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Perbenismo di Stato
Domenica 11 Dicembre 2011 08:23

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Sedici anni e fermamente decisa ad affrontare la maternità. Qualche giorno fa al cospetto dei giudici di Trento non si è recata una ragazzina incinta per tutelare il proprio diritto all'aborto bensì i suoi genitori che chiedevano ai magistrati di obbligare la figlia a disfarsi del feto che portava in grembo. In un secondo momento la decisione di interrompere la gravidanza è stata presa dalla stessa ragazza.

La richiesta dei genitori, respinta con forza perchè l'aborto è sempre un diritto e mai un dovere, non ha mancato però di suscitare polemiche.

"Un minore per sua natura non è in grado di tutelarsi da sé" e "I genitori fino alla maggiore età hanno in ogni caso la potestà educativa sui figli", sono state le tesi di chi si è schierato a favore o contro la decisione dei giudici.

Volendo esimersi da una cattedratica quanto sterile disquisizione sulla reale tutela della vita, mettere al mondo un "orfano" è un atto di generosità o di egoismo? E' opportuno affrontare la questione con un ottica decisamente laica.

Da un lato c'è una minorenne dalla vita sessuale decisamente libertina, la nostra non era di certo alla prima gravidanza, già in precedenza era incappata nello stesso imprevisto, dall'altro una coppia di genitori che consapevoli della estrema difficoltà di allevare un figlio da adolescenti, tentano di tutto per tutelare l'avvenire della propria creatura. Nel mezzo la legge, un curioso surrogato come sovente accade, di ipocrisia e perbenismo. Quest'ultima infatti riconosce sia l'incondizionata libertà a chi non abbia ancora raggiunto la maggiore età e sia l'obbligo ai genitori di tutelare i figli minorenni reputati parzialmente incapaci di autodeterminazione. Delle due l'una: o un sedicenne è capace di corretto discernimento e quindi è inutile considerarlo ancora minorenne o non lo è, quindi è giusto che siano i genitori a provvedere per lui.

Considerata l'attuale temperie propenderei più per la prima ipotesi, i sedici anni di ora corrispondono ai trent'anni di un cinquantennio fa. Se si è liberi, come è giusto che sia, di disporre in piena autonomia della propria sessualità anche appena superata la pubertà, non è meno legittimo che i genitori siano sgravati da qualsiasi tipo di responsabilità.

Abbassare la soglia di ingresso alla maggiore età costituirebbe non solo un ulteriore passo di ammodernamento in un Paese mai al passo con i tempi ma anche un supremo atto di dignità laica.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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