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Trentennale di una tragedia voluta
Domenica 02 Settembre 2012 15:37

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Trentennale di una tragedia voluta Tre settembre 1982. Il crepuscolo colora Palermo suggestiva e tremenda. Emanuela Setti Carraro giovane e bella osserva la tavola imbandita a casa per la cena col marito che sta andando a rilevare. Lo ha sentito preoccupato quel giorno al telefono. Ore 19, un ultimo sguardo allo specchio, forse un sorriso a coprirne l'ansia; ed eccola con la piccola A112 giungere in prefettura,Villa Withaker. Carlo Alberto Dalla Chiesa ancora al lavoro l'abbraccia premuroso e innamorato; sono da poco sposati. Con quanta tenerezza l'austero Generale guarda quella donna radiosa che ha saputo riempirgli il cuore che sembrava fermatosi alla morte della prima moglie Dora mai dimenticata. Dall'alto è sempre con lui, certo fiera di Emanuela. Quante preoccupazioni avrà dato a chi gli vuole bene-forse pensa- per quegli alamari di carabiniere che porta dentro come cromosomi da sempre. Ora ad Emanuela che ha voluto seguirlo a Palermo. Il 2 aprile il Governo gli ha chiesto di venire a Palermo come Prefetto per combattere la mafia che divora il paese: lui che ha contribuito a sconfiggere i terrorismo degli anni di piombo è l'unico che può ridare speranza! Ha accettato da "servitore dello Stato" a condizione che gli diano poteri e mezzi. Si sono impegnati, Presidente del Consiglio e Ministri. Si è insediato il I° maggio, il giorno dopo che è stato ucciso Pio La Torre. Ma gli impegni sono rimasti parole! Lo ha detto forte al Governo, lo ha denunciato ai giornali. C'è forse chi in alto teme e frena. Lui ha dato tempo sino a settembre, poi vedrà se restare. E' arrabbiato, deluso. Sente attorno l'intreccio malato tra imprenditori, cavalieri del lavoro, finanzieri, istituzioni inquinate, amministratori, politici locali, regionali e parlamentari di rango. La storia giudiziaria ne ha scritto e scriverà. Ma il Generale piemontese non desiste, non deve mostrare timore, incontra gente, va nelle scuole a parlare ai giovani. Sono già le 21! Allontana i pensieri, guarda Emanuela; l'ultima firma e saluta il capo di gabinetto. Prende per mano la moglie e scendono insieme. Lei si mette alla guida della A112, lui accanto. Domenico Russo il poliziotto campano di scorta avrà cercato di dire qualcosa? Il Generale ha deciso: la luna è alta nel cielo, andranno a Mondello nel ristorante dove spira la brezza e il mare si tinge d'argento. Domenico li scorterà con l'alfetta. Partono. Le iene di mafia sono in agguato da tempo; l'operazione Dalla Chiesa è alla fine hanno annunciato in telefonate anonime. Dopo poco, in Via Carini, una bmw scura affianca la loro auto. Crepitio di colpi di kalashnikov, centinaia. Il Generale cerca di proteggere la sposa che gli muore sulle ginocchia mentre lui colpito reclina la testa. Dio sa che abbraccio di amore, di sangue, di morte. Dietro l'agente Russo accenna una reazione: un killer in moto gli spara, l'alfetta non blindata si blocca, inizia a bruciare, e il poliziotto agonizza pensando ai bambini e alla moglie. "Operazione conclusa", avrà detto il sicario al mandante nell'ovattato palazzo. Sirene di polizia, carabinieri, ambulanze ululano alla luna rossa di orrore e vergogna. Arrivano magistrati, investigatori e autorità dalle grigie facce contrite. L'indomani nella Chiesa i figli porranno sulla bara del papà la sciarpa, la sciabola e il cappello di Generale dei Carabinieri. Risuona come scalpello vano su pietra l'anatema del cardinale Pappalardo: "dum Romae consulitur Saguntum expugnatur!". Cristo in croce e sepolcri imbiancati. A Palermo lo scacciapensieri continuerà la lugubre nenia di morte infinita.... www.enniodifrancesco.it

Scritto da Pres. Ass. Emilio Alessandrini   
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