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Tirare i botti ed evadere le tasse
Domenica 01 Gennaio 2012 15:57

botti

la casa sventrata di Roma

di MASSIMO RAZZI

C'è qualcosa di strano, di terribile e anche di molto attuale rispetto ai tempi che stiamo vivendo in questa vicenda dei botti di Capodanno. Duemila sindaci, per motivi di civiltà (ma anche di spesa) decidono di vietarli. Dappertutto (e da anni) si cerca di far capire all'intero Paese che sarebbe meglio smetterla perché lo spreco di vite umane (a parte i morti, molti si rovinano davvero la vita o la rovinano al prossimo per un petardo) non vale davvero un po' di chiasso a mezzanotte di San Silvestro. Risultato: un paio di morti e diverse centinaia di feriti. Più o meno gli stessi numeri degli anni scorsi.

Che questi dati siano spaventosi basta chiederlo a chi ha avuto un figlio con una mano spappolata per un botto o a chi ha visto trasformarsi in un attimo la festa in tragedia. Perché questo sia anche strano e attualissimo, merita, forse una riflessione.

Strano perché, a ben vedere, non c'è nessun motivo al mondo perché in un Paese civile si debba tirare petardi a Capodanno. O meglio, può anche andare benissimo l'idea di fare un po' di chiasso, se questo chiasso non fosse così pericoloso. Usare, trombe, sirene, vuvuzelas o musica rock sparata a tutto volume genererebbe altrettanto casino senza rischi per nessuno. Invece niente: bisogna sparare i botti. Provate a chiedere a chi ogni anno, spende centinaia o migliaia di euro per comprare rauti, bombe Bin Laden o di Maradona, missili terra-aria e via dicendo. Provate a guardarlo in faccia e chiedergli: "perché?". Se è un bambino vi dirà (e si può anche capirlo) che "è bello". Se è un adulto proverà ad aggiungere che è la tradizione, che "siamo italiani e a Capodanno ci piace fare chiasso" e via banalizzando. Nulla di più e di più convincente.

Si dirà: è come fumare che va venire il cancro, la gente, in fondo, lo fa senza un motivo. Sì ma lì c'è un assuefazione chimica o psicologica che complica non poco la questione. Qui non c'è proprio nessuna spiegazione logica. Tirare i botti a Capodanno (e perché non tutti gli altri giorni dell'anno se è divertente?) non è molto diverso da prendere la macchina o la moto e spararsi a 150 all'ora per le vie del centro di una grande città. Anche in questo caso il divertimento è garantito (provate con un videogioco) e il rischio è appena un po' superiore... Eppure, anche quest'anno, nonostante divieti e raccomandazioni moltissimi non hanno resistito alla tentazione... e molti si sono fatti male. Anche molto male.

E qui sta l'aspetto attuale, tutto italiano e anche un po' "politico" di queste vicende. Non sarà giusto paragonare cose di diverse dimensioni e peso, ma forse alla radici di molti mali dell'Italia c'è un po' lo stesso atteggiamento. Credo davvero che, in fondo, fatte le debite proporzioni, chi tira i botti si comporta un po' come chi non paga le tasse. All'insegna del "a me cosa me ne frega". Ed è un po' questo l'atteggiamento che continua ad avere troppo spazio nel nostro Paese, è questo che Napolitano ci ha ricordato nel suo discorso di ieri sera. E' questo che (con tutte le critiche di merito che gli si possono rivolgere) sta cercando di fare il governo Monti. Dopo anni di "tanto a me che me ne frega", qualcuno ci sta ricordando che un Paese civile si regge su parole come "responsabilità", "solidarietà", "competenza", persino "civismo". Parole che contrastano frontalmente con l'atteggiamento mentale e culturale di chi tira i botti, di chi non paga le tasse, di chi pensa che si possa continuare a vivere sdraiati nei propri privilegi, di chi ritiene che si possa stare in una comunità fregandosene del prossimo.

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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