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Violenza sulle donne, colpa del maschio ma non solo
Domenica 30 Dicembre 2012 18:41

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"Il maschio è violento e la donna non deve provocare" il pensiero di Don Piero Corsi parroco di Lerici è chiaro e semplice nella sua disarmante stupidità. Autore di un volantino affisso nella sua parrocchia il giorno di Natale dal titolo emblematico "Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?" il prelato è al centro delle cronache per la sua spiccata misoginia.

Soffermarsi sul nesso diretto tra la provocazione offerta dalle vittime e la presunta incontrollabilità del maschio oltre che superfluo appare francamente irrispettoso per le centinaia di vittime che con l'istigazione del proprio assassino non avevano avuto nulla a che fare.

Il problema dei reati di natura sessuale è altro.

Ogni qualvolta mi sono imbattuto in simili notizie oltre allo sdegno verso coloro che si erano resi protagonisti di un simile abominio ho provato a cercare di capire le cause profonde di questo controverso fenomeno.

Lungi dal voler dare spiegazioni di tipo strettamente sociologico, non ne avrei neppure i titoli, mi limiterò a delle brevi considerazioni maturate nell'ambito della mia formazione culturale e professionale.

Viviamo in un'epoca in cui la parità tra uomo e donna sebbene non ancora sostanziale è senz'altro a livelli di gran lunga superiori rispetto a cinquant'anni orsono eppure talvolta nell'uomo l'istinto sovrasta la ragione.

Colpa della donna che provoca o dell'uomo bruto incapace di governarsi? Solitamente il dibattito si è sempre sviluppato all'interno di questa dicotomia incapace però oggi di racchiudere l'intera essenza del problema.

Quanto incide il mix letale di pansessualismo ed ipocrisia tipico dell'attuale temperie sulla mente bacata di individui incapaci di accettare un rifiuto o la propria inadeguatezza a conquistare una donna?

Dal mattino alla sera assistiamo ad un bombardamento continuo di immagini ammiccanti, seni più o meno esposti e pubi messi ben in vista per gli scopi più disparati; si va dalla vendita di patatine alla "nomina" per uno scranno in parlamento passando per l'aggiudicazione di un posto di lavoro. Tutto però è ammantato da una spessa coltre di ipocrisia, lo scopo di tanta volgarità è vendersi al miglior offerente ma è doveroso tacerlo.

Si dirà tutto ciò certamente non può giustificare la violenza e su questo nulla questio, chiunque è libera di vendere il proprio corpo a chi vuole senza temere di essere violentata o uccisa ma è giusto chiedersi quanto questo fenomeno possa in qualche modo alimentare una cultura tendente a ridurre la donna ad oggetto proibito da possedere ed usare a proprio piacimento.

Battersi affinchè la donna raggiunga una parità sostanziale con l'uomo unicamente attraverso la propria intelligenza e capacità, indipendentemente dal proprio corpo e dalla propria propensione al soddisfacimento sessuale del maschio, è una battaglia meritevole di rispetto tanto quanto quella della lotta alla violenza.

La vittima di un reato non può mai esserne la causa come del resto però non sempre l'autore è l'unico responsabile.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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