Le dimissioni e le parole di papa Benedetto XVI.

Avevo ricordato l'altro ieri quanto scritto da Ignazio Silone in "Celestino V, l'avventura di un povero cristiano!": "La radice di tutti i mali, per la Chiesa, è la tentazione del potere. E' la più diabolica che possa essere tesa, se Satana osò proporla persino a Cristo". Ieri papa Benedetto XVI accennando, paradossalmente in lacerante solitudine pur nel clamore, al "volto deturpato della Chiesa" ricorda come nel deserto spirituale l'uomo sia di fronte alle domande fondamentali dell'esistenza nella tentazione di lasciare la via indicata dal Padre per seguire altre strade più facili e mondane. Il suo è un richiamo intimo, per sé, per ciascuno e per tutti, a rispondere alla domanda di Gesù nel deserto: cosa conta davvero nella nostra vita? Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l'amore diventino la cosa più importante.

Quanta verità nel suo gesto umile e grande, saggio e indignato, semplice e rivoluzionario, impotente o ispirato. Lui solo sa! Stimolo per la Chiesa e per chiunque, credente o meno, di riflessione e consapevolezza.

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