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Lusi, dubbi sulla Margherita spesi 7 milioni dopo avere chiuso
Giovedì 02 Febbraio 2012 07:16

Lusi

I revisori nel 2011 parlarono di "contabilità regolarmente tenuta". Acquistato per due milioni l'immobile di un componente del cda dell'organo del partito Europa di CARLO BONINI

Lo leggo dopo

Lusi, dubbi sulla Margherita spesi 7 milioni dopo avere chiuso Luigi Lusi

ROMA - Espulso ieri dal gruppo Pd (e verosimilmente presto anche dal partito), Luigi Lusi si dimette dalla carica di vicepresidente della commissione bilancio del Senato, ma non da quella di componente della giunta per le immunità. Incassa un primo rifiuto dalla Procura a una proposta di patteggiamento di pena di 1 anno, perché ritenuta troppo bassa. Attende di sapere di qui a qualche giorno se la sua offerta di restituzione alla ex Margherita di 5 dei 13 milioni di cui si è indebitamente appropriato sarà, come pure sembra probabile, ritenuta congrua e chiuderà almeno la parte "contabile" della sua vicenda.

E tuttavia, se nelle sue intenzioni e in quelle dell'ex partito di cui è stato tesoriere, la stangata alla Margherita doveva restare confinata ad "affare doloroso e incomprensibile" di un solo uomo che si rivela "un debole", assumendosene per intero la responsabilità, di quella speranza, oggi, non resta nulla. L'affare Lusi interpella ormai l'intero ex gruppo dirigente del partito.

Perché questo suggeriscono le prossime mosse del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del sostituto Stefano Pesci (che si preparano ad ascoltare nuovi testimoni). Ma, soprattutto, questo documentano i rendiconti ufficiali della Margherita nel triennio 2008-2011, che Repubblica ha consultato.

CONSULENZE TRIPLICATE

"Nessuno sapeva", "nessuno poteva immaginare", "Lusi godeva di fiducia incondizionata",

hanno ripetuto in questi giorni i maggiorenti della fu Margherita. Ebbene, il dettaglio dei rendiconti del partito per gli esercizi contabili 2008, 2009, 2010 (gli anni in cui Lusi attinge a piene mani nel patrimonio liquido del partito), così come approvati all'unanimità dall'Assemblea del Partito e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, mettono a nudo la fragilità di questa litania.

Qualche dato. Si scopre che, nell'arco dell'intero 2008, la Margherita, da pochi mesi confluita nel Pd (ottobre 2007), ha "spese elettorali e di propaganda" pari a 10 milioni 570 mila 899 euro. Che ha emesso fatture per "collaboratori e consulenze" per 792 mila 137 euro. Che il sito internet è costato 293 mila 249 euro. Mentre se ne è andato 1 milione e 128 mila euro per "viaggi, ristoranti, spese di rappresentanza".

Sono costi importanti per un partito che, di fatto, ha appena cessato di esistere. Ma in qualche modo giustificati dal regime di "separazione dei beni" con cui ha appena visto la luce il Pd. Bene, cosa accade tre anni dopo?

Nel 2010 - documentano ancora i rendiconti pubblicati in Gazzetta - la Margherita ha ancora una "disponibilità liquida" di 25 milioni 921 mila 198 euro, alimentata dal denaro pubblico dei "rimborsi elettorali". Ci si attenderebbe, tuttavia, che, a tre anni ormai dallo scioglimento, i costi di esercizio, siano ridotti al lumicino.

Certo, è vero che lo statuto del partito prevede ancora la possibilità di finanziare le iniziative dei singoli parlamentari ex margherita confluiti nel Pd. Ma è un fatto che Luigi Lusi mette a bilancio la bellezza di 3 milioni e 825 mila euro per "spese di propaganda e comunicazione". Di più, segnala tra le voci in uscita, 1 milione 634 mila 277 euro per "collaborazioni e consulenze", più del doppio di quanto speso nel 2008. Per non parlare del sito internet di un partito che non c'è più e costa la bellezza di 533 mila euro. Una bella somma, considerati anche i "rimborsi per viaggi e spese di rappresentanza" (di chi?) che toccano i 944 mila 278 euro.

L'OK DEI REVISORI

Sappiamo oggi che in quelle voci gonfiate di "consulenza" si nascondevano i 90 bonifici per 13 milioni di euro che Lusi, in un triennio, gira a se stesso attraverso la TTT srl. Ma davvero si può credere che nessuno si fosse accorto o potesse accorgersi che alcune voci di quel rendiconto erano scritte a mano libera? Il 6 giugno 2011, i revisori dei conti Giovanni Castellani, Mauro Cicchelli e Gaetano Troina scrivono nella loro relazione di accompagno al bilancio, che "il rendiconto rappresenta le risultanze della contabilità regolarmente tenuta".

Ma qualcuno, quella contabilità l'ha davvero verificata materialmente? Lusi, che non è stato in grado di produrre ai pm i giustificativi delle fatture in uscita verso la sua TTT., le ha forse mai prodotte o messe a disposizione dei revisori? I revisori le hanno chieste? Al momento non è dato saperlo. Come non è dato sapere se e come si sia mai attivato il presidente del Comitato di tesoreria del partito Giuseppe Bocci (da due giorni preferisce non rendersi disponibile alle domande di "Repubblica").

L'AMICO CANADESE

Dicono ancora alla Margherita che nulla immaginavano non solo di Lusi, ma anche delle sue società estere. A cominciare dalla "Luigia ltd" di Toronto, la società con cui l'ex tesoriere controllava la TTT srl., strumento con cui pompava denaro dal tesoretto della Margherita. E tuttavia è un fatto che l'immobile di via Monserrato a Roma, acquistato dalla TTT (e dunque da Lusi) nell'ottobre 2008 per 2 milioni e 200 mila euro fosse di proprietà di Giuseppe L'Abbate.

Un signore che Rutelli dice di "non conoscere" epperò componente del cda della società editrice di Europa, il giornale del partito. Sconosciuto a Rutelli anche Paolo Piva, l'uomo scelto da Lusi quale amministratore unico della sua TTT. "Credo si tratti - dice l'ex segretario - di un ex collaboratore di Walter Tocci, mio assessore quando ero sindaco di Roma nel '98".

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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