Lunedì 18 Febbraio 2013 18:18 |
Da "Una giornata particolare" di Ettore Scola Gentilissime/i, Se oggi possiamo ancora parlare di libertà e democrazia lo dobbiamo alle centinaia e centinaia di vittime del terrorismo,(gli anni di piombo) che, con il loro sacrificio permisero alle Istituzioni liberamente elette di resiste all' urto e all'instaurazione di una durissima dittatura. A meno di sette giorni saremo chiamati alle urne per confermare o meno la democrazia nella nostra bella Italia. Il pensiero va ai Partigiani e a tutti gli uomini liberi di pensare e di agire. Il pensiero corre allle centinaia e centinaia di manifestazioni pubbliche alle quali abbiamo partecipato con la speranza di cambiare il Paese, agli incontri nelle scuole con i familiari delle vittime, ai 3 milioni di participanti per la difesa dei diritti e dell' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Chi non ricorda la manifestazione a Roma con Dario Fo e Franca Rame con le sagome delle vittime montate su rotelle e fatte sfilare per il centro di Roma, con le tragedie da Piazza Fontana a Bologna passando per i resti dell' aereo fatto precipitare ad Ustica. Ho scelto una foto emblematica per ricordare l'aria che stiamo respispirando. E' il 6 maggio 1938 e la Roma fascista è accorsa sulle strade per festeggiare Hitler, venuto in visita a Mussolini. In un caseggiato popolare Antonietta, moglie, disfatta da sei maternità e dalla fatica, di una fanatica "camicia nera" e lei stessa fascista convinta - ha un album colmo di foto e"detti" del Duce - incontra, inseguendo un pappagallo fuggito dalla gabbia, un suo coinquilino, Gabriele, ex annunciatore radiofonico cacciato dal servizio con l'accusa di essere un "sovversivo", ma, in realtà, perché è un omosessuale. Sulle prime, messa in allarme dalle chiacchiere di una malevola portinaia, Antonietta diffida di lui, che si è autoinvitato a prendere un caffé in casa sua: lo schiaffeggia addirittura quando Gabriele le rivela la vera ragione per cui è stato cacciato dall'EIAR. Poi, la comprensione ha il sopravvento; l'uomo e la donna si confidano reciprocamente le loro pene; hanno un breve incontro d'amore. La sera sarà tutto finito: Antonietta tornerà ad essere la schiava del marito, Gabriele verrà prelevato da due poliziotti e inviato al confino. Sento che la demacrazia e le libertà faticosamente conquistate stanno per sfuggirci di mano. A.M. << C'è del male personale e sociale da sdradicare e del bene, visibile o, comè più porobabile , non visibile, da esaltare. Ma c'è, in tutta evidenza , lo squallido spettacolo della violenza , sempre meno episodico, purtropppo, se più finalizzato alla degradazione all'imbarbarimento della vita, di fronte al quale è nostro dovere prendere posizione. Ne sono corrose le basi della convivenza civile ed è messo in causa lo Stato>> ALDO MORO (da agire uniti nella diversità, Il Giorno, 10 aprile 1977
PERCHE' AGLI ITALIANI PIACE AVERE UN PADRONE
In novant'anni di storia, dal 1922 al 2011 abbiamo avuto Il Ventennio fascista e il quasi-ventennio berlusconiano: per poco meno di metà della nostra vicenda nazionale abbiamo scelto di farci governare da uomini con una evidente, e dichiarata, vocazione autoritaria. Perché? Una risposta possibile è che siamo un popolo incline all'arbitrio, ma nemico della libertà. Vantiamo record di eva siane fiscale. abusi edilizi, scempi ambientali. Ma anche di compravendita di voti, qualunquismo: in poche parole una tendenza ad abdicare alle libertà civili su cui molti si sono interrogati. Da Leopardi a Carducci che dichiarava "A questa nazione, giovine di ieri e vecchia di trenta secoli, manca del tutto l'idealità", fino a Gramsci che lamentava un individualismo pronto a confluire nelle cricche. le camorre, le mafie, sia popolari sia legate alle classi alte. Per tacere di Dante con la sua invettiva "Ahi serva Italia, di dolore ostello!" e di Guicciardini con la denuncia del nostro amore per il "particulare". Con la libertà vera, faticosa, fatta di coscienza e impegno sembriamo trovarci a disagio, pronti a spogliarcene in favore di un qualunque Uomo della Provvidenza. L' ultima occasione perduta è stata Tangentopoli, una grande spinta di rivolta contro la corruzione cui non è seguita una stagione di rinnovamento, bensì un periodo tra l più bui della nostra democrazia. Pesa su questo atteggiamento la par titolarità di una storia difficile e divisa. Lo spirito civico, Infatti, non si improvvisa. La lealtà e l'orgoglio nazionale non si istituiscono per decreto. Ma se c'è un momento in cui avremmo bisogno di una svolta, di un empito d'orgoglio nazionle, è proprio l'attuale. Questo libro, un'indagine colta e curiosa su una pericolosa debolezza del nostro carattere, è anche un appello a ritrovare il senso alto della politica e della condivisione di un destino. La libertà, intesa come il rispetto e la cura dei diritti Di tutti, non un'utopia da sognare ma un traguardo da raggiungere. |
Scritto da di Corrado Augias |