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La generazione dell'irrilevanza
Domenica 07 Ottobre 2012 18:04

raffa_es

Vivere grazie ai sussidi dei propri genitori. Una generazione di cicale cui un algido destino ha tributato il peggiore dei contrappassi: mantenere i propri figli con le ricchezze che in precedenza gli avevano sottratto. Quindicenni e diciottenni desiderosi di un futuro manganellati selvaggiamente nelle piazze nostrane da energumeni prezzolati in divisa. E' il cinico paradosso cui è costretta a vivere la mia generazione quella nata a cavallo tra gli anni ottanta e novanta.

Osservare la rabbia degli studenti picchiati nei giorni scorsi nelle piazze nell'indifferenza sostanziale della classe politica e dei media in genere è un pugno nello stomaco e un dito negli occhi di chi ha sempre desiderato cambiare la società salvo poi accorgersi che in fondo è quest'ultima a cambiare te.

La generazione dell'irrilevanza come sovente definisco coloro che vivono la mia situazione, giornalista professionista, laureato con un master e inoccupato, ha il volto terrorizzato e il fisico imbrigliato dello studente che inoffensivo tenta di difendersi dall'assalto di un celerino che indefesso lo strattona inchiodandolo al suolo.

La rabbia di chi non ha più un futuro perché rubatogli dai propri genitori, il desiderio dei trentenni che si tramuta in legittimo bisogno di indipendenza economica, la voglia di sentirsi realizzati come uomini e donne che sfocia nella frustrazione quotidiana di sentirsi dire che beh in fondo c'è ancora tempo. E' il fuoco che brama sotto la cenere e a cui nessuno vuol badare ma che prima o poi esploderà. Veemente.

Tempo fa manifestai la mia solidarietà al carabiniere in Val di Susa che impassibile riceveva gli improperi di uno pseudo manifestante in lotta per la libertà dalla globalizzazione. La dignità di un lavoro di per sé nobilissimo e la grandi ssima professionalità del singolo mi fecero insorgere contro l'infantitilità e la pochezza di chi sapeva soltanto insultare.

Oggi però non posso che stare dalla parte degli studenti disillusi scesi in piazza per protestare contro la politica e l'indifferenza di quest'ultima per l'istruzione pubblica. Sono adaolescenti senza voce ed esasperati. Violenti? Forse. Ma cosa c'è di più brutale di una società che non solo ti ruba il futuro ma ti manganella anche solo perché hai avuto l'improtitudine di invocare più risorse per la scuola e meno ruberie? Oggi più che mai cari ragazzi sono con voi, ho la stessa vostra fame e sete di giustizia.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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