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Insulti di un agente alla madre di Aldrovandi
Mercoledì 27 Giugno 2012 08:16

La_Madre_Aldrovandi

Stefano e Patrizia Aldrovandi, fratello e madre di Federico fotografati il 10 giugno 2011 al tribunale di Bologna in attesa della lettura della sentenza che conferma la condanna per i quattro agenti di polizia (ansa)

Al Ministro degli Interni  Annamaria Cancellieri

ci rivolgiamo a Lei per aggiungere al suo il nostro sdegno per il comportamento inqualificabile dei poliziotti responsabili della morte di Federico Aldrovandi, quante mamme, quanti genitori hanno la forza di battersi come si è battuta la Signora Patrizia, nella richiesta incessante di giustizia per la morte del figlio. Lei prima di tutto è una mamma e sà che la morte di un figlio è un dolore inconsolabile. Impossibile elaborarla, renderla meno penosa. La morte di un figlio per mano di un gruppo di poliziotti, resta insopportabile, inaccettabile per tutta la vita.

Il Paese è stremato da una lunga crisi economica, politica, ed etica, perdita incessante di posti di lavoro, precariato in continuo aumento, abbiamo bisogno di tanta "sicurezza" in tutti i sensi, e loro si permettono il lusso di aggredire, umiliare, deridere una mamma che ha cercato da sola, a mani nude, giustizia e rispetto per la memoria del figlio.

Il Presidente dell'Associazione Emilio Alessandrini ha inviato all' Associazione una  importate riflessione, il dott. Ennio Di Francesco è un ex Commissario di Polizia ed è autore del libro " Un commissario scomodo " con la prefazione di Norberto Bobbio.

VISALIZZA IL PDF - CHI HA INQUINATO

Alla famiglia di Mario Castellano *

20 luglio 2000.

Se si potesse visualizzare l'Organismo-Polizia lo si vedrebbe forse in ginocchio senza parole dinanzi alla famiglia Castellano chiedere perdono per l'irreparabile lutto che uno dei propri agenti ha inferto con l'uccisione del loro amato figlio Mario. Si è consumata la pagina buia di un destino che ha portato due giovani che potevano essere fratelli per radici e sentimenti a bruciare le proprie vite nella terra del Sud in spavaldo tragico gioco e scherno dei ruoli. L'uno senza mai più ritorno al gioioso sorriso di vita e speranza, l'altro condannato a un logorante rimorso nel cuore. Accanto al grido inconsolabile e assoluto di dolore dei genitori e fratelli di Mario, percepisco anche quello intimo del ragazzo in divisa, tra le sbarre ancora più implacabili della propria coscienza, per un maledetto gesto d'istinto andato oltre ogni razionalità, nonché l'eco di solitudine silenziosa della sua famiglia. Il sacerdote sul feretro bianco ha esortato alla preghiera. Per chi crede nel Crocefisso non può che essere così. Per sentire con fede che questa tragedia rientra nei sentieri tormentati di quest'umanità ormai smarrita nella ricerca di un'armonia di amore e di luce. All'Organismo-Polizia, nel senso più globale, al di là di divise di appartenenza, resta il dovere di interrogarsi per trovare e capire al proprio interno le ragioni profonde di simili tragedie, prevenirne i germi di insicurezza, malinteso orgoglio, paura, ignoranza, intolleranza, capaci di ingenerare effetti perversi se non vengono superati dalla professionalità educata alla consapevolezza, alla maturità, all' abnegazione, al senso di servizio verso la collettività. Queste riflessioni dovrebbero portare, superando ogni facile strumentalizzazione, a riprendere il discorso che molti anni fa portò il "Movimento democratico dei poliziotti" ad andare nelle scuole, nelle fabbriche, nei quartieri, per incontrare la gente e soprattutto i giovani, per conoscersi in ansie e speranze, in diritti e doveri, educarsi a sentire ogni persona come parte di sé a cui dedicare il proprio dovere professionale, sino al sacrificio più grande, come hanno fatto i tanti Annarumma, Ciotti, Romiti, Cassarà. Insomma per riprendere quel discorso interrotto da cui nacque la legge 121/81 sul "sistema-sicurezza", il cui spirito non si è voluto valorizzare. Ma oggi, tempo di lutto, si deve con umiltà, convinzione e forza, chiedere perdono ai membri della famiglia Castellano, assicurare che i poliziotti sono loro vicino, addolorati e smarriti, e che faranno di tutto perché la morte di Mario non resti inutile senza insegnamento e giustizia. In questo abbiamo bisogno anche dell'aiuto loro e di tutti i giovani che a Mario volevano e continueranno a volere bene.

Ennio Di Francesco

"un commissario di polizia"

°°°°

In provincia di Napoli un agente di polizia spara e uccide un ragazzo che dopo averlo schernito fugge in motorino. Questa lettera viene inviata al Secolo IX di Genova insieme ad una personale inviata ai genitori del ragazzo che risponderanno con dolore rabbia e dignità.

Scritto da Ennio Di Francesco   
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