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Minacce per Tizian, giornalista antimafia vive sotto scorta, il web si mobilita
Mercoledì 11 Gennaio 2012 15:58

Tizian

Gli occhi della criminalità organizzata sul giovane pubblicista. L'associazione Dasud lancia la campagna "Io mi chiamo Giovanni e faccio il giornalista", si moltiplicano gli interventi sui social network. E lui alla Gazzetta di Modena: "Troverò il modo di continuare a fare questo mestiere". Suo padre fu ucciso dalla 'ndrangheta in Calabria di TIZIANO TONIUTTI

Minacce per Tizian, giornalista antimafia vive sotto scorta, il web si mobilita Giovanni Tizian

MODENA - Ha ventinove anni Giovanni Tizian, e fa il giornalista a Modena 1. E' laureato in criminologia e si occupa di mafia, scrive di infiltrazioni criminali nell'amministrazione pubblica in una delle regioni più virtuose d'Italia. Dal 2006 indaga e pubblica per la Gazzetta di Modena 2, giornali e siti web che dedicano attenzione all'argomento come Narcomafie e Linkiesta.

Per la sua attività, da due settimane Giovanni vive sotto scorta, 24 ore al giorno. Perché come lui, pubblicista e precario, si occupa di mafia a tempo e orario indeterminato, così la criminalità si interessa di lui. Al punto che la sua vita è cambiata radicalmente, allo stesso tempo sotto l'occhio della mafia e quello della vigilanza ininterrotta della polizia.

Una condizione per cui il web si mobilita: "#Giovanni Tizian" e #nonlasciamolosolo diventano argomento di rilievo sui social network: "Mi chiamo Giovanni Tizian 3" è il titolo della campagna per difendere Giovanni lanciata da Dasud. "Io mi chiamo Giovanni Tizian e faccio il giornalista" dicono tweet e post su Facebook. Gli utenti del web che solidarizzano con Tizian prendono simbolicamente il suo nome e il

suo mestiere, lo adottano per stringere attorno al giornalista un cordone sanitario e protettivo ulteriore.

La storia di Tizian con la mafia non inizia sui tasti del computer e nei dossier delle procure, ma quando il padre, Peppe Tizian, viene ucciso dalla Ndrangheta, a Bovalino. Giovanni aveva 7 anni e lo aspettava a casa, il papà era funzionario in banca. Gli spararono con la lupara, sulla via del ritorno. "Io lo aspettavo, era ormai ora di cena, ma non arrivava. Mia madre mi disse che aveva avuto un incidente, in qualche modo cercava di attutire il colpo...", racconta Giovanni. "Dopo cinque anni ci siamo trasferiti a Modena, per cercare di ricostruire la tranquillità e la serenità che non avevamo avuto in Calabria". E a Modena Tizian ha trovato un modo per iniziare la sua lotta, fatta di inchieste e dossier. Fino a pubblicare un libro, "Gotica", pagine fitte con nomi e cognomi, documenti e testimonianze su come Camorra, Ndrangheta e la mafia siciliana abbiano intessuto al nord delle fittissime reti economiche, coperte da attività pulite. Forse è proprio il libro ad aver accentuato l'attenzione dei clan su Giovanni. Ma al momento, l'unica sicurezza è la presenza della scorta nella sua vita.

INCHIESTA: I GIORNALISTI MINACCIATI 4

Come racconta Tizian alla Gazzetta di Modena, al momento nelle sue giornate non c'è molta serenità. "Si creano situazioni strane. Se vado al market, mi accorgo di avere fretta inspiegabile. Non riesco neppure a pensare alle cose che devo comprare... A volte poi ho la sensazione di abusare dei ragazzi della scorta, che sono bravissimi. Però se voglio andare a mangiare una pizza con la fidanzata o gli amici, io devo viaggiare su una macchina, loro su un'altra... ". La famiglia lo sostiene, da sempre. "Cercano di starmi vicino e di non farmi pesare questa situazione. Mia madre è perfettamente consapevole di ciò che mi sta accadendo, anche per quello che ha già passato. Ha una grande forza e cerca di trasmettermi tranquillità. Lo ha sempre fatto».

Ma in un mondo che nel male e nel bene improvvisamente gli si stringe addosso, Giovanni Tizian pensa alla sua missione, scrivere di mafia: "Cerco di trovare il modo di continuare a fare questo mestiere, e sono sicuro che lo troverò. Non ho quella libertà di movimento che mi servirebbe, ma mica ci rinuncio. Non penso che un giornalista possa cambiare il mondo, ma credo nell'utilità sociale del mestiere di giornalista".

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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