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GLI "ESODATI" una nuova categoria di disperati
Lunedì 02 Aprile 2012 14:18

Fornero

Contro malaffare e illegalità servono regole severe e istituzioni decise ad applicarle . Ma serve soprattutto una diffusa e costante intransigenza morale, un'azione convinta di cittadini che non abbiano il timore d'essere definiti moralisti, che ricordino in ogni momento che la vita pubblica esige rigore e correttezza.

Una volta si usavano gli esempi, i comportamenti virtuosi, i nostri genitori ne facevano un uso smodato, non avevano altre strade per spiegare a noi ragazzi che l'onestà, la lealtà erano virtù irrinunciabili e che l'istruzione al prezzo di grandissimi sacrifici, avrebbe riservato un fututo senz'altro migliore di quello che a loro era stato riservato a causa di un paese povero e senza risorse.

Mi chiedo, ci chiediamo, come è possibile che un uomo delle istituzioni come l' On. Luciano Violante dichiari che i privilegi non vanno toccati, semmai ci penserà a fine legislatura, possibile che una persona della sua esperienza, non si rende conto della realtà che vive il paese, metà Nazione senza lavoro, possibile che la vita parlamentare trasformi gli eletti dal popolo in specie che non riconoscono più i propri simili? L'industriale Calearo dichiara: dall' inizio dell' anno alla Camera sono andato solo tre volte. Non serve a niente. Anzi credo che da questo momento fino alla fine della legislatura non ci andrò più. Con lo stipendio da parlamentare pago la casa che ho comprato, 12 mila euro al mese di mutuo.E' una casa molto grande.

La ministra del lavoro Elsa Fornero dichiara: siamo stati chiamati a fare il lavoro sporco... non a distribuire caramelle, se vi piegate arriverà una paccata di milioni, possibile che non si sia accorta che con la riforma ha lasciato senza stipendio e senza pensione migliaia di persone, intere famiglie alla disperazione, li chiamano gli esodati, una nuova categoria di disperati. Abbiamo creduto in molti alle sue lacrime, abbiamo pensato ad una donna di grande umanità e sensibilità.

Sono anche io un vechio, incallito, mai pentito moralista come Stefano Rodotà. La parola mi piace, perchè richiama non una moralità passiva, compiaciuta, contemplativa e consolatoria, ma una attitudine critica da non abbandonare, una tensione continua verso la realtà, il rifiuto di uno storicismo da quattro soldi che, riducendo a formula abusiva l'hegheliano << tutto ciò che è reale è razionale>> spalma di acquiescenza qualsiasi comportamento pubblico e privato. Il moralista non mugugna, non si appaga del racconto delle barzellette antiregime .  Esce allo scoperto, e non è frenato dal timore d'essere sgradito, o sgradevole.Non si fa incantare dal realismo di chi invoca la natura ferrigna della politica come un salvacondotto che legittima qualsiasi azione, anche quando il tornacondo personale è l'unica molla. C'è una trasparenza sociale della quale avremmo volentieri fatto a meno:quella minuziosamente, quotidiananamente incarnata da comportamenti che esibiscono la forza in luogo del diritto, la sopraffazione al posto del rispetto, l'impunità invece della responsabilità.

Scritto da Mario Arpaia   
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