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"Cara Maria", "Pier Paolo mio" Pasolini-Callas
Domenica 27 Maggio 2012 15:21

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"Tu sei come una pietra preziosa fatta della materia della poesia"

Lettere ritrovate, foto, disegni, raccontano il legame profondo tra il

regista e la sua "Medea" Lui l´ha scelta per "Medea" per quel suo

"viso contadino" Lei ha rinunciato a essere "la Divina". Sono stati

appena abbandonati. Per questo sul set nasce "un´affinità

psichica" che "sentiremo entrambi", come scrive il regista in una

lettera ritrovata e ora in mostra insieme ai ricordi di un amore mai fiorito

Quando Maria Callas incontrò Pier Paolo Pasolini per girare Medea era una diva secondo

alcuni ormai sul viale del tramonto, ma ancora in primissimo piano come personaggio da

rotocalco. L´armatore greco Onassis, con cui aveva vissuto per nove anni, l´aveva lasciata per

sposare la vedova Kennedy con uno sciame di pettegolezzi praticamente infinito. «Nove anni di

sacrifici inutili», aveva commentato lei. L´incontro con Pasolini era stato propiziato da Franco

Rossellini che con Marina Cicogna avrebbe prodotto il film: la Callas poteva essere un´ottima

Medea e naturalmente un formidabile aiuto per un successo internazionale. Pasolini non era

mai stato un frequentatore di teatri d´opera. Aveva visto un Trovatore a Bologna, quando aveva

diciotto anni e non si era entusiasmato. Molti anni dopo, un Rigoletto visto a Caracalla con

Ninetto Davoli gli era piaciuto, ma questo non cambiava niente. Nico Naldini dice che

confondeva Cherubini con Boccherini.

Gli piaceva la musica classica che ascoltava in casa sua o da Elsa Morante che aveva una

discoteca molto ben scelta, ma molto meno l´opera. Comunque della Callas voleva tutto meno

la cantante o la diva: gli era piaciuto il viso, che rimandava a una realtà contadina primigenia,

un viso addolcito dai trascorsi borghesi, ma molto intenso e vero. Pasolini disse a un certo

punto che la Callas aveva la stessa verità di un Franco Citti preso dalla strada, come se dalla

strada e non dal palcoscenico venisse anche lei. L´avrebbe ripresa con dei lunghi primi piani,

mentre lei, che aveva avuto come regista anche Visconti, era abituata a stare in scena con il

pubblico a una certa distanza. Le avrebbe spiegato la differenza tra il cinema e il teatro nella

lettera ritrovata ed esposta in questa mostra in casa Testori a Novate, una lettera scritta dopo

una giornata di lavoro insieme sul set, quando aveva notato in lei il turbamento per non essere

stata pienamente padrona di sé e del suo corpo. «Questo stringimento al cuore lo proverai

spesso, durante la nostra opera: e lo sentirò anch´io, con te. È terribile essere adoperati, ma

anche adoperare».

Il cinema, le spiega ancora nelle righe successive, è fatto così: una frantumazione della realtà

che poi viene ricomposta «nella sua verità sintetica assoluta». Medea fu un film faticoso: le

riprese in Cappadocia, che figurava come l´antica Colchide, poi a Grado dove il Centauro

ammaestra il giovane Giasone e infine a Pisa nella Piazza dei Miracoli dove, ad onta di ogni

plausibilità cronologica, Pasolini aveva posto la Ragione in omaggio a Galileo: la razionale

Corinto che si opponeva a Medea. La Callas aveva avuto dalla produzione una cameriera,

Bruna, oltre alla sua assistente Nadia Stancioff. Non lasciava mai i suoi due cagnolini. Il

rapporto con Pier Paolo divenne intenso: fu più di un´amicizia e a un certo punto, complice una

foto scattata in aeroporto dove si vedono i due scambiarsi un bacio sulle labbra, si parlò

addirittura di amore. Ne parlarono cioè i rotocalchi e i giornalisti più inclini al gossip e la storia fu

ripresa diverse volte. Uno scrittore spagnolo, Terence Moix, la rielaborò e voleva anche farne

uno spettacolo.

In realtà si trattava di un amore impossibile, anche se tra i due c´era affetto e profonda

confidenza. Pasolini era disperato perché Ninetto Davoli lo stava lasciando per una ragazza.

Nell´agosto del ´71 aveva scritto a Paolo Volponi: «Sono quasi pazzo di dolore. Ninetto è finito.

Dopo quasi nove anni Ninetto non c´è più. Ho perso il senso della vita. Penso soltanto a morire

o cose simili. Tutto mi è crollato intorno: Ninetto con la sua ragazza disposto a tutto, anche a

tornare a fare il falegname (senza battere ciglio) pur di stare con lei; e io incapace di accettare

questa orrenda realtà, che non solo mi rovina il presente, ma getta una luce di dolore anche in

tutti questi anni che io ho creduto di gioia».

La Callas fu messa a parte della tragedia e gli scrisse: «Sono infelice per te, ma contenta che ti

sei confidato in me. Caro amico - sono infelice che non posso essere vicina in questi momenti

difficili per te - come lo sei stato tu spesso con me. Tu sai bene in fondo che sarebbe andata

così. Ti ricordi a Grado in macchina si parlava e con Ninetto di amore e che so io - dentro in me

- le mie antenne tu dici - me lo dicevano quando Ninetto diceva che non si innamorerebbe mai -

sapevo che diceva delle cose che era troppo giovane per capire. E tu in fondo uomo tanto

intelligente - lo dovevi sapere. Invece ti attaccavi anche tu a un sogno - fatto da te solo - perché

è così anche se ti addoloro con questa predicuccia piccola...».

Non è la prima volta che la Callas, che si firma «Maria (fanciullina)», si incarica di dire a Pier

Paolo cose magari spiacevoli. In una lettera scritta «dalle nuvole» e cioè da un aereo della

Olympic Airways in volo per New York, arriva a dirgli che l´amicizia di Alberto Moravia (con il

quale lei e Pier Paolo insieme a Dacia Maraini avevano condiviso un viaggio in Africa) non l´ha

mai del tutto persuasa. «Sai, caro amico, di veri amici - o veri e basta, pochi ne ho trovati, per

non dire nessuno... E ci tengo alla tua verità e sincerità. Siamo assai legati psichicamente - oso

dire come raro si fa in vita». Un italiano dalla sintassi bizzarra, chiosa Nico Naldini nella sua

Breve vita di Pasolini, «forse appreso nei corridoi dei teatri».

«Assai legati psichicamente»: Maria Callas coglie la profondità di un rapporto che non è

semplice amicizia. Per Maria Pasolini riprende a dipingere in modo oserei dire carnale, usando

elementi naturali, come il succo dei fiori, per Maria si adatta a fare una crociera con il panfilo di

Onassis e a passare una vacanza nella sua isola, per Maria scrive poesie che Enzo Siciliano ha

interpretato con finezza nella sua Vita di Pasolini. «La donna è per Pier Paolo "riapparizione

ctonia" - riapparizione da un viaggio compiuto in luoghi mai percorsi. La donna torna con una

notizia, la notizia del "vuoto nel cosmo" [...] In Maria, Pier Paolo - una sera a Parigi ("Parigi

calca dietro alle tue spalle un cielo basso/con la trama dei rami neri") lesse una richiesta

d´amore: amore fra donna e uomo. Vi lesse la consueta, antica, donnesca richiesta che l´uomo

sia "padre". Pier Paolo, a quella richiesta, non poteva dare risposta».

Le poesie per Maria figurano in una delle raccolte più problematiche di Pasolini: Trasumanar e

organizzar uscita per la prima volta nel 1971. La precedente raccolta, Poesia in forma di rosa

risaliva al 1964, dunque Trasumanar è un ritorno alla poesia dopo un lungo silenzio, con la

volontà di tracciare alcune linee guida per il proprio scrivere versi. Trasumanar è, come si sa,

un verbo dantesco e viene dal primo canto del Paradiso. Trasumanar è andare oltre l´umano,

cui segue, nella Commedia, «significar per verba», cioè dare senso attraverso le parole.

Pasolini gioca con il dettato dantesco, fino alla parodia («Manifestar significar per verba non si

poria») e detta all´Ansa, per gioco, la propria scelta stilistica: «Smetto di essere poeta originale,

che costa mancanza/ di libertà: un sistema stilistico è troppo esclusivo./Adotto schemi letterari

collaudati per essere più libero./Naturalmente per ragioni pratiche». Andrea Zanzotto colse

bene la difficoltà dell´insieme. I critici non si mossero per questa raccolta e Pasolini,

provocatorio, si recensì da solo sul Giorno. Ma la poesia più luminosa non è tra quelle per Maria

Callas: è una poesia per Ninetto, datata 2 settembre 1969. Si conclude così: «Della nostra vita

sono insaziabile/ perché una cosa unica al mondo non può essere mai esaurita».

Tra Maria Callas e Pier Paolo Pasolini non c'era né più né meno che una giocosa reciprocità di sentimenti. Il loro rapporto era cominciato in modo platonico e sarebbe rimasto tale durante la lavorazione del film e durante i diversi anni in cui continuarono a frequentarsi e a scriversi. Maria capiva quali fossero i limiti, eppure sembrava intenzionata a oltrepassarli. Pare che Pasolini le avesse detto che, a parte la madre, era l'unica donna che avesse mai amato. Pasolini aveva quarantotto anni; «ci sono dei vecchietti allegri», faceva osservare, «io sarò uno di quelli».

Venne fotografato in compagnia di Maria Callas all'aeroporto di Roma: un primo piano dei due mentre si baciano sulle labbra. Quotidiani e settimanali annunciarono il loro imminente fidanzamento ufficiale.» (Barth David Schwartz, Pasolini Requiem, Marsilio Editore, 1995).

Scritto da PAOLO MAURI - la Repubblica   
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