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Meriti premiati e dignità negate
Domenica 26 Febbraio 2012 15:44

raffa_es

...Romano Prodi diceva come Churchill:facciamo due anni di sacrifici, risaniamo i conti pubblici, poi avremo la possibilità di ridisegnare il sistema della sicurezza (welfare): Berlusconi sosteneva e mostrava l'opposto: basta con le regole, arricchitevi non importa come, fate i vostri comodi, consumate, le tasse sono un furto, la sinistra vi toglie la libertà, noi siamo la Libertà.

da Il Disagio della LIBERTA' di Corrado Augias ed. Rizzoli

Io, lavoratrice "esodata" in lacrime per Oliviero

IERI, per la prima volta da quando sono "esodata postale" ho pianto per la disperazione. Non per me o per tutti i miei compagni di sventura (circa 70 mila persone) Ma per quel povero cristo di Oliviero che sabato mattina ha lasciato la torre dove idelmente mi sentivo così vicina a lui e alla sua lotta, che è anche la nostra: la sicurezza di un futuro sicuro per tutti quelli che sperano in meglio nel momento così travagliato della nostra Italia. Anche  noi dopo 56 giorni non abbiamo ancora avuto quelle risposte eque e certe che ci erano state promesse. Con l'approvazione della mille proroghe una parte di noi sicuramente ce la farà, ma gli altri? Torniamo sulla torre, dobbiamo riuscirea salvarci tutti.

Paola Preti - Brescia 

Guadagnare sette milioni di euro in un anno e pagarne quattro di tasse. Per l'avvocato Paola Severino, ministro della giustizia, non è una colpa e non c'è nulla di cui vergognarsi. L'onestà ed il merito, secondo il guardasigilli, prevalgono su qualsiasi discorso volto a tracciare i contorni dell'equità.

Non è una colpa guadagnare tanto ma lo è senz'altro non chiedersi se un simile sistema sia giusto.

Fino a qual punto è possibile dilatare la forbice tra "i meritevoli" che guadagnano onestamente e i "non meritevoli" cui è negata anche la dignità di un'occupazione?

Generazioni di trentenni senza futuro e privi di qualsiasi forma di progettualità, cinquantenni in cerca di identità perché licenziati dopo cinque lustri di lavoro, anziani privi di cure ed assistenza vittime di un sistema che evidentemente premia soltanto "i meritevoli".

Invocare l'egualitarismo ed interpretare il lavoro come espressione delle proprie capacità ed inclinazioni prescindendo dal profitto sono utopie appartenenti al secolo scorso, non l'equità però. "Con le tasse che ho pagato - dice il ministro – ho contribuito a far sorgere scuole ed ospedali".

Se quei quattro milioni anziché da un solo contribuente fossero provenuti da 400 mila persone avremmo forse avuto un Paese più giusto.

A cosa serve premiare in maniera così spropositata il merito quando poi non si è in grado di assicurare la dignità a ciascuno? Gentile ministro con tutto il rispetto che le devo da cittadino prima e da giurista poi avrei fatto volentieri a meno della sua sapienza e delle sue capacità a fronte di una migliore ripartizione della ricchezza.

"Sei il solito idealista ipocrita" è il commento più gettonato ogni qualvolta mi confronto sul tema con coetanei e non. "Pensa a te stesso e se avrai capacità guadagnerai anche tu tanto" è invece la chiosa finale cinica e beffarda con cui gli immancabili pragmatici mi invitano a guardare avanti.

I miei progetti al mattino quando mi sveglio non vanno oltre l'indomani, la voglia di riscatto e la rabbia verso chi mi ha rubato il futuro sono ormai miei fedeli compagni di vita.

Risparmiatemi però il turpiloquio affettato di chi dal pasco dorato dei suoi averi pontifica ed ammonisce su cosa sia o non sia giusto guadagnare.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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