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La fabbrica organizzata secondo le idee di Adriano Olivetti
Lunedì 23 Aprile 2012 07:38

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Chiusa la Stella Maris, la bellissima azienda che vendeva barche e motoscafi a Crosere, visibile dalla strada che porta a Lignano e inserita all'interno di uno dei più bei capannoni mai visti in questa zona.

Gentilissime/i,

il forte declino dell' Italia è dovuto al fatto di non aver capito in tempo quali sarebbero state  le conseguenze della globalizzazione, non essersi resi conto dell' importanza dell' organizzazione del lavoro, di un rapporto diverso uomo-fabbrica. La chiusura di centinaia e centinaia di aziende medio piccole sta portando il Paese al fallimento. Basta andare  nel Nordest per rendersi conto di quanto sia devastante la crisi, nel condominio dove ho alloggiato per circa un mese, la metà degli occupanti sono senza lavoro, senza ammortizatori sociali, disperatamente soli .

L'idea e stata mesa in pratica in Argentina 10 anni fa, dopo la crisi, tante fabbriche furono chiuse per fallimento, fu il momento di varare una legge che permetteva ai lavoratori delle fabbriche chiuse, riaprirle e continuare la produzione secondo un modello di autogestione cooperativa. Tanta gente ha recuperato cosi il suo lavoro e tante fabbriche sono state salvate. Dobbiamo batterci, ha funzionato in Argentina, funzionerà anche da noi.

La Fornero, ministro del lavoro, sfrenata per carattere, suggerisce alle aziende che hanno chiuso,  di riassumere gli esodati, la nuova categoria di disperati da lei creata con la riforma selvagia delle pensioni. Se non si torna ad investire nelle aziende, se non ne nascono di nuove, una rivolta che parte dal basso come ha scritto Enri De Luca sarà inevitabile. I Partiti politici sono morti,tranne forse uno, la politica ha perso ogni legame con il mondo esterno, la fine dei collegi elettorali ha interrotto il rapporto che li legava ai cittadini. Non hanno più avuto contatti con la realtà di tutti i giorni, chiusi nelle torri di avorio della Camera e del Senato, lontani anni luce dal popolo sovrano, rispondono solo ed esclusivamente  a se stessi. Provate a parlagli, a chiedere di essere sostenuti, non la raccomadazione, ma una informazione, un consiglio, una segnalazione.

Non riusciamo a tenere nella civilissima Bologna la cerimonia di gemellaggio istituzionale tra le città di Bari e di Bologna. C'è una Delibera del Consiglio comunale votata all' unanimità, eppure non viene  calendarizzata e celebrata nella Sala consiliare, in modo da permettere alla cittadininza di sapere del gemellaggio tra le due città, il ricordo dei morti della stazione di Bologna. Bari è la città dopo Bologna con il più alto numero. Ci siamo rivolti a tutte le forze politiche della città,  abbiamo inviato una istanza per inadempienza al Difensore Civico del Comune di Bologna, abbiamo informato il Prefetto dell' ingiustizia, della negazione di un diritto. In altri tempi non sarebbe successo, la politica di una volta rispondeva, questa no! E' morta.

Abbiamo letto un saggio su Adriano Olivetti, la narrazione, la storia di un grande Capitano d'industria,un mecenate, un uomo geniale, avanti a tutti, sembra uscito dalla mitologia greca, una forza della natura per le idee e per come le attuava,  come lo era in quei tempi Pier Paolo Pasolini. In un'ultima intervista a Furio Combo il 1° novembre 1975, << di fronte al fallimento di un intero sistema sociale>>, Pasolini recuperò per terribile contrappasso un'immagine ancora una volta in movimento , ma ora assurdo e impazzito. <<La tragedia -disse - è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l'una contro l'altra*>>. Poche ore dopo, una - o più - di quelle strane macchine>> avrebbe posto fine al viaggio del poeta disamorato. 

Vi consigliamo vivamente di leggere il breve racconto su Adriano Olivetti, è nella newsletter, l'associazione lo ricorderà in autunno a Bari con la riapertura delle scuole, insieme ad Aldo Moro, lo statista e costituente che tanto fece per lo sviluppo del Mezzogiorno e della Puglia in particolare.  

*<< La Stampa-Tuttolibri>>, 8 novembre 1975       

Scritto da Mario Arpaia   
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