Un Papa che si dimette è come scoprire che Gesù Cristo è sceso dalla croce o che Dio in fondo è morto davvero; blasfemia, irriverenza, o peggio ancora indifferenza verso i mali del mondo. Insomma che ci si senta credenti oppure no Sua Santità che decide di smettere d'essere il vicario di Cristo in terra e si rifugia come un'eremita moderno in una prigione d'orata è un colpo al cuore ed un'offesa all'intelletto. Questo almeno è stato il commento quasi unanime di osservatori e cittadini comuni.

In me altresì, piccolo credente di provincia giammai avvezzo alle dispute teologiche, la mossa a sorpresa del Papa ha risvegliato antiche inquietudini.

Capo della Chiesa o vicario di Cristo? Cosa rappresenta realmente il successore di Pietro? E' una domanda che in pochi in questi giorni sembrano essersi posti presi come sono dallo sconcerto della notizia inattesa.

Domanda che ai più potrà apparire peregrina ma che in fondo peregrina non è.

In veste di capo di un'istituzione sia essa religiosa o laica il gesto delle dimissioni spontanee non può che apparire come il più nobile dei gesti. L'ultimo sussulto di dignità da parte di chi per scelta o convinzione è sicuro di non potere più assolvere i propri compiti.

Ipotesi completamente diversa se altresì il dimissionario è il rappresentante assoluto di Cristo in terra, scelto dallo Spirito Santo per mezzo dei cardinali da esso ispirati.

Come può sua santità voltare le spalle ai mali del mondo e dire, no; esco di scena perché sopraffatto dalla malvagità.

Può un Santo decidere di non essere più tale e tornare ad essere uomo fra gli uomini?

Ecco alla vigilia dell'elezione del nuovo Papa i miei dubbi e le mie incertezze di credente sono tutte qui, racchiuse nel mistero e forse nella contraddizione più alta della Chiesa.

Chi è realmente il Papa? Uomo investito di un altissimo magistero terreno o vicario di Cristo in terra per sua natura infallibile e perciò stesso, a suo modo, infallibile?

Raffaele de Chiara

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