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Home Notizie Io so che tanti italiani mi considerano un pazzo ma l' umanesimo è alla fine
Io so che tanti italiani mi considerano un pazzo ma l' umanesimo è alla fine
Sabato 17 Dicembre 2011 08:36

 Pasolini-_Cattarinich

Anticipiamo parte di un' intervista inedita a Pasolini, registrata a Stoccolma, il 30 ottobre 1975. Il testo integrale è pubblicato sul nuovo numero dell' Espresso. Lei è stato scrittore, lo è ancora. Come ha deciso di fare cinema? «La cosa ha radici lontane. Quando ero ragazzo, avevo 18-19 anni, per un momento ho pensato di fare il regista.

Poi è venuta la guerra e questo ha tagliato per lunghi anni ogni possibilitàe ogni speranza.E poi ci sono state delle circostanze: dopo che ho pubblicato il mio primo romanzo, Ragazzi di vita, che ha avuto successo in Italia, sono stato chiamato per fare delle sceneggiature. Quando ho girato Accattone era la prima volta che toccavo una macchina da presa. Non aveva fatto mai neanche una fotografia e neanche adesso so fare una fotografia». Lei preferisce attori non professionisti. Come lavora? Cerca un ambiente e quando trova quello poi sceglie le persone? «Non è esattamente così. Se io faccio un film di ambiente popolare, prendo gente del popolo, cioè non professionisti, perché credo sia impossibile per un attore borghese fingere di essere un operaio o un contadino. Suonerebbe falso in modo intollerabile. Se invece faccio un film d' ambiente borghese, poiché non posso chiedere a un ingegnere, un medico o un avvocato di venire a fare l' attore per me, prendo attori professionisti. Naturalmente parlo dell' Italia e dell' Italia di dieci anni fa. Se fossi in Svezia probabilmente prenderei sempre degli attori perché non c' è più differenza tra un borghese e un operaio in Svezia. Parlo di un fatto fisico. In Italia c' è una differenza come tra un bianco e un nero». Nei suoi ultimi film non ci sono elementi religiosi, giusto? «Non sono tanto sicuro che non ci fossero elementi religiosi nei miei ultimi film. Nelle Mille e una notte c' era anche una specie di afflato religioso in tutto il film. Non c' era religiosità confessionale, temi religiosi diretti ma una situazione di mistero e di irrazionalità c' era. Tutto l' episodio di Ninetto, che è la parte centrale delle Mille e una notte ...». Ha partecipato al dialogo fra cattolici e marxisti in Italia? «Non ci sono più i marxisti e i cattolici in Italia, non ci sono più cattolici in Italia». Ci spieghi allora come è la situazione. «In Italia è avvenuta una rivoluzione ed è la prima nella storia italiana perchéi grandi Paesi capitalistici hanno avuto almeno quattroo cinque rivoluzioni che hanno avuto la funzione di unificare il Paese. Penso all' unificazione monarchica, alla rivoluzione luterana riformistica, alla rivoluzione francese borghese e alla prima rivoluzione industriale. L' Italia invece ha avuto per la prima volta la rivoluzione della seconda industrializzazione, cioè del consumismo, e questo ha cambiato radicalmente la cultura italiana in senso antropologico. Prima la differenza tra operaio e borghese era come tra due razze, adesso questa differenza non c' è già quasi più. E la cultura che più è stata distrutta è stata la cultura contadina, che allora era cattolica. Quindi il Vaticano non ha più alle spalle questa enorme massa di contadini cattolici. Le chiese sono vuote, i seminari sono vuoti, se lei viene a Roma non vede più file di seminaristi che camminano per la città e nelle ultime due elezioni c' è stato un trionfo del voto laico. E anchei marxisti sono stati cambiati antropologicamente dalla rivoluzione consumistica perché vivono in altro modo, in un' altra qualità di vita, in altri modelli culturali e sono stati cambiati anche ideologicamente». Sono marxisti e consumisti al contempo? «C' è questa contraddizione, tutti coloro che sono sia dichiaratamente marxisti, sia che votano per marxisti sono al tempo stesso consumisti. Non soltanto, ma il Partito comunista italiano ha accettato questo sviluppo». Ma quando parla di marxisti parla del Partito comunista o di altre fazioni? «Ma sì, dei comunisti, socialisti, degli estremisti. Per esempio gli estremisti italiani gettano delle bombe e poi la sera guardano la televisione, Canzonissima, Mike Bongiorno». Le società di classe c' è ancora? «Le classi ci sono ma - è questo il punto originale dell' Italia - la lotta di classe è sul piano economico, non più sul piano culturale. Adesso la differenza è economica tra un borghese e un operaio, ma non c' è più differenza culturale fra i due». E il nuovo movimento fascista? «Il fascismo è finito perché si appoggiava su Dio, famiglia, patria, esercito, tutte cose che adesso non hanno più senso. Non ci sono più italiani che di fronte alla bandiera italiana si commuovono». C' è un disfacimento comunque della società italiana di oggi, vero? «Considero il consumismo un fascismo peggiore di quello classico, perché il clerico-fascismo in realtà non ha trasformato gli italiani, non è entrato dentro di loro. È stato totalitario ma non totalizzante. Solo un esempio vi posso dare: il fascismo ha tentato per tutti i vent' anni che è stato al potere di distruggere i dialetti. Non c' è riuscito. Invece il potere consumistico, che dice di voler conservare i dialetti, li sta distruggendo». Faccia una profezia, sia Tiresia. C' è speranza nel futuro? «Dovrei fare Cassandra più che Tiresia. Ho chiesto oggia dei ragazzi svedesi con cui ho parlato, ho fatto loro questa domanda: voi vi sentite ancora più vicini alla civiltà umanistica o vi sentite già dentro la civiltà tecnologica? E mi pare che loro abbiano risposto, piuttosto tristemente, che si sentono la prima generazione di una trentina di generazioni diverse da quello che è stato fino adesso. E per concludere. Tutto quello che ho detto, l' ho detto a titolo personale. Se voi parlerete con altri italiani vi diranno: "Quel pazzo di Pasolini"»

 

Così Pasolini previde l'Italia di B.

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Il consumismo che stava già provocando una mutazione antropologica. Il potere della tivù. Il sogno di diventare tutti miliardari. Lo scrittore ne parlò tre giorni prima di morire, a Stoccolma, In una conversazione ora avventurosamente ritrovata. Eccola

Il ricordo Quel giorno di Ognissanti

 

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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