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Le sentenze vanno rispettate
Lunedì 15 Ottobre 2012 08:56

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Le sentenze della magistratura si rispettano anche quando possono apparire ciniche o peggio ancora, ingiuste. E' una lezione basilare di civiltà che in tanti, troppi, sembrano avere in qualche modo dimenticato.

A Padova un bambino di dieci anni, affetto da una controversa patologia detta "alienazione parentale" è stato prelevato di peso dalla scuola per essere per essere portato in una casa famiglia dove verrà assistito e affidato al suo papà. Il prelievo del giovane dal plesso scolastico avvenuto in base ad una sentenza della magistratura immediatamente eseguibile, è stato ripreso dalla zia e dal nonno materni. Nel filmato si vede chiaramente l'opposizione del bambino ad andare via con il padre, gli assistenti sociali e le forze dell'ordine nonché la strenua opposizione dei parenti della moglie. Quest'ultimi saranno poi denunciati per oltraggio a pubblico ufficiale. I due hanno tentano di impedire l'esecuzione del provvedimento.

La verità giudiziale alla base della sentenza racconta che la madre, separata dal marito, nel corso del tempo ha ostacolato o peggio ancora impedito la nascita di un rapporto sereno tra il figlio ed il suo papà tanto da aver indotto nel bambino l'insorgere di una vera e propria patologia detta "alienazione parentale". Quest'ultima consiste nel rifiuto in toto da parte del bambino di uno o entrambi i genitori. Parte della scienza contesta questa malattia, reputandola non assimilabile ad una vera e propria patologia.

Senza indugiare nel cinismo ebete di chi tutto sa e tutto giudica né cedere alla facile pietà di chi afferma che in fondo i bambini sono sempre di chi li partorisce mi limiterò ad evidenziare soltanto due aspetti.

Quanti di coloro che hanno criticato l'accaduto non hanno mai assistito ai capricci di un bambino p ortato via di peso da una giostrina che non voleva lasciare? E Quanti non hanno mai strattonato un bambino che senza volerlo, solo perché incapace di distinguere il bene dal male, sbagliava correndo un serio pericolo? Non mi risulta che qualcuno abbia mai gridato allo scandalo per un qualcosa del genere.

Altri driblando l'argomento preferiscono altresì porre l'accento sul mancato consenso da parte del minore. Se il bambino non voleva perché affidarlo al padre? Ciò che mi chiedo al riguardo è: in quale Paese vivremmo se un giudice basasse la propria decisione sul parere di un soggetto due volte incapace? Un ragazzino di dieci anni è tale sia dal punto di vista legale, la maggiore età si raggiunge a diciotto anni, che fisico, oltre ad essere pienamente immaturo il bambino in oggetto è anche affetto da una sindrome che a dire degli esperti non avrebbe che viziato la sua decisione.

L'infallibilità non è di questo mondo, non ho la pretesa di affermare la giustezza della decisione del giudice né delle modalità con cui è stata ottemperata ma una cosa è certa, in uno Stato civile le sentenze si rispettano e si eseguono.

Post Scriptum

Chi scrive è figlio di genitori divorziati, venticinque anni fa la separazione non era un incidente di percorso nella vita dei tuoi com'è oggi ma un piccolo marchio che ti accompagnava giorno dopo giorno nelle relazioni con i tuoi coetanei, ti rendeva insicuro, fragile e troppe volte solo dinanzi alla malizia degli adulti. Non posso quindi che essere vicino al triste protagonista di questa vicenda e comprenderne appieno il disagio assieme al trauma subito, senza giudicare però; né il giudice né i suoi sciagurati genitori.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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