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L'INDIFFERENZA DEI GIOVANI
Domenica 29 Gennaio 2012 16:19

I_colori_della_vergogna

"Stamani a scuola a mezzogiorno hanno suonato la campanella, si ricordava l'Olocausto, ero in classe e alcuni ragazzi sono scoppiati in un riso irrefrenabile. Che delusione". A dirlo è una professoressa alle soglie della pensione, una vita dedicata all'insegnamento e alla trasmissione di un sapere che attraverso le nozioni scolastiche insegnasse a diventare uomini. E' venerdì 27 gennaio e si celebra la giornata mondiale per le vittime del peggiore abominio commesso dall'uomo: lo sterminio di circa sei milioni di ebrei compiuti dal regime nazista durante la seconda Guerra Mondiale.

Il culto della memoria ed il sacro fuoco dell'indignazione sentimenti totalmente estranei alle nuove generazioni abituate a soggiacere al presente e a rimandare il futuro in un giogo infernale che umilia e distrugge il concetto stesso di umanità.

Basta guardarli negli occhi i ragazzi di oggi per capire che in fondo il passato per loro è un concetto inesistente. Perennemente chini sui loro smartphone o tablet in grado di registrare e filmare qualsiasi avvenimento della vita è come se ad andare in stand-by fosse la loro mente.

Che senso ha cercare di imparare e capire quando c'è qualcos'altro che lo fa per me?

Ricordare un tempo significava anche raggiungere i luoghi dell'orrore, i campi di concentramento, in auto o in treno. A volte i giorni che occorrevano per poter osservare da vicino il volto oscuro del male erano occasione di riflessione, oggi con l'aereo in una manciata di ore si è già lì perdendo però per sempre il profondo valore del viaggio e del ricordo.

Tempo fa mi imbattei in un articolo sullo sterminio degli ebrei. Ciò che più mi è rimase impresso nella mente fu la descrizione di una delle tante barbarie a cui gli internati erano costretti ad assistere. Su di un palo era appeso penzoloni il cadavere di un uomo; era stato giustiziato non prima di aver subito atroci torture, tutto intorno i suoi compagni di sventura erano costretti a girarvi in cerchio. Qualcuno chiese: "dov'è Dio?". Qualcun altro rispose: "Forse è lì, in quell'uomo a testa in giù".

Quando lessi commosso quelle righe, circa dieci anni orsono, avevo vent'anni, presso a poco la stessa età di chi oggi allo squillo simbolico della campanella non trova di meglio da fare che scompisciarsi dalla risate.

Raffaele de Chiara

raffa_es

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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