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L'ULTIMO SOGNATORE
Lunedì 05 Dicembre 2011 11:48

raffa_es

Cosa possono avere in comune oggi giorno un uomo di quasi ottanta anni, gran parte dei quali spesi inseguendo il sogno di cambiare il mondo ed un trentenne? A parte la disillusione per l'aborto di un'utopia niente o poco più.

Lucio Magri, tra i fondatori del "Manifesto", era un adulto con la volontà mai perduta di mutare la società. Non accettava le disuguaglianze, non tollerava il neocapitalismo fatto di ingordigia e voluttà, non sopportava più la politica odierna gestita da ominicchi e quaquaraquà. La perdita qualche tempo fa della moglie adorata aveva fatto il resto, la vita era per lui divenuta ormai un insopportabile stillicidio quotidiano.

Magri ha scelto di morire suicidandosi in Svizzera in una clinica nata propria per fornire aiuto a chi dell'esistenza non ne vuole più sapere.

Appresa la notizia con l'inevitabile codazzo di polemiche tra gli oltranzisti della tutela della vita a ogni costo e i fautori della libertà di autodeterminazione, il primo pensiero è stato ricercare cosa mai avrebbe potuto unirmi a quell'uomo dallo sguardo affascinante e dal pensiero così nobile.

Cinquant'anni di differenza sono davvero tanti per ricercare affinità elettive o unità di intenti eppure doveva esserci qualcosa se per ore sono stato lì ad arrovellarmi la mente nel cercare una risposta a quella che immagino sia stato anche il suo ultimo pensiero: qual è il senso della vita per chi sogna una società migliore quando essa diviene un cinico surrogato di tutto ciò che avrebbe potuto essere e mai sarà? Il futuro negato alle nuove generazioni e l'ipergarantismo per i diritti quesiti dei loro padri, iperboliche ricchezze di pochi e straordinarie povertà di molti, lussi per eletti e dignità negate per la moltitudine di chi non possiede nulla a parte il proprio onesto lavoro.

La risposta non l'ho trovata ancora e forse mai la troverò ma a differenza sua ho scelto ancora di vivere e cercare di battermi per realizzare il suo sogno che era quello della generazione del '68.

Sposare la cultura della vita oppure abiurare al culto bieco della morte, il suicidio di Magri non mi ha insegnato né l'una nè l'altro, mi ha regalato soltanto l'ennesima lezione di un gande sognatore: il rispetto della diversità e la garanzia dei diritti di ciascuno.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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