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Lettera aperta al Direttore della Stampa Mario Calabresi
Domenica 05 Febbraio 2012 09:53

Caro Direttore,

ci siamo conosciuti di persona il nove di maggio di due anni fa al Quirinale in occasione della Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime del terrorismo. Siamo impegnati da tempo in quell' esercizio faticoso che si chiama "memoria". Cerchiamo le verità che rompano il muro, il muro che  divide il Paese, le stragi impunite da piazza Fontana a Falcone e Borsellino passando per la tragedia di Ustica. La risposta è arrivata da un ex terrorista e si chiama oblio per legge, cancellare le tragedie, distruggere le immagini, i filmati, i libri, in pratica cancellare la storia, ammutolire per sempre i familiari delle vittime. Pensano di intimidire, di umiliare le migliaia di persone che scesero in piazza il giorno stesso delle stragi, in difesa dello Stato e  della democrazia. Il muro che schiaccia milioni di giovani a restare senza lavoro, giovani laureati con alle spalle e sulle spalle master costosissimi, far passare chi ha perso il lavoro per un viziato che lo rivuole sotto casa è un'operazione mediatica cinica e disumana. Caro direttore, di seguito la lettera denuncia di un carissimo collaboratore e amico dell' associazione, gradiremmo conoscere il suo pensiero in merito ai fatti denunciati dal dott. de Chiara.

La ringrazio e La saluto cordialmente.

Mario Arpaia

  raffa_es

30 anni ed un sogno: lavorare

La noia del posto fisso e la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che tutela dal licenziamento senza giusta causa. Il nuovo monito ai giovani italiani arriva dal Presidente del Consiglio Mario Monti: "Il posto fisso è monotono e l'articolo 18 non è un tabù". Dargli torto sarebbe quasi blasfemo, non tanto per l'autorevolezza dimostrata sul campo dal personaggio, il Nostro oltre ad essere il capo dei ministri è tra i maggiori economisti europei ma soprattutto per la disarmante logicità del suo pensiero. La disoccupazione giovanile oltre il 30%, l'economia nostrana impantanata in un guazzabuglio di interessi castali e l'inadeguatezza di una classe politica a seconda dei casi blaterante o afona, non permette alternative: la precarietà giovanile da condanna deve divenire opportunità. Il vero problema però è come in tradurre in pratica un concetto astratto di per sé validissimo.

Si parla della necessità di creare lavoratori sempre più specializzati siano essi operai piuttosto che intellettuali.

Una volta si diceva che il giornalismo non fosse una professione ma un mestiere. "A fare informazione non lo si impara nelle aule universitarie ma sui marciapiedi" E' stato il mantra di intere generazioni di cronisti.

Poi è arrivata la globalizzazione e allora via la vecchia nozione; chi dà notizie non può prescindere dall'acquisizione di un notevole substrato culturale. Il cronista del nuovo millennio non è più un mestierante ma un professionista globale. Master universitari biennali e corsi di ogni risma sono le strade più battute e quasi obbligate per chiunque voglia avvicinarsi a questo mestiere.

Dopo una laurea in giurisprudenza e due anni di formazione post universitaria dal costo di quindicimila euro, a tutti i colloqui cui ho partecipato, dai giornali di provincia fino alle testate nazionali la risposta è stata una soltanto: "C'è crisi e non assumiamo neanche con un contratto di un mese. La tua formazione? Beh, questo lavoro lo si impara sul campo, non c'è bisogno di lauree e quant'altro". Bene ho risposto tutte le volte io, sono disposto a partire nuovamente da zero, lo voglio imparare per strada questo lavoro, mi assumete come praticante?: "No".

Ho provato a propormi in tutto ma paradossalmente in alcuni settori la mia formazione è risultata quasi un ostacolo. Per alcune figure in ambito scolastico è attribuito maggiore punteggio al servizio civile e alla patente europea del computer che alla laurea.

Ciò che non va allora caro Professor Monti non sono le sue idee ma l'ipocrisia imperante che pernea la nostra società. Da lei, io inguaribile idealista, ho imparato l'indispensabilità dell'essere concreti ed il ferreo rigore della razionalità ma temo che ciò non basti per cambiare questo disastrato Paese. Volgare e perennemente schiacciata sul proprio particulare, la nostra società è destinata ad una macabra implosione. Fino a quando sarà possibile mantenere la pace sociale tra chi continua a pascersi delle proprie ricchezze e chi non è capace neanche di progettare il proprio futuro? Fino a quando sarà possibile giocare ed illudere i giovani con il trucco della formazione perenne "indispensabile" per un lavoro che poi non arriverà mai?

Oggi compio trent'anni, non ho un'occupazione né l'ho mai avuta, le collaborazioni giornalistiche che ho svolto non sono mai state retribuite, al massimo ho ricevuto una mancia di otto euro ad articolo, neanche il costo delle spese sostenute. Se mi si chiede oggi cosa faccio nella vita non so più cosa dire, rispondo soltanto non senza un pizzico di vergogna, "cerco lavoro".

Dicono che ogni sognatore diventerà cinico invecchiando.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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