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La festa degli "italiani"
Sabato 02 Giugno 2012 16:44

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Celebrare la ricorrenza del 2 giugno, un dogma cui nessun italiano rinuncerebbe per nessuna ragione al mondo. Sembrerebbe essere questa la motivazione che ha spinto il Capo dello Stato Giorgio Napolitano a dare il via libera alle onoranze per "la festa della Repubblica". Sullo sfondo le polemiche per i costi dei festeggiamenti.

Risorse quelle impiegate per la parata dei fori imperiali che sarebbero potute andare alle popolazioni emiliane colpite dal sisma o in ogni caso destinate a miglior causa. "Si festeggerà in tono minore" è stato il commento sibillino di Napolitano cui ha fatto da contro altare l'efficace semplicioneria del leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro: "Cosa vuol dire tono minore, che anziché due pennacchi ce ne sarà solo uno?".

Mantenere equilibrio di analisi in simili circostanze è un po' come governare una zattera in mare nel bel mezzo di una tempesta. Il rischio di farsi prendere dal panico e cedere al populismo è sempre dietro l'angolo. Ecco di seguito allora qualche elemento oggettivo su cui riflettere.

Una parata militare, per quanto sobria ha pur sempre i suoi costi, nel contempo l'unico valore che è in grado di esprimere è puramente simbolico.

La Repubblica, oggetto dei festeggiamenti, versa in una crisi economico finanziaria tra le più gravi della sua storia. Ieri i dati diffusi dall'Istat parlavano di una disoccupazione pari al 46 per cento tra gli adulti e del 36 per cento tra i giovani. Il termine meritocrazia nella nostra società è un illustre sconosciuto, a dominare sono solo clientelismi e ladrocini di ogni genere.

Pochi giorni orsono il governo ha varato un aumento delle accise sui carburanti per far fronte alle spese della ricostruzione a favore delle popolazioni dell'Emilia Romagna colpite nei gi orni scorsi da un grave terremoto.

Al cospetto di tutto ciò cosa c'è da festeggiare? Di cosa dovrei andare fiero io, cittadino trentenne della Repubblica Italiana, con una laurea, un master, un titolo da "giornalista professionista" e senza un solo giorno di lavoro? Di cosa dovrei nutrirmi, dei simboli della gloriosa repubblica, crogiolarmi nella sublime visione delle alte uniformi, della disciplina integerrima dei militari, della magnificenza buffonesca del mio Paese?

No, caro Presidente Napolitano, oggi non c'è proprio nulla da festeggiare. La parata odierna rappresenta solo l'ultimo sberleffo per chi come me ha creduto in una società in grado di offrire equità e futuro.

Gli applausi per i gonfaloni, le fanfare, i pennacchi, li lascio ai raccomandati di lusso che si pasciono delle proprie ricchezze "indebitamente" accumulate, ai "precari" da oltre duemila euro al mese che si lamentano del proprio status temporaneo e a tutti coloro che del sotterfugio e dell'anomalia italiana ne hanno fatto e continuano a fare fonte di guadagno.

Oggi è la festa loro, degli "italiani" appunto. Non dei sognatori né degli onesti.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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