Iscriviti alla Newsletter:
Il Futuro è la Pace
Home Notizie L'articolo 18 non è un tabù
L'articolo 18 non è un tabù
Lunedì 26 Dicembre 2011 20:28

raffa_es

Riformare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, per il ministro del lavoro Elsa Fornero un'eventualità da considerare all'insegna del confronto e dell'equità sociale, per i sindacati e i leader di sinistra, Nichi Vendola in testa, un tabù intoccabile.

Licenziare un lavoratore soltanto in presenza di giusta causa o alla luce di un giustificato motivo è indubbiamente una regola di civiltà oltre che una grandissima conquista dei lavoratori. Ciò che però stride in maniera drammatica con l'attuale temperie è il contesto decisamente diverso in cui quei diritti maturarono. Gli anni 70' del secolo scorso non hanno nulla in comune con la situazione attuale. I dati sulla disoccupazione giovanile sfiorano il 10 per cento, l'avere un contratto per chi entra nel mercato del lavoro, anche a tempo determinato, è un privilegio di pochi, l'occupazione a vita poi è una chimera riservata a pochissimi "fortunati".

Totalmente diverso anche il contesto macroeconomico.

Gli anni che attraversarono e seguirono la rivoluzione del 68' furono decenni di prosperità; l'Italia reduce dai disastri dei conflitti mondiali, si scopriva per la prima volta nazione e cresceva, sebbene con difficoltà, a ritmi notevoli. Un dato su tutti, nel 63' il debito pubblico italiano rispetto al prodotto interno lordo era del 29 per cento, l'anno scorso ha sfiorato il 120 per cento.

La dignità dei lavoratori non ha prezzo e nessun dato economico per quanto allarmante, potrà mai scalfirla, è il pensiero in estrema sintesi dei fautori dell'intangibilità dell'articolo 18, tesi affascinante ed a prima vista persino condivisibile ma è davvero così? A cosa condurrà il l'utopismo al massacro di chi per tutelare i lavoratori di oggi nega pregiudica i diritti dei loro figli?

Confrontarsi in maniera civile, rinunciando e chiedendo rinunce alla controparte non può che essere il primo passo per cercare di ridare nuovo slancio e crescita all'economia.

Impossibilità assoluta o quasi di licenziare da parte delle aziende e chiusura totale alle assunzioni dei giovani, è il quadro disastroso con cui quotidianamente ci ritroviamo a fare i conti.

Non è civile ed è senz'altro indegno per una moderna democrazia mettere in discussione diritti quesiti da decenni ma lo è altrettanto e forse ancor di più negare un futuro lavorativo ai tanti che un lavoro non l'hanno mai avuto.

Il presente non ci appartiene, esso è solo un prestito che riceviamo dalle generazioni future. E' una lezione troppe volte inascoltata e che varrebbe finalmente la pena di riscoprire.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
PDF
Stampa
E-mail
 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna