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Un’Italia razzista e senza cuore
Mercoledì 21 Dicembre 2011 08:32

Un’Italia razzista e senza cuore, i problemi della giustizia e delle carceri, le perplessità sul pacchetto Monti, i ricorrenti mali del Sud…

Dati i drammatici problemi che vive l’Italia e visto che anche LucidaMente in questo mese ha affrontato temi tutt’altro che leggeri, iniziamo da ciò che dovrebbe rappresentare la conclusione di un editoriale di fine anno: gli auguri ai lettori di felici e serene festività. Anche se, purtroppo, trascorrere felici e serene festività, di questi tempi, appare più come una speranza astratta, un auspicio abitudinario, forse vacuo, rispetto alla realtà che ci circonda, a una povertà sempre più diffusa, aggravata da una violenza e inciviltà di cui è indicazione l’orrore di Firenze, con uno dei molti italiani intolleranti che fa quello che in tanti – dicono in giro – vorrebbero fare: sparare ai “diversi”. Nel caso in questione, a innocenti ambulanti senegalesi.

Sottovalutare quanto accaduto a Firenze come semplice atto di un folle significa non volersi accorgere che si tratta della punta dell’iceberg di un Paese che negli ultimi venti anni ha compiuto molti passi indietro sul piano della cultura, dell’istruzione, della convivenza civile, della tolleranza. Ancora: non abbiamo percepito una grande commozione e solidarietà da parte dei mass media nei confronti delle vittime senegalesi. Sembra che anche stampa e tv considerino quei morti di serie B. Come quei disperati sui barconi alla deriva nel Mediterraneo, uomini, donne, bambini, la cui morte non interessa, né commuove. Sono, al massimo, numeri, non esseri umani. Un’Italia che si emoziona – giustamente – alla vivisezione dei cani beagle nel Bresciano, che segue per mesi i casi di efferati assassini, tra morbosità e sete di giustizia (o vendetta?), ma perde di vista il vicino, il concreto, l’umanità che sbarca da noi.

Una schizofrenia che si materializza in questi giorni di feste intese ancora, in modo folle, come mero consumismo, necessità di apparire. Per cui abbiamo spot superficiali, trasmissioni televisive stupide, come se nulla stesse accadendo attorno, in Italia. Quindi, anche tra la gente, parole, frasi, conversazioni, che appaiono irreali, stili di vita che intristiscono per la loro falsa gioia esteriore, che nasconde vuoto, aggressività incivile e angoscia.

La nostra rivista, confortata dal raddoppio di contatti e pagine lette registrato negli ultimi sei mesi, cioè da quando ha rinnovato struttura e veste grafica, continua, nel proprio piccolo, a compiere un’opera di sensibilizzazione, di denuncia, di risveglio – La Squilla – delle coscienze. E mai come in questo mese abbiamo immesso on line una tale mole di articoli, interventi, recensioni, che sarà impossibile citare totalmente. Il numero 72 si è concentrato su due “focus”: quello – tra i più cari a LucidaMente – della questione giustizia/carceri e quello della “stangata” Monti.

Nei penitenziari ialiani, oltre ai detenuti, a causa del sovraffollamento e della mancanza di azioni adeguate di rieducazione e reinserimento sociale dei carcerati, vivono disagi e sofferenze anche gli agenti di polizia penitenziaria. Per questo Francesca Gavio ha intervistato uno dei leader sindacali della categoria, per parlare di Quegli altri uomini dentro le prigioni. Carmelo Musumeci ne L’ergastolano e il ministro ha descritto la situazione vissuta da un detenuto anziano e ammalato e ha indirizzato una lettera di aiuto al nuovo guardasigilli, Paola Severino, affinché intervenga sul dramma carcerario. E forse qualcosa si è mosso. La nostra rivista ha permesso a R.S. di Como di narrare liberamente la sua straziante vicenda di innocente per anni in carcere, per di più con un’infamante accusa: «Io e la giustizia italiana: dalla condanna per pedofilia all’assoluzione». E tanto più facili sono gli errori giudiziari quanto più i tribunali sono intasati da processi e cause in corso. Nicola Marzo indica una strada per sfoltire tempi e limitare sprechi e costi: Conciliazione giudiziale, una questione di cultura, una necessità civile. E, nei casi estremi, come far ascoltare le proprie ragioni? Viviana Viviani – partendo dal caso di una blogger egiziana – ci racconta di Quando spogliarsi diventa una forma di protesta.

L’altro focus ha riguardato la crisi economica e i provvedimenti assunti dal nuovo presidente del Consiglio, Mario Monti. Misure che, almeno per ora, sembrano non toccare gli interessi “forti”, tra cui quelli della Chiesa cattolica. Ecco, dunque, una serie di articoli critici sulla manovra: Giuseppe Licandro, Serviranno all’Italia “lacrime” e “sangue”?; Franco Pinerolo, Il pacco natalizio del nuovo governo; Ezio Pelino, Monti non tocca le caste; Tullio Marra, Partitocrazia: tocca ai cittadini; Rino Tripodi, Tasse e sacrifici: madonna ministra Fornero piange, la Madonna cattolica mai. Anche se, a onor del vero, occorre affermare che vedere nella carica di ministri persone “normali” e non più una corte e un manipolo di caricature di mascalzoni e corrotti, volgari e aggressivi, ci fa sentire un po’ più sereni. È sufficiente un po’ di “normalità” per renderci conto del degrado in cui eravamo precipitati. Non è trascorso un mese, ma sembra siano passati secoli e ci sia spostati anche geograficamente, di anni luce, dall’Italia di Berlusconi.

L’immagine che apre questo editoriale, con un vagone ferroviario rovesciato e gente in soccorso delle vittime, potrebbe essere il simbolo dell’Italia peggiore. Quella “scassata”, quella della cattiva amministrazione, delle malversazioni, del disprezzo per i cittadini, per la povera gente, e per le loro vite. Purtroppo, non è una ricostruzione o una vignetta satirica. È una delle rare foto del disastro ferroviario avvenuto esattamente cinquanta anni fa, il 23 dicembre 1961, presso Catanzaro. Settantuno i morti, soprattutto studenti il giorno prima dell’inizio delle vacanze natalizie. Abbiamo cercato di ricostruire personalmente la vicenda del più tragico disastro ferroviario italiano. E l’abbiamo collegata – in LM MAGAZINE n. 21 – al sostanziale abbandono, dissesto e degrado complessivo del nostro Meridione con il contributo di Fabrizio Bensai Sicilia, l’isola che (per Trenitalia) non c’è e con la recensione da parte della Viviani Così vicini (prima), così lontani (dopo) dell’ennesimo libro che rianalizza l’Unità d’Italia 150 anni dopo, stavolta puntando sulle statistiche economiche. Gianvito Piscitiello, invece, la butta in satira, mettendo alla berlina quel movimento che tanta parte ha avuto nel degrado civile (leggi corruzione, accordi sottobanco e interessi privati) e culturale (leggi intolleranza e razzismo) dell’Italia e nella crisi economica, e che oggi cerca di ritrovare la propria verginità, ma “Il miglio verde” della Lega Nord non diverte più…

Infine, come nello scorso mese, ci sembra opportuno concludere l’editoriale con il ricordo di una persona che non c’è più. Abbiamo chiesto Un rispettoso silenzio per Lucio Magri, per la sua vita privata, per le sue scelte personali. Tuttavia, che un cittadino italiano non debba trovare pietà e aiuto nella propria patria, a causa dell’ipocrisia e del bigottismo imperanti, stimolerebbe varie considerazioni. Così abbiamo ospitato un commento quasi poetico, quello di Paolo Tranchina: Lucio in the sky come Chirone.

L’immagine: foto del disastro ferroviario della Fiumarella del 23 dicembre 1961.

(LucidaMente, anno VI, n. 72, dicembre 2011)

Scritto da Rino Tripodi   
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