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Una lezione di civiltà
Lunedì 27 Agosto 2012 10:45

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Giudicare la barbarie con la lente della civiltà. Il tribunale di Oslo ha condannato a 21 anni di reclusione Anders Behring Breivik l'autore delle stragi di Oslo e Utoya del 22 luglio 2011. In quell'eccidio morirono 77 ragazzi rei agli occhi dell'assassino di "contaminare" la purezza della civiltà norvegese. La pena irrogata, il massimo previsto dall'ordinamento, potrà essere prolungata se al termine della stessa, Breivik risulterà ancora pericoloso per la società.

Nessuno sdegno nella comunità locale né tanto meno tra i giuristi, nessuna delle parti farà ricorso in appello.

Il detenuto avrà diritto ad una cella composta da tre ambienti arredati con mobili spartani e vivrà in isolamento assoluto. "Il fine della pena non è l'annientamento fisico e psichico del condannato ma la sua rieducazione o meglio il suo reinserimento nella società civile". Così hanno spiegato a gran voce i commentatori norvegesi ai colleghi stranieri che quasi si meravigliavano di una pena così mite e della mancata reazione da parte dei parenti delle vittime.

Pochi giorni fa mio malgrado mi è capitato di assistere indirettamente ad uno scippo. E' un afoso primo pomeriggio di agosto, mentre sono intento a leggere sento le grida confuse di una donna. Mi affaccio immediatamente al balcone e ho appena il tempo di incrociare lo sguardo degli scippatori che fuggono via con la borsa. Una scena "ordinaria" per chi come il sottoscritto vive in terra di camorra eppure in qualche modo scioccante. Cosa spinge mi son chiesto mentre i due correvano a bordo dello scooter a compiere un gesto così ignobile, a rompere quel pactum civis che impone a tutti i cittadini di rispettarsi l'uno con l'altro? Cosa succederà se mai verranno arrestati? Cambieranno? Saranno messi in condizioni di capire il loro errore e tornare a vivere in società? La risposta - mi son detto subito dopo – è nell'incapacità da parte della società di trasmettere l'importanza della civile convivenza e nella disumanità con cui si sopravvive in quasi tutti i carceri nostrani.

Lungi da me voler assimilare i due episodi, uccidere 77 persone non è scippare una borsa ciò che più importa però in questo contesto è l'approccio della società civile con il crimine.

Cauto ed inflessibile quello norvegese rabbioso ed inconcludente il nostro.

Oggi da giurista ho imparato molto più da una sentenza straniera che da mille principi mai del tutto applicati della cosiddetta culla del diritto: la nostra.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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