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Sentenza G8 di Genova: machiavellismo di ritorno
Domenica 08 Luglio 2012 15:09

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«Dopo undici anni da suddito torno ad essere cittadino» Nessuna immagine più delle parole di Arnaldo Cestaro potrà rendere meglio l'idea di cosa sia stato il massacro durante il G8 del 2001 alla "Diaz" di Genova. Violenza ingiusta che si aggiunge alla frustrazione di un processo alle forze dell'ordine durato oltre un decennio. Cestaro, l'anziano signore con la quinta elementare presente all'interno della scuola durante l'irruzione della polizia, piange appena ascolta il verdetto della Cassazione: in linea di massima confermato il giudizio di appello a carico dei vertici della polizia. Alcuni hanno ricevuto come pena accessoria l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Tra quest'ultimi Francesco Gratteri, direttore della Direzione Centrale Anticrimine, Gilberto Caldarozzi direttore del "Servizio Centrale Operativo e Giovanni Luperi capo della direzione analisi dell'Aisi.

L'opinione pubblica come al solito si è divisa tra colpevolisti ed "innocentisti". Quest'ultimi in un'inedita ed ardita accezione basata sul "riscatto postumo del reo".

Secondo i fautori del sempiterno motto "Dio Patria e Famiglia" i responsabili dell'irruzione nella scuola che oltre a causare centinaia di feriti gettarono anche un ombra sui manifestanti accusandoli di custodire nel plesso scolastico armi improprie e bottiglie molotov, avrebbero già emendato il proprio peccatuccio raggiungendo encomiabili risultati nella lotta alla crimine.

A loro si deve la cattura di Provenzano, lo smantellamento delle nuove Br e l'arresto dell'attentatore della scuola di Brindisi.

Quasi come se cinquecento anni di storia del diritto e non solo fossero passati invano ecco rispolverata nella sua versione più becera e semplicistica il vecchio motto ma chiavellico secondo cui "il fine giustifica i mezzi". Avranno pure ecceduto in qualche aspetto gli aguzzini della Diaz ed i loro vertici ma tutto sarebbe stato giustificato dal fine che essi intendevano raggiungere: "liberare Genova dai barbari". In ogni caso a prescindere da tutto, negli undici anni successivi hanno mostrato grande capacità investigativa e quindi è giusto cancellare senza nessuna pena il loro piccolo errore di gioventù.

Soddisfatto della sentenza non posso che rabbrividire dinanzi a simili logiche sposate più o meno da tutti i giornali vicini al centrodestra: "Diaz, Polizia decapitata", "Libero", o "I vertici della polizia non potranno più indagare" Il Tempo" sono solo alcuni dei titoli usati per raccontare l'evento. Troppo grande l'amore che ho per il diritto per accettare simili obbrobri teorici.

Dinanzi al rispetto della dignità umana tutto cade anche il rispetto dell'asettico legalismo.

Meglio cento colpevoli in libertà che un innocente in carcere.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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