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Ingiustizie in nome del Popolo Italiano
Sabato 18 Febbraio 2012 08:12

raffa_es

Ci sono storie che non si vorrebbe mai leggere, volti che si preferirebbe non incrociare mai neppure in foto, vicende che si crederebbero annoverabili solo nei cosiddetti "casi di scuola" tanto appaiono inverosimili ma non si può. Sovente la realtà supera i peggiori incubi.

Giuseppe Gullotta è un uomo di 51 anni, 22 dei quali passati in carcere. Condannato per un duplice omicidio mai commesso, Gullotta, è stato finalmente assolto lunedì scorso grazie alla tardiva confessione di un maresciallo dei carabinieri. Il militare preso dai rimorsi di coscienza ha dichiarato a distanza di oltre due decenni che le confessioni del condannato e dei suoi complici su cui si basò la sentenza di colpevolezza furono estorte con torture e violenza.

L'omicidio avvenuto nel '76 ad Alcamo Marina in Sicilia costò la vita a due Carabinieri. I reali esecutori della morte dei militari sono tutt'ora sconosciuti.

Una vita intera passata in carcere, un'esistenza distrutta ed una dignità che nessun risarcimento in denaro potrà mai restituire. Sono storie come queste che dovrebbero guadagnare le prime pagine dei mass-media ma sono altri gli argomenti di cui discutere: il festival di Sanremo, la farfallina di Belen o nel migliore delle ipotesi la demonizzazione perenne del garantismo in materia penale.

Forze dell'ordine che torturano non un colpevole, azione già di per sé squallida ancor più barbara di quella della violenza del reo perché commessa indossando una divisa, bensì un innocente.

Giudici che condannano alla morte civile chi non ha commesso alcun reato, un sistema mass mediatico silente e connivente che alla denuncia preferisce l'omertà.

"Meglio cento colpevoli in libertà che un innocente in carcere", il dubbio da preferire sempre alla certezza, l'umiltà della sete di conoscenze alla spocchia di chi crede di saper tutto e nulla invece sa; furono le prime lezioni che imparai durante i corsi di giurisprudenza all'università.

Agli strenui difensori dell'infallibilità delle forze dell'ordine, ai dispensatori di verità giudiziarie supreme ed incontrovertibili dico: quante altre storie come queste dovranno accadere perché ci si renda conto che non esiste ingiustizia peggiore di quella di uno Stato che in nome del popolo che rappresenta non solo esercita violenza ma uccide anche, nell'anima e nel corpo.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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