' unica grande azienda pubblica rimasta, la Finmeccanica, viene in mente l'improbo impegno del ex magistrato di Mani pulite Gherardo Colombo, ricordo una sua lezione tenuta a Bari presso l'Università degli Studi "Aldo Moro" spiegare e raccontare: quando parliamo di giustizia non parliamo solo della sua amministrazione quotidiana, quel complesso istituzionale, che coinvolge i giudici, i tribunali, le corti, gli avvocati, i pubblici ministeri, le prigioni. Parliamo anche di un punto di riferimento ideale, dei valori di base a cui si ispira la distribuzione di diritti doveri, opportunità ed obblighi. Se si smarrisce questo riferimento ideale, anche l'amministrazione della giustizia ne soffre.

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Eschilo

Un pensiero profondo per la politica

La situazione italiana scrive Barabara Spinelli, ha una struttura tragica, che toccò l'acme quando fu scoperchiata Tangentopoli ma che è più antica. Ogni tragedia svela infatti una colpa originaria, per la quale son mancate espiazioni e che quindi tende a riprodursi, sempre più grave: non a caso non è mai un eroe singolo a macchiarsi di colpe ma un lignaggio (gli Atridi, per esempio). La colpa scardina la pòlis, semina flagelli che travolgono legalità e morale pubblica. Alla colpa segue la nemesi: tutta la pòlis la paga.

In Italia la scelleratezza comincia presto, dopo la Liberazione. Da allora siamo impigliati nel cortocircuito colpa-nemesi, senza produrre la catarsi: il momento della purificazione in cui - nelle Supplici di Eschilo - s'alza Pelasgo, capo di Argo, e dice: "Occorre un pensiero profondo che porti salvezza. Come un palombaro devo scendere giù nell'abisso, scrutando il fondo con occhio lucido e sobrio così che questa vicenda non rovini la città e per noi stessi si concluda felicemente". Lo sguardo del palombaro è la rivoluzione della decenza e della responsabilità che tocca ai partiti, e l'avvento di Monti mostra che l'anagrafe non c'entra. Sylos Labini che nel '94 vide i pericoli non era un ragazzo. Scrive Davide Susanetti, nel suo bel libro sulla tragedia greca, che il tuffo di Pelasgo implica una più netta visione dei diritti della realtà: "Per mutare

non bisogna commuoversi, ma spostarsi fuori dall'incantesimo funesto del cerchio" che ci ingabbia (Catastrofi politiche, Carocci 2011).

Scritto da Mario Arpaia   
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