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In memoria dell' App. dei Carabinieri Domenico Ricci
Lunedì 05 Marzo 2012 16:13

Ennio_-_ricci

Carissimo Giovanni,

mi ricordo bene di Lei così come della sua Mamma, quando veniste a Pescara per un incontro da me organizzato e poi andammo ad Ari per scoprire la scultura per Aldo Moro e gli "angeli della scorta". Condivido l'amarezza delle Sue parole. E' nella natura umana dimenticare, specie nei tempi attuali in cui il ritmo frenetico della vita trascina e porta via ricordi e speranze. In cui si vive di mediaticità, apparenza, valori leggeri e fugaci. Paradossalmente, forse proprio per questo, occorre ancor più continuare a impegnarsi per tenere desto il ricordo e il sentimento di gratitudine verso coloro che hanno permesso con il loro sacrificio di potere fruire ciascuno delle libertà di ogni giorno. Suo Papà è stato tra gli "eroi" di servizio e di legalità per la nostra democrazia e libertà, umilmente nel suo sacrificio assoluto. E' un dovere per noi che abbiamo avuto genitori di tale stampo insistere perché non vengano dimenticati! Anche Papà era un Maresciallo dei Carabinieri, morto per malattia contratta in servizio. Dobbiamo cercare di trasferire il nostro sentimento sui giovani che forse non hanno avuto tale sorte dolorosa e pur sublime di simili maestri di vita, e che oggi appaiono fragili e smarriti.

Certo è deludente vedere quanta ipocrisia ammanta il nostro convivere sociale, ma soprattutto amareggia anche l'adattarsi di chi ha vissuto quei momenti tristi del paese e magari li ha vissuti. Dice saggiamente il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, a cui tanto dobbiamo: "occorre mantenere la memoria, senza restarne passivamente catturati". E' questa la sfida che dobbiamo portare avanti, convinti che siamo nel giusto: coltivare la memoria, trasmetterla agli altri con una finalità non solo di rimpianto ma di seme su cui costruire un mondo di maggiore pace e serenità per tutti. E' quello per cui suo Papà ed i tanti "Servitori dello Stato" si sono battuti e sono caduti. Certo ciò ha permesso anche a non pochi capi di polizia, generali, prefetti, manager di coltivare più accuratamente i loro dorati galloni e incredibili stipendi! Così vanno le cose terrene, ma possiamo essere certi che la dimensione dello Spirito, rifulge di ben diversa luce nella coscienza dei più e soprattutto nella luce della Giustizia assoluta e trascendente.

I nostri Papà e le nostre madri, come tutti i Caduti per la legalità e la sicurezza di questo tormentato Paese, dall'alto ci sono vicini e ci rendono più forti anche nella tristezza.

Cerchiamo di far sì che l'idea del Polo della memoria che è dentro di noi, si realizzi per tutti.

L' abbraccio caramente con tutti i suoi Cari

Ennio Di Francesco ( 338-4635301)

www.enniodifrancesco.it

ricci

Gent.mo Dr. Di Francesco,

sono Giovanni Ricci, il mio papà era l'app. CC Domenico Ricci ucciso dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 in via Mario Fani a Roma.

Le sono immensamente grato per l'estenuante lavoro di memoria condivisa che da anni sta portando avanti. Seppur in maniera - quasi oserei dire "nascosta" - la seguo costantemente, leggo tutti i suoi scritti e avidamente ne faccio tesoro. Sono una persona semplice e schietta, mi piace esserlo perché così era il mio papà, uno dei tanti Servitori dello Stato – come lei li ha giustamente definiti –, "Eroi dimenticati": dimenticati sicuramente ma non eroi perché per me il mio papà era un carabiniere e ne era orgoglioso di esserlo ma sotto quella divisa era anche un cittadino e soprattutto un padre di famiglia.

Ammiro il suo spirito di volontà di portare avanti il progetto di associazione "Il polo della memoria", io sinceramente, unitamente alla mia povera mamma scomparsa il 16 gennaio del 2011, ho provato a più riprese a portare avanti progetti di memoria tali, ma purtroppo ho dovuto arrendermi all'evidenza dei fatti oggettivamente acquisiti: in Italia non esiste la forza etica, morale e spirituale di voler fare memoria per quanto concerne le "Vittime del terrorismo e delle Stragi" (se non alcuni rari casi). Ne sono oramai sinceramente convinto perché, se avessimo un decimo della forza di volontà della comunità ebraica italiana, almeno avremmo visto sinora nascere, almeno in fase progettuale, un qualche luogo della memoria per le vittime di quel periodo particolare chiamato dello "stragismo". Ci sarebbe piaciuto creare una sorta di "memorial" dove potendo accarezzare il nome di quei caduti avremmo sentito in noi parte della loro anima e dare un segno tangibile della riconoscenza della società civile ai loro sacrifici. Retorica forse la mia immaginazione, ma proprio come dice lei dovremmo essere uniti come società nel sentirci partecipi dei sacrifici estremi di persone che ci hanno permesso di vivere e continuare a vivere in un Paese democratico.... Ma nulla di tutto questo è successo, nulla di quanto auspicato è accaduto. Lo sfogo è amaro ma me ne concederà il momento.

Ha pienamente ragione quando parla della sua sfiducia, del fatto che: "...Il pericolo di revisionismo è sempre latente ed il suo migliore alleato è l'affievolimento prima e la cancellazione poi della memoria". E' oltretutto vero quando lei afferma che, anche gli stessi familiari delle "Vittime del Terrorismo e delle Stragi", si sono abbandonati alla dimenticanza. Ma se da parte di alcuni terroristi si richiede il necessario "Diritto all'oblio" è pur vero che questo è stato per i superstiti delle Vittime il nostro dovere, tacito e implicito, dettato da superiori esigenze del nostro amato Paese. Si è mai chiesto come mai, così come di l'amico Mario Calabresi nelle librerie ci sono scaffali di libri di ex terroristi? Io me lo sono chiesto migliaia di volte, tutte quelle notti passate in bianco a pensare a mio padre, a quanto gli è accaduto, a come sarebbe stata la mia vita insieme a lui e soprattutto nell'ultimo anno parlando con la mia povera madre, che tanto ha cercato di fare per la memoria, ma che puntualmente, per quella sorta di muro di gomma, sempre è ritornato indietro! Ebbene la mia risposta è riassumibile nel motto dei Carabinieri, un motto non ufficiale, di estrazione antologica: "...Usi obbedir tacendo e tacendo morir....". Ebbene ecco la risposta, perché esclusi alcuni casi di amici di sventura che hanno avuto la forza ed il coraggio di dare memoria alla vita dei loro cari, la maggior parte delle persone, incluso me, si sono sempre affidati (o meglio aggrappati) alla speranza che le nostre Istituzioni ricordassero nella maniera dovuta i suoi "Eroi dimenticati", speranza purtroppo venuta a mancare puntualmente come il 16 marzo 2011 dove in occasione dell'anniversario di tale strage, nessuno e sottolineo nessuno, neppure l'Arma dei Carabinieri, ha avuto la voglia di comunicare ai figli di un caduto che, tra le file di politici e rappresentanti delle Istituzioni che ampiamente riempivano la via, potevano commemorare il loro padre, se non sotto mia esplicita richiesta fatta ad un ufficiale dell'Arma di poter accarezzare la sua foto. Questa è purtroppo la nostra condanna: l'oblio forzato a vita e non per nostra volontà....

Giovanni Ricci

Scritto da Ennio Di Francesco   
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