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SIAMO CAMORRISTI NELLA CAPA
Domenica 20 Maggio 2012 17:26

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di Raffaele de Chiara

 

Morire nel giorno del ricordo di un evento di cui non si ha memoria perché quando avvenne non si era ancora nati. A Brindisi, è morta così Melissa Bassi di 16 anni in un sabato di maggio. Era fuori scuola ed una bomba scoppiata all'ora della campanella d'entrata l'ha portata via per sempre. Qualche decina i feriti.

"Istituto Professionale Morvillo Falcone" il giorno dell'attentato la carovana della legalità sarebbe passata anche di lì, per ricordare ai tanti smemorati e far conoscere a chi non c'era, chi era il giudice Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo. Uccisi entrambi a Capaci il 23 maggio 1992 con l'esplosione di 500 chili di tritolo.

Si indaga ancora a 360 gradi ma gli investigatori lasciano intendere che si sia trattato di un attentato di mafia, "Sacra Corona Unita" come sono meglio conosciute da quelle parti le organizzazioni criminali.

La rabbia per un attentato vile che ha mietuto vittime innocenti si impiastra con il culto vetusto della retorica. Lo Stato assente e le istituzioni latitanti, ogni volta che a morire è un innocente la colpa è sempre di entità astratte ed indefinibili.

Oggi invece un colpevole c'è, non sono le istituzioni, non è lo Stato ma sono tutti i cittadini, uomini donne, genitori, nonni di quella terra eccelsa e maledetta che è il sud.

Dinanzi all'ennesima strage nessuno ha visto nulla. Come si può, inosservati, fabbricare una bomba e piazzarla dinanzi ad una scuola in un quartiere a pochi metri dal tribunale. E' un mistero che tale resterà.

Il mio sdegno oggi è contro loro. Contro gli omertosi, contro i conniventi, contro tutti coloro che in fondo pur di campicchiare, dinanzi al crimine si voltano sempre dall'altra parte.

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A Casal di Principe con Raffaele De Chiarta

Si dirà, il solito sproloquio del saputello settentrionale ed invece no. Sono anch'io un uomo del sud e più precisamente della provincia di Caserta quella con il più alto tasso di criminalità in Europa. Non c'è persona che conosca che in maniera diretta o indiretta non abbia avuto problemi con la giustizia. Sono nato e cresciuto in un paradiso abitato da diavoli. Ogni giorno mi guardo attorno e faccio i conti con quello che la mia terra avrebbe potuto offrirmi e che mai offrirà.

Nel giorno della morte di Falcone avevo dieci anni. Impietrito dinanzi alla Tv che rimandava le immagini di quell'eccidio faticavo a capire chi fosse quell'uomo con i baffi ed il perché di tutto quel clamore. Intuii qualcosa soltanto quando lessi il terrore negli occhi di mia madre.

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A distanza di vent'anni sono ancora qui a cercare di capire il perché dell'ennesima morte di mafia con unica certezza: in fondo se tutto ciò avviene è perché qui tutti o quasi come ebbe a dichiarare uno scugnizzo in un reportage di D'Avanzo "siamo camorristi nella capa".

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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