Mercoledì 28 Dicembre 2011 21:11 |
Da oggi per tre puntate parleremo dell'esperimento di Philip Zimbardo, uno psicologo statunitense. Un esperimento il suo stesso inventore perse totalmente il controllo, tanto che, a raccontarlo oggi, sembra quasi un prodotto di fantasia (da qui la scelta di trattarlo come tale dividendolo in tre puntate e lasciando di volta in volta un po' di... suspence). Invece è tutto vero, anzi si è deciso di sorvolare su alcuni particolari delle punizioni corporali, troppo scabrosi. Prima di iniziare con la descrizione dell'esperimento vorrei ricordare la mia teoria sul ruolo e il personaggio (in quanto tale esperimento ne fu in parte ispiratrice), ovvero come il ruolo sia più o meno socialmente definito, mentre il personaggio sia più o meno liberamente scelto. In termini più pratici, il ruolo è ciò che si è per la società e il personaggio è come lo si mette in atto. In questo esperimento potrete quindi notare i seguenti punti (spesso in vario modo trattati nei miei articoli): - L'importanza delle interazioni nello sviluppo dei ruoli e dei personaggi; - Come possa essere estremamente rapida l'entrata nei ruoli e nei personaggi; - Come l'entrata nei ruoli e nei personaggi sia estremamente stereotipata dalla cultura di appartenenza; - Come i ruoli e i personaggi influenzino le decisioni e i comportamenti dell'individuo; - Come i ruoli assunti possano dare vita a nuovi personaggi, ma anche come i propri personaggi possano dare vita a nuovi ruoli; - Come ruoli e personaggi si influenzino continuamente e vicendevolmente; - Come i ruoli e i personaggi possano talvolta diventare pericolosi e incontrollabili. A questo punto non ci resta che passare all'incredibile esperimento. http://www.goleminformazione.it/commenti/violenza-carcere-ruoli-esperimento-stanford.html |
Scritto da Dalila Liguoro |