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La pena dell'ergastolo, tra giustizia e barbarie
Domenica 02 Settembre 2012 15:46

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"Fine pena mai". La morte civile comminata dallo Stato in Italia ha il suono rassicurante del burocratese e l'inquieta sostanza del cinismo. E' di questi giorni il dibattito sviluppatosi nel nostro Paese sull'opportunità di abolire o meno l'ergastolo. L'occasione per riaprire un confronto scomodo e tante volte accantonato è stato offerto dalla pubblicazione di "Urla a bassa voce, dal buio del 41 bis e finepenamai" un libro curato da Francesca de Carolis ed edito da Stampalternativa. Il testo raccoglie la testimonianza di diversi ergastolani a cui la legge non riconosce nessun tipo di beneficio. Per questi uomini il carcere oltre a rappresentare la morte sociale costituirà anche la loro tomba.

Schierarsi a favore dell'abolizione dell'ergastolo per chi come il sottoscritto è nato e vissuto a "Gomorra" potrebbe suonare come uno strano paradosso o peggio ancora come un'irriverente blasfemia ma non è così.

"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" poche righe scolpite nell'art 27 della Costituzione italiana hanno da sempre costituito l'unico faro per orientarmi nella barbarie quotidiana in cui, mio malgrado, sono costretto a vivere.

Il riscatto sociale di chi ha sbagliato e il legittimo desiderio di giustizia delle vittime non possono che convivere nella speranza di una società migliore anche se sempre prossima.

Ogni qual volta mi sono trovato per lavoro in tribunale ad osservare, io uomo libero e profondamente rispettoso delle leggi, assassini e criminali di ogni risma non ho potuto non pormi il seguente interrogativo: dove ha sbagliato la società?

Scrutando lo sguardo talvolta fiero, altre arcigno, altre ancora inespressivo perché privo di qualsiasi speranza, di chi sa che non uscirà mai dal carcere, ho provato ad immaginare quegli uomini bambini. E' difficile pensarlo ma anche il peggiore omicida è stato un bimbo indifeso, un ragazzo, un adolescente verso cui la società, tutta, avrebbe avuto l'obbligo di insegnare una convivenza civile.

Ciò che non fu fatto a suo tempo allora, è giusto che si compia dopo, ma in maniera giusta e conforme ai principi sanciti in Costituzione. Un carcere duro ma dignitoso al posto di uno sotto taluni aspetti blando ma senza alcun rispetto per la dignità della persona è la migliore risposta a chi sbagliando ha rotto il patto sociale su cui si regge ogni società civile.

"Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettano che in alcuni eventi l'uomo cessi di esser persona e diventi cosa".

E' la più grande lezione di diritto penale che imparai da studente di giurisprudenza. Quella che ancora oggi mi guida nella mia formazione e che potrebbe fungere da detonatore al muro di ipocrisia che sempre osta all'accoglimento di un dibattito civile e pacato su una questione da moltissimi conosciuta e da quasi tutti ignorata: chi è più barbaro, l'assassino che uccide o lo Stato che commina in nome del popolo italiano la morte civile?

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Ho un'amica, un'operatrice carceraria, di tanto in tanto la chiamo per un saluto e per sapere della sua missione, mi racconta le cose che leggiamo quasi quotidianamente sui giornali, dove dovrebbero starci cento ce ne sono centocinquanta, ammassati come bestie in un recinto, disperati, senza speranza, molti non ce la fanno e si ammazzano, ma la tragedia è che si ammazzano anche gliè addetti alla sorveglianza, pensate che girone infernale, senza via di uscita, senza quella speranza che dovrebbe essere l'ultima a morire.

Vi preghiamo di scriverci, di farci conoscere il vostro pensiero, quello di Raffaele de Chiara è dirompente per uno che vive nel luogo di Gomorra.

Per chi non ha ricevuto il dono della fede, la figura di Carlo Maria Martini è un esempio mirabile di come dovrebbe essere la Chiesa , penso a San Francesco d'Assisi, cosa sarebbe stata la Chiesa senza la sua opera? E' difficile dare una risposta, penso a Comunione e Liberazione, alla Compagnia delle opere, ai tantissimi interessi economi, all'integralismo che la anima. L'amore per gli altri è il modo che Gesù indicò come il solo che conduce a Dio, la "caritas" l'"agape". Quello è il compito della Chiesa apostolica: la "caritas" per arrivare a Dio attraverso il figlio che si è fatto uomo. All' Angelus di Domenica nessun riferimento del Papa alla scomparsa del Cardinal Martini.

Il film restaurato a spese della Fondazione Scorzese, il "Caso Mattei" una storia di tantissimi anni fa, la storia di un uomo, di un Ingegnere, di un Partigiano. La storia di un grande uomo, di un Servitore dello Stato, anche lui morto ammazzato in un incidente aereo. C'è un passaggio nel film emblematico, gli americani erano meravigliati, come mai non fosse stato ancora ucciso, la sua colpa, l'interesse per la crescita economica e sociale dell' Italia, l' utopia per molti di quella tempra di far diventare l'Italia protagonista nelle ricerche petrolifere nel mondo, di affrancarla in parte dagli alti costi che le Compagnie americane, inglesi e francesi facevano pagare all'Italia. Molti lo accusarono di cesarismo, non capirono le qualità dell'uomo, non potevano e non vollero capirlo perché nessuno era interessato a sporcarsi le mani per sviluppare economicamente il nostro Paese. Era un vero imprenditore che sognava ad occhi aperti, non un impresario. Un ingegnere che capiva di piattaforme per la trivellazione del petrolio nell' Oceano. Piattaforme progettate e costruite dai tecnici italiani e vendute in tutto il mondo. La sua grande colpa: amare il proprio Paese oltre ogni limite.E' di Mattei l'idea di sviluppare turisticamente il Gargano. Chissà se quel giorno Mattei avesse scelto un'altra traiettoria anzichè i cieli blu del Gargano, chissà cosa sarebbe accaduto se quest'uomo non fosse stato così colpito dal verde del Gargano e dal fascino del nostro territorio!

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Certo è che noi garganici abbiamo il dovere di ricordare quanto ha fatto per noi e il turismo questo evento, dobbiamo ricordare che quel giorno del 1959 a Vieste non c'era neanche un albergo, lo stesso esclusivo Hotel Pizzomunno nacque per l'esigenza di ospitare i dirigenti Eni, intenti nella progettazione e realizzazione di Pugnochiuso.

M.A.

Scritto da Mario Arpaia   
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