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Grasso dopo gli arresti per via D'Amelio "Strategia della tensione sempre presente"
Venerdì 09 Marzo 2012 17:18

grasso

Il procuratore nazionale antimafia: "Non bisogna mai abbandonare il percorso verso la verità". E indica i tre moventi della strage in cui morì il giudice Paolo Borsellino

 

Grasso dopo gli arresti per via D'Amelio "Strategia della tensione sempre presente" Il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso

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I pm: "Borsellino tradito da un carabiniere"

CALTANISETTA - "La strategia della tensione non ha mai abbandonato l'Italia". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, a Caltanissetta parlando degli arresti per la strage di via D'Amelio 1. "Spesso in momenti di particolare destabilizzazione e confusione del quadro politico dopo Tangentopoli - dice Grasso - c'era il pericolo di una deriva che portasse a mutamenti politici magari non graditi". Poi ha aggiunto: "Non bisogna mai abbandonare il percorso verso la verità, anche se è passato tanto tempo e ci sono verità processuali definitive. Auspico che continui questa strada verso la verità e la giustizia. Non si abbandonerà mai questa idea di giustizia - dice -, bisogna sempre cercare elementi per raggiungere la verità".

Giorno particolare. "È un giorno particolare per me, sia dal punto di vista personale che professionale, perché ho avuto il privilegio di raccogliere le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che hanno cambiato la prospettiva delle indagini sulla strage di via D'Amelio", ha aggiunto il procuratore nel corso della conferenza stampa a Caltanissetta sulle ordinanze di custodia cautelare per l'eccidio eseguite nell'ambito della nuova inchiesta scaturita appunto dalle rivelazioni del pentito.

I moventi della strage.

Grasso, riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza sulla scorta di quanto apprese dal boss Graviano, ha parlato di "un palinsesto di azioni già tracciate: un percorso che partì dall'omicidio Lima fino alla fallita strage dello stadio Olimpico di Roma del '94". Il procuratore antimafia ha indicato anche tre moventi della strage: la ventilata nomina di Borsellino alla guida della Dna; le azioni repressive che il ministero della Giustizia avrebbe adottato contro la mafia "e in questo contesto Borsellino avrebbe agito nel pieno delle sue funzioni con atti concreti"; infine l'ultima causale "di tipo eversivo-terroristico che la mafia voleva attuare - ha spiegato Grasso - per evitare mutamenti politici non graditi". "Una cosa accertata è senz'altro che Borsellino era stato messo a conoscenza dei contatti con Vito Ciancimino da parte delle istituzioni. Altro dato accertato è che l'8 giugno dell'82 c'era gia un decreto legge che istituiva misure altamente repressive nei confronti della mafia", ha detto ancora Grasso ai microfoni di Sky Tg24, in riferimento alla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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