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Farmaci, vince la casta
Giovedì 15 Dicembre 2011 06:56

pepe

Era quasi scontato, prevedibile. Alla fine sembrano vincere le lobby, nonostante il governo si dichiari e operi in senso liberista. E tra le lobby quella dei farmacisti è tra le più forti. Perché ha solidi agganci in Parlamento, perché molti onorevoli e senatori hanno legami familiari nel mondo delle medicine, perché da sempre quella dei titolari è una casta di quasi intoccabili. Tant'è che ogni volta che viene minimamente scalfito il loro potere, ereditario, gridano allo scandalo, minacciano la serrata (che sarebbe interruzione di pubblico servizio), comprano pagine sui quotidiani per lanciare avvertimenti sull'occupazione, creano allarmi tra la popolazione sostenendo che se le medicine di fascia C dovessero andare in vendita nei supermercati verrebbe messa a rischio la salute dei cittadini.

Così avvenne anche con la prima, timida, liberalizzazione voluta da Bersani, quando era ministro, che decise di aprire nei supermercati la vendita dei prodotti da banco. Allora i titolari di farmacia fecero fuoco e fiamme, ma Bersani tenne duro. E oggi lo stesso segretario del Pd viene preso di mira dai titolari, è lui il vero nemico. Ma quella riforma realizzata sotto il governo Prodi non creò nessun problema all'occupazione, che anzi aumentò, e i fatturati della grande distribuzione per questo segmento di mercato sono rimasti risibili.

Il governo Monti oggi sembra non voler tirare diritto lungo un strada che porterebbe non meno bensì più occupazione tra i tanti professionisti che hanno la sfortuna di non appartenere ad una famiglia di farmacisti oppure non hanno i soldi per acquistarne una. Avrebbero la possibilità di essere occupati nei supermercati, nelle parafarmacie, ma questo non si può. Altro che crescita, altro che liberalizzazione. E tutto questo perché i titolari di farmaci non vogliono che si tocchino i privilegi, non vogliono vedere intaccati i fatturati. Ma non siamo tutti chiamati a fare dei sacrifici? Non bisogna salvare il Paese? E se la risposta è sì, perché i farmacisti non devono dare il loro contributo? Perché le caste e le lobby continuano a dettari i tempi alla politica?

Il furbetto e la macchietta

Capisco che chi non è in grado di fare un'informazione seria, non sia capace di adeguarsi al cambiamento che sta avvenendo nel Paese. Intervistare quella macchietta di Scilipoti per far salire l'audience, chiedergli un'opinione sulla omosessualità, è un gioco da furbetti della comunicazione. Che magari serve per avere un titolo sui media, ma alla fin fine serve solo a far incattivire le persone, a dare voce ad un politico che non sarebbe onorevole in un Parlamento più serio, ad offrire un microfono alla sottocultura razzista e violenta. Ma tant'è, questo passa il convento della informazione-disinformazione.

Anche io, scrivendo questo post, cado nella trappola Davi-Scilipoti che cercano solo pubblicità. Però mi impegno: non dedicherò più una riga all'avanspettacolo dei tempi peggiori del nostro Paese.

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Attenti alla memoria corta

La manovra "salva-Italia" è criticabile sotto molti punti di vista: economico, sociale, culturale...E direi anche sotto l'aspetto etico, perché i più deboli sono quelli che continuano a pagare, mentre i grandi patrimoni rimangono praticamente intonsi. Senza sottovalutare il fatto che il Vaticano resta intoccabile con i suoi privilegi (come non pagare l'Ici).

Tuttavia questo giudizio non mi porta a dimenticare quello che l'Italia ha subìto in buona parte dell'ultimo decennio. Molti commentatori – tralascio quelli e i quotidiani di destra – e parte degli italiani che sostenevano le opposizioni nel precedente governo, e che sono fortemente critici nei confronti del nuovo governo, sembrano avere memoria corta. Perciò non sarebbe male se, al termine delle doverose e necessarie critiche a Monti & company, si dicesse: «Però non dimentichiamo che le maggiori responsabilità di quanto sta accadendo oggi, le ha il governo Berlusconi...».

Perché lui e la sua maggioranza hanno portato il Paese ad una situazione drammatica. Mentre Berlusconi riceveva nelle dimore di Stato e private, ragazze compiacenti e prostitute accertate (almeno sei), mentre un gruppo ristretto di bavosetti se la spassava con giovani poco più che ventenni (e qualcuna anche minorenne) al ritmo del Bunga-Bunga, l'Italia andava allo sfascio. E lui rideva, rideva, rideva e continuava ad arricchirisi, facendo ancora "vendite" da pescivendolo (con tutto il rispetto per la categoria), prendendo in giro gli Italiani, comprando i sostenitori in Parlamento a colpi di sottosegretariato e altre prebende, sporcanco le Istituzioni con i suoi comportamenti nemmeno da basso Impero, devastando l'immagine nazionale all'estero...Questa, fino a un mese fa, è stata l'Italia di Berlusconi.

E adesso c'è qualcuno costretto a fare il lavoro sporco. Perché la riforma delle pensioni – doverosa in ogni caso, anche se perfettibile – andava realizzata da anni. E avrebbe dovuto farla il maialino che pensava invece alle sue maialate; il ritorno dell'Ici è conseguenza del fatto che lo stesso maialino l'aveva eleminata, aprendo un "buco" colossale, e perché incapace di mantenere le promesse anti-tasse (ripetute in tutte le tornate elettorali e mai mantenute e metà degli italiani gli hanno creduto grazie alla propaganda dell'informazione televisiva: bocconi, bocconi, bocconi).

Oggi paghiamo un duro prezzo. Ma per colpa di Berlusconi, di quel poveretto di Bossi (che nemmeno scandalizza più con il dito medio alzato: fa solo pena) e del gruppo di potere che ha sostenuto il peggior governo della storia d'Italia.

Si attacchi Monti, si facciano scioperi, si chiedano miglioramenti al decreto e misure più eque. Ma, per favore, attenti alla memoria corta. Che, l'abbiamo visto altre volte in passato, è sempre in agguato.

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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