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MEMORIA E DIMENTICANZA
Martedì 24 Aprile 2012 16:49

Sono Giovanni Ricci, mio padre era l'app. CC Domenico RICCI, Medaglia d'Oro al Valor Civile, caduto tragicamente nell'oramai famosa Strage di via Fani, occasione in cui venne rapito l'On. Aldo Moro e trucidata tutta la sua scorta.

Ho letto con attenzione quanto scritto dal nostro amico Dr. Ennio Di Francesco lo scorso 17 aprile (Carissimi familiari delle vittime e operatori della memoria).

Sentitamente la ringrazio per la sua collaborazione e per quanto fate per tutti noi.

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Gentilissimo Dr. Di Francesco,

ho letto con attenzione la sua lettera pubblicata sul sito dell'Associazione "Memoria Condivisa". Con il cuore triste apprendo che la sua lodevole iniziativa per addivenire ad un "forum" della memoria non avrebbe ricevuto tutta quelle adesioni che ci si sarebbe aspettato. Evidentemente ci troviamo ancora, in un momento della nostra storia sociale, in cui risulta difficile parlare di quegli anni così tragici, come lo furono gli "Anni di piombo", con tranquillità e riflessione. Tali rievocazioni generano, infatti, nei familiari delle Vittime, ed è comprensibile, tuttora un velo di lacrime agli occhi. Per molti il lutto e il dolore ancora non sono stati completamente elaborati e, sappiamo tutti che per queste cose ci vuole tempo. Il senso di vuoto psichico, emotivo e, a volte, anche fisico, determina spesso un profondo stato di confusione tale da far sì che la persona si trovi senza più punti di riferimento. Ritengo che la memoria possa essere uno dei punti di riferimento più grandi in tal senso. Ha bisogno di avvolgere costantemente le persone colpite da tali accadimenti, ma non soltanto da parte dei propri familiari, ma anche da parte delle Istituzioni sociali e delle Istituzioni pubbliche. Ritengo purtroppo che proprio questi due ultimi soggetti siano i più carenti di memoria collettiva. Non si riesce ancor oggi a far decollare una memoria condivisa come quella che è nelle intenzioni delle varie Associazioni delle Vittime o che voleva essere la "Rete degli archivi", la stessa società civile che ci circonda, di quegli anni ha la memoria offuscata o assente: offuscata per chi c'era quegli anni, e totalmente assente nelle nuove generazioni.

Per questo carissimo Dr. Di Francesco io appoggerò sempre apertamente il suo progetto, ma sino a quando tantissimi cari amici e amiche compagni di sventura come la mia, non si sentiranno avvolti dal permeante senso di una piena memoria dei propri cari e di completa verità sulle cause e gli effetti di quegli anni così tragici (compito questo delle Istituzioni pubbliche e sociali): quell'elaborazione del dolore, quello spingere "La notte più in là" come cita l'amico Mario Calabresi, non potrà accadere. Purtroppo la memoria di oggi ha il tono retorico del solo e mero ricordo, soprattutto istituzionale, per questo sta soprattutto a noi evitare di renderle tali, nella misura in cui riusciamo a partecipare sentitamente, soprattutto ai giovani, il loro significato civile senza svuotarle di senso con l'indifferenza o, peggio ancora, con la dimenticanza della contrapposizione a volte anche politica.

Cordialmente

(figlio dell'App.to CC Domenico Ricci caduto a Roma il 16 marzo 1978)

Roma 23 aprile 2012

Scritto da Giovanni Ricci   
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