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IL PRESEPE
Mercoledì 21 Dicembre 2011 08:42

presepe_di_casa_2011

Il presepe

Era mia intenzione scrivere poche righe cercando di fare il punto sull'attività di questo anno e su come ci si sta predisponendo per affrontare il prossimo.

La fatica di procedere con fluidità sui tasti del computer mi dà conto della momentanea incapacità di prendere le distanze dalla pienezza di questo momento, mi arrendo quindi all'evidenza di non riuscire proprio a disgiungere l'intimità del Natale dal contesto sociale che lo attanaglia e di certo non a causa dell'esiguità dei regali o della sobrietà delle feste a cui siamo costretti dalla crisi economica.

La provocazione che mi ha distratto parte dall'aver rivisto, alcune sere fa, un amico prete toscano che ogni anno a Natale, di fianco all'altare della sua parrocchia, si inventa il presepe a modo suo. Il primo anno decise di fare il presepe dentro la carcassa di una panda perché era il momento della crisi della Fiat in Sicilia; un altro anno portò una barca per ricordare tutte le stragi di uomini e donne nel mare di Lampedusa; poi fu la volta, al tempo delle ordinanze di allontanamento, dei due presepi: uno tradizionale ma senza Gesù bambino ed uno evangelico, dove c'erano un barbone, una prostituta e un venditore ambulante, come a dire che non c'è Natale senza accoglienza o che Gesù non nasce nelle città dell'intolleranza. Lo scorso anno infine, nel periodo della crisi e del taglio del fondo sociale, sul presepe pose uno striscione di tre metri con su disegnati tre bombardieri F-35 e sopra Gesù bambino; c'era anche una preghiera che accompagnava il presepe: "Caro Gesù bambino, se crescendo sarai povero non avremo soldi per aiutarti, se sarai disabile non potremo assisterti, se vorrai andare a scuola non ci sarà chi ti aiuta, se avrai bisogno di un sostegno sociale non lo troverai... però ti possiamo regalare un bel F-35 così magari potrai dichiarare una guerra preventiva a Erode!"

Provocazioni da custodire, attualità stringenti che costringono a pensare che non c'è astrazione, che la realtà del presente se coinvolge qualcuno coinvolge tutti e che la porta è stretta anche per gli spazi più profondi della dimensione personale.

Così forse questi sono i giorni in cui si può cogliere la possibilità di un risveglio della coscienza civica di ciascuno, nella speranza che sia patrimonio comune l'inadeguatezza assoluta di un bambino che pur sentendosi italiano per un'assurdità di legge non lo è; come pure che la reclusione e l'espiazione della pena non generano riabilitazione sociale se non c'è rispetto della dignità della persona, perché l'uomo è un uomo e non la sua colpa.

Ma devono pur essere, ormai senza ogni dubbio, i giorni della consapevolezza condivisa che l'Italia si salva se davvero, nelle scelte e nei fatti, sono praticate giustizia ed equità, sapendo che solo nel recupero della fiducia vicendevole si può ricostruire la speranza e con essa il futuro del Paese.

Buon Natale e Buon Duemiladodici

Teresa Marzocchi  Assessore alle Politiche sociali-Regione Emilia-Romagna

Gentile assessore alla solidarietà, leggiamo con attenzione le newsletter che invia, i temi che tratta sono dentro di noi da sempre. I tempi che stiamo vivendo sono molto difficili, angoscianti, provengo da una famiglia numerosa del Sud d'Italia,l'infanzia è stata difficile e dolente, gli anni cinquanta sono stati terribili,solo le feste natalizie attese e desiderate portavano un po di gioia, la famiglia raccolta intorno al braciere,in attesa che scoccasse la mezzanotte, il gioco della tombola, ogni numero un detto popolare,  così via fino al suono delle campane. Uno dei momenti più belli era quando tiravamo fuori dalla cantina gli scatoloni con dentro tutto il presepe. I personaggi, pupazzi bellissimi, in terracotta dipinti a mano, le casette fatte da noi con il sughero e dipinte con l'anelina, la carta delle montagne, fogli da imballaggio spruzzati con la pompetta del flit ( il prodotto americano per uccidere le mosche). Un anno appena terminato il presepe ebbi la felice idea di illuminare la grotta  con una candela, in un attimo il fuoco distrusse tutto. Conserviamo con le mie sorelle ancora i pupazzi anneriti dal fuoco in ricordo di un'epoca fatta di povertà e di sogni. Gentile dott.ssa Mazzocchi, l'angoscia e la paura è di dover tornare in dietro di tantissimi anni, ma oggi è peggio, perchè allora c'era la possibilità di trovare il lavoro al Nord, oggi non più. La politica, i politici( non tutti) invece di pensare al Paese, hanno dissipato con la parte più irresponsabile e qualunquista  il benessere conquistato al prezzo di dure lotte sociali. Ero ragazzo e ricordo perfettamente il volto di Di Vittorio, i lineamenti del guerriero, io di Foggia e lui di Cerignola,mentre  guidava i braccianti alla conquista delle terre lasciate incolte dai latifondisti. E' molto bella la storia del prete, una parabola del Vangelo. 

Mario Arpaia

Scritto da Teresa Marzocchi Assessore alle Politiche sociali-regione Emilia-Romagna   
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