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Da Saviano alla Camusso, "Fermiamo il massacro delle donne"
Domenica 29 Aprile 2012 15:39

Donne

Già 54 vittime dall'inizio dell'anno. "Ora chiamiamoli femminicidi" in piazza. Una manifestazione contro la violenza sulle donne. Da "Se non ora quando" arriva una nuova pressante sollecitazione a combattere la piaga della violenza sulle donne e raccoglie centinaia e centinaia di adesioni

di MARIA NOVELLA DE LUCA

ROMA - Centinaia e centinaia di adesioni. Perché a volte basta utilizzare le parole giuste, obbligare all'attenzione, costringere al pensiero, per spingere a dire basta. Basta al "femminicidio", parola dura che ci ricorda che dall'inizio dell'anno 54 donne sono state massacrate in Italia da mariti, padri, amanti, fratelli, sconosciuti, omicidi seriali, uno più efferato dell'altro, l'ultima delle vittime si chiamava Vanessa e aveva, soltanto, 20 anni. Per Vanessa appunto, e per tutte le altre, "Se non ora quando", la rete delle donne, ha lanciato venerdì un appello dal titolo "Mai più complici", perché la tragedia del femminicidio scuota le coscienze, impegni la politica, imponga ai media di non relegare in poche righe "l'ennesimo" assassinio di una donna.

E le adesioni, in poche ore, sono diventate moltissime. Da Susanna Camusso a Livia Turco, da Renata Polverini ad Anna Finocchiaro, dalla scrittrice Rosetta Loy a Roberto Saviano, che scrive su Twitter: "È una mattanza: 54 donne uccise dall'inizio dell'anno per mano di mariti, fidanzati, ex. È ora di chiamare questa barbarie femminicidio". E il segretario del Pd Bersani: "Si uccidono le donne, le uccidono i maschi. È ora di dirlo, di vergognarcene. Dobbiamo fare qualcosa".

Ricorda che quasi tutti gli assassini erano ben conosciuti alle loro vittime il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che accoglie l'invito alla mobilitazione anche maschile di "Se non ora

quando": "Come uomo penso sia necessario impegnarmi affinché questa violenza persecutoria possa arrestarsi". Si legge nell'appello "Mai più complici": "È ora invece di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l'orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell'indifferenza. Queste violenze sono crimini, omicidi, anzi femminicidi. È tempo che i media cambino il segno dei racconti e restituiscano tutti interi i volti, le parole e le storie di queste donne e soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace di accettare la loro libertà. E ancora una volta chiediamo agli uomini di camminare e mobilitarsi con noi. Le ragazze sulla rete scrivono: con il sorriso di Vanessa viene meno un pezzo d'Italia. Un paese che consente la morte delle donne è un paese che si allontana dalla civiltà".

"La violenza sulle donne è un fenomeno che non può lasciare indifferenti e su cui occorre sempre tenere alta l'attenzione", dice la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, "aderisco dunque all'appello "Mai più complici"". Perché c'è qualcosa che in Italia sta succedendo, e che forse queste aggressioni, a torto definite omicidi passionali, amori sbagliati, raptus, dimostrano: e cioè che in Italia è in atto un attacco al cuore dei diritti delle ragazze, delle bambine, delle donne, che sono le prime vittime della crisi, le prime vittime delle violenze domestiche. E aderendo all'appello, Nichi Vendola, presidente di Sinistra, Ecologia e Libertà, propone di "costruire da subito una forte reazione culturale, sociale e politica contro l'insopportabile sequenza di violenza, sopraffazione, morte nei confronti delle donne nel nostro Paese".

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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