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Parola d'ordine:dimenticare i grandi
Domenica 01 Gennaio 2012 19:18

raffa_es

Caro Mario,

A te e tutta l'associazione i miei più sentiti auguri di un buon 2012.

Tra il vivere la realtà con lucido pessimismo e l'illudersi con un superomismo sciatto e miserevole gli italiani la loro scelta l'avevano già fatta da tempo. L'ultima conferma se ancora ce ne fosse stato bisogno è giunta nel giorno di Natale.

La morte di Giorgio Bocca partigiano prima e giornalista poi, per oltre sessant'anni non è stata certo un'ingiustizia del destino, 91 anni è un'età più che consona per passare a miglior vita, ma ci ha regalato l'ennesimo spaccato di cosa sia l'Italia di oggi.

Pochi mesi orsono abbiamo assistito per settimane alla santificazione di un ragazzo simpatico e spregiudicato, Marco Simoncelli, i cui unici meriti nella vita erano stati quelli di sfidare la sorte sfrecciando ad oltre 300 chilometri orari in sella ad una moto. Folle piangenti di uomini e donne stretti in chiesa attorno al feretro accanto al quale era stata posizionata un ciclomotore pronto a reboare per il piacere dei presenti e di chi non c'era più. Trasmissioni televisive e servizi speciali su quotidiani e settimanali hanno fatto da padroni per settimane, unico denominatore: il narcisismo esasperato di un giovane cresciuto a pane e superomismo alla carlona.

Qualche servizio durante i telegiornali della sera e poche pagine sui giornali; perfino "L'Espresso" il settimanale su cui ha scritto per decenni fino ad un mese prima della morte, ha creduto opportuno non dedicargli la copertina. Il Bocca, non amava di certo la retorica e forse gli è andata bene anche così, ma a noi attori e spettatori dell'attuale temperie francamente no.

Relegare nel dimenticatoio l'esistenza di chi per una vita intera si è battuto per la libertà è un delitto che nessuna società civile dovrebbe mai commettere.

Ha combattuto gli ultimi scampoli del regime fascista, ha raccontato i vizi e le virtù degli italiani che amava e proprio per questo ne disprezzava gli aspetti caricaturali, ha lavorato con grande onestà intellettuale fino a pochi giorni prima della sua morte eppure se si chiede a molti giovani chi sia stato Bocca ti risponderanno con un vago "non so".

Totalmente diverso se li si interrogherà sull'ultimo vincitore del grande fratello o sul campione di turno che sfidando la morte e qualsiasi buon senso è passato a miglior vita.

Ebbi l'onore di incontrare Bocca a casa sua quasi un anno fa, il pessimismo e la disillusione per una società incorreggibile erano le stesse di quelle lette mille volte nei suoi articoli, l'insegnamento che più di altri mi trasmise però è che non bisogna mai smettere di indignarsi, neanche a 90 anni suonati.

Ed è per questo che dico ancora una volta no ai cantori dell'effimero che in nome dell'edonismo calpestano ciò che nella vita realmente conta: la dignità, la coerenza e l'onestà intellettuale.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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